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Ogier può ancora raggiungere, e battere, Neuville?

Thierry Neuville, con la sua Hyundai, è in testa al Campionato. Ma non dovrà di certo “adagiarsi sugli allori” di qui a fine stagione. Come dimostrano anche il passato e la storia del WRC

La sfida finale è iniziata. Sébastien Ogier sembra essere pronto ad affrontare i restanti quattro round del WRC al meglio e, secondo il leader attuale Thierry Neuville, il francese della Toyota sarebbe la sua più grande minaccia.

Anche durante il Rally di Finlandia l’otto volte Campione del Mondo ha sottolineato quanto sia importante il loro distacco e che, se avesse disputato tutte le gare di lì a fine stagione, non lo avrebbe fatto per inseguire il suo nono titolo Piloti ma per cercare di raccogliere più vittorie possibili e garantire a Toyota il Campionato Costruttori.

L’attuale leader del Campionato, Thierry Neuville – Foto: Luca Barsali

 

Un distacco di 27 punti è abbastanza consistente ma di certo non è ancora fatta per Neuville. Il passato, la storia del rally, può portarci a ricordare e parlare di grandi rimonte, proprio nel finale di stagione, per tentare di “rubare” la corona proprio alla fine.

E se Ogier volesse cercare una motivazione per inseguire un nuovo titolo questi quattro esempi dimostrano che potrebbe ancora superare Neuville.

1981: la rimonta di Vatanen

Foto: Girardo & Co.

 

La mentalità di Ari Vatanen non è mai cambiata: c’è un solo modo per vincere qualcosa, spingere a fondo sull’acceleratore. Questo suo approccio gli ha portato risultati spettacolari ma anche alcune cocenti delusioni. Sanremo 1981 fu, probabilmente, una tra le più grandi delusioni per il finlandese. Di sicuro lo è stata per il suo copilota David Richards e per il Team Principal David Sutton.

La tappa italiana del Mondiale non è stata di certo favorevole per la rimonta del finlandese nella rincorsa al titolo sul rivale francese Guy Fréquelin. Le due vittorie consecutive in Brasile e Finlandia sono state il vero punto di forza per Vatanen e la sua Ford Escort-Rothmans. Dopo 7 rally disputati, sui 12 in calendario, Ari era 31 punti dietro al francese sulla Talbot Sunbeam. Ma bisogna tenere presente che, allora, la vittoria valeva 20 punti e i piloti potevano considerare solo i loro migliori sette risultati. Fréquelin era in vantaggio, ma non era affatto fuori portata ed un paio di risultati buoni di Vatanen li avrebbero riavvicinati.

Brasile e Finlandia erano stati perfetti per il finlandese che, nel giro di due gare, aveva ridotto lo svantaggio a sei punti. Se fosse riuscito a battere Fréquelin a Sanremo sarebbe balzato in testa.

E sembrava che le cose si fossero messe bene per Vatanen dopo che il francese si era dovuto ritirare per la rottura del motore della Sunbeam. Ari si ritrovò al secondo posto, ad una certa distanza dall’Audi della Mouton che era in testa, prima di accusare anche lei  problemi alla trasmissione ed ai freni. A quel punto Richards era convinto che si sarebbero dovuti accontentare del secondo posto, in ottica campionato ma Vatanen era convinto di poter addirittura vincere il Sanremo, trovando anche d’accordo David Sutton. Ma ecco che sulla “Ronde” succede il “fattaccio” ed il finlandese passa da secondo a settimo nella generale.

Quasi fuori budget, ma con un titolo Mondiale alla portata, Sutton riuscì a far correre Vatanen in Costa d’Avorio, penultimo round della stagione. Ma anche in questo caso la fortuna “voltò le spalle” a Vatanen che si schiantò contro un camion con anche Fréquelin costretto, paradossalmente, a fermarsi per aiutare a rimettere in strada la Escort in panne. Vatanen è arrivò alla fine, quasi miracolosamente, ottavo mentre il francese giunse quinto.

Ora, prima del conclusivo RAC Rally, di sicuro non la gara preferita di Fréquelin, i due rivali erano staccati di soli 8 punti. Ma questa volta la fortuna si dimenticò del francese che fu costretto al ritiro, per uscita di strada, nella 51a speciale mentre era in settima posizione. A quel punto Vatanen, che era al secondo posto, poteva “accarezzare” il titolo. Ma anche stavolta ci fu qualche momento ad alta tensione, come ricorda Vatanen:

” Hannu Mikkola ci superò mentre eravamo bloccati in un fosso, in una speciale davvero molto bagnata. E dopo la prova venne da me uralndomi contro, dicendomi che non sarei mai diventato Campione se avessi continuato a guidare in quel modo. Ho cercato di calmarmi. Pensandoci, a mente fredda, forse avrei potuto aggiudicarmi il Campionato molto prima se avessi guidato in modo diverso, ma per me non ci sono mezze misure! ”

1991: Kankkuken beffa Sainz

Foto: Girardo & Co.

 

Tutto sembrava perfetto per il Campione del Mondo in carica Carlos Sainz in Finlandia. Aveva vinto cinque dei sette rally a cui aveva partecipato prima del Rally dei 1000 Laghi, ed era stato anche in testa al Safari prima che un problema al motore lo facesse ritirare. Aveva l’equivalente di due vittorie di vantaggio su Juha Kankkunen con la Lancia e sembrava che non ci fosse nulla che gli italiani potessero fare per fermare il madrileno.

Il Team Lancia stava tentando il tutto per tutto pur di recuperare terreno e schierò addirittura quattro Delta Integrale in Argentina, ma Sainz riuscì comunque a batterle tutte, nonostante una foratura che gli aveva fatto perdere un minuto e mezzo.

Kankkunen vinse in Finlandia, con Sainz soltanto quarto. Il vantaggio di 40 punti dello spagnolo si era solo ridotto a 30 e battere il finlandese della Lancia in casa non era di certo la priorità.

Quando il WRC si trasferì in Australia, quella che sembrava una corsa verso il titolo si concluse rapidamente per Sainz: prima uscì di strada con la sua Toyota Celica ST165, ribaltandosi ma riuscendo a tornare in strada. Quello che avrebbe dovuto essere un  avvertimento non fu ascoltato dallo spagnolo che, nella ripetizione della stessa prova, si ribaltò nuovamente ritirandosi.

Sanremo avrebbe dovuto mettere la parola fine alla battaglia e consegnare il titolo nuovamente a Sainz: Kankkunen era fuori e, nonostante dovesse “spazzare” la strada, Sainz era in lotta per il podio. Finché un problema alla trasmissione non gli fece perdere diversi minuti fino a farlo scendere al sesto posto.

Non essere stato in grado di trarre vantaggio dal round italiano si ritorse contro Sainz nella sua gara di casa, il Catalunya. Tutto sembrava perfetto, con le Toyota che stavano dominando e Kankkunen solamente sesto. Ma i problemi di affidabilità della Celica colpirono ancora una volta Sainz, costretto al ritiro per problemi elettrici e Kankkunen che, dando il massimo, concluse il rally al secondo posto.

Nel giro di quattro gare il vantaggio di Sainz su Kankkunen si era ridotto a un solo punto, andando verso il conclusivo RAC per una resa dei conti all’ultimo sangue. Sainz stava dominando in Galles ed era al comando, ma a Kielder Forest la Celica si ruppe nuovamente, costringendo lo spagnolo ad arrancare, con la guarnizione della testata della sua Toyota danneggiata, per chiudere al terzo posto, mentre Kankkunen che vinse la gara ed il Mondiale: un risultato che sembrava impossibile quattro mesi prima ma che divenne, inaspettatamente, realtà.

1992: la rivincita di Sainz

Foto: Girardo & Co.

 

La battaglia Lancia-Toyota continuò anche nel 1992, con la Toyota che scese in campo con la nuovissima ST185 mentre Lancia si “accontentò” di un’evoluzione della HF Integrale.

Un’evoluzione che si dimostrò più efficace della rivoluzione: la “Deltona” pilotata da Didier Auriol stava conquistando tutto ciò che incontrava sul suo cammino. A parte un guasto al motore in Portogallo, Auriol ed il copilota Bernard Occelli avevano vinto ogni rally a cui avevano partecipato, vincendone cinque di fila dal Tour de Corse all’Australia.

Ciò che sembrava rendere scontato l’esito fu la prestazione di Auriol in Finlandia, proprio contro il compagno di squadra e padrone di casa Kankkunen, battuto dal francese dall’inizio alla fine.

Dopo la vittoria in Australia Auriol aveva 14 punti di vantaggio sulla Toyota di Sainz e la gara successiva era il Sanremo, a casa della Lancia, dominato da Andrea Aghini e Kankkunen con Auriol che si dovette ritirare per il distacco della ruota anteriore destra mal fissata: il tentativo di Auriol di vincere il suo primo titolo cominciò a vacillare.

Sainz si rifece della delusione dell’anno prima in Catalogna, dominandola, mentre Auriol concluse la gara solo al 10° posto conquistando un solo punto.

Il RAC Rally sarebbe stato di nuovo decisivo, con una lotta a tre per il titolo: Sainz, Kankkunen ed Auriol. Lo spagnolo della Toyota fu da subito il più veloce poi, arrivati a Kielder, Auriol iniziò ad avere dapprima problemi al turbo della sua Lancia fino ad arrivare, poco dopo, alla rottura del motore. Kankkunen colpì una roccia rompendo una sospensione così Sainz si dovette semplicemente concentrare a raggiungere il traguardo e festeggiare il Mondiale che aveva perso un anno prima.

2001: Richard Burns, Campione del Mondo “a sorpresa” 

Foto: Girardo & Co.

 

Quando Tommi Mäkinen arrivò alla partenza di Valkola, sembrava avere tutto in mano. Aveva 10 punti di vantaggio su Colin McRae e, affrontando il rally di casa, c’erano molte ragioni per aspettarsi che Mäkinen avrebbe aumentato quel vantaggio e si sarebbe avvicinato al suo quinto titolo Mondiale. Ma il finlandese colpì un ceppo d’albero rompendo le sospensioni della sua Mitsubishi Lancer Evo 6.5 e spalancando la porta ai rivali.

La Finlandia rappresentò un punto fondamentale per diversi team e piloti. Peugeot e Subaru avevano raccolto quasi nulla durante la prima metà del 2001: i podi in Argentina e all’Acropoli gli unici risultati utili per Richard Burns mentre Harri Rovanperä, pilota part-time sulla terza Peugeot, era diventato il rivale principale, data la miseria raccolta sia da Marcus Grönholm che da Didier Auriol, oltre a diversi ritiri patiti. Così Burns si ritrovò, con la sua Subaru, a lottare per il Campionato. E, cosa ancora più importante, nessuno avrebbe immaginato che di lì a fine anno la stagione di McRae sarebbe stata davvero amara e quella di Mäkinen addirittura una catastrofe.

In Nuova Zelanda Mäkinen ottenne solo un ottavo posto finale, senza guadagnare punti, mentre Burns vinse.

Da lì in poi le cose andarono ancora peggio per Mäkinen, il pilota di punta della Mitsubishi. Burns uscì di strada all’inizio di Sanremo, ma Mäkinen non riuscì a trarne vantaggio: la “vecchia” Mitsubishi gruppo A era stata finalmente sostituita dalla World Rally Car, ma la nuova auto non era nemmeno lontana parente di quella, vincente, che l’aveva preceduta.

Uno sconfortato Mäkinen dichiarò, dopo il debutto con la Lancer WRC:

” Nessuno ha un’idea chiara di cosa sta succedendo o cosa non va. Spero che riescano a sistemare le cose, altrimenti non ha senso continuare perché la macchina non funziona affatto come dovrebbe ”

Ed un mese dopo il finlandese firmò per Subaru, un voto di sfiducia totale verso la nuova vettura.

In Corsica Mäkinen ebbe un incidente, urtando una parete rocciosa e ribaltando la sua Lancer, in cui rimase ferito il copilota Risto Mannisenmäki.

Si arriva quindi al Wales GB Rally con McRae, Mäkinen e Burns separati da due punti e con anche Carlos Sainz che poteva sperare in una remota possibilità di vincere il titolo. Mäkinen fu costretto subito al ritiro. McRae era al comando finché non tagliò troppo una curva facendo un “cappottone” con la sua Focus WRC. Burns si ritrovò davanti ad uno spettacolo inaspettato, tanto che incappò anche in un testacoda dovuto ad un momentaneo calo di concentrazione. Ma si riprese e riuscì a raccogliere i punti necessari per aggiudicarsi il titolo, senza essere mai stato in testa al Campionato per tutto l’anno.

Dopo i primi quattro round della stagione Burns era 12° in campionato, a 21 punti da Mäkinen. Fu una delle stagioni più drammatiche nella storia del WRC ed un’ulteriore prova che nessun risultato può mai essere considerato, fino alla fine, un affare fatto.

2024: la prossima sorpresa?

Otto titoli o meno, Ogier si appresta ad affrontare una grande corsa in salita per tentare di raggiungere Neuville e conquistare il titolo. Il francese dovrebbe recuperare sette punti a rally. Prima di quest’anno sarebbe “stato sufficiente” vincere ogni rally, tenendo conto anche di poter sfruttare i punti bonus della Power Stage. Ma non è più così, con il nuovo sistema di punteggio e la Super Sunday tutto è cambiato.

Se guardiamo solo alla matematica, dopo la Finlandia Ogier ha conquistato una media di 23,5 punti a gara mentre Neuville 18,67 e, se i due contendenti continuassero a tenere il ritmo attuale, Neuville riuscirebbe a conquistare il suo primo titolo Mondiale. Ma proprio come hanno dimostrato gli esempi descritti prima non si sa mai quale “sventura” potrebbe capitare al favorito. Si tratta solo di essere pronti a sfruttare l’occasione. E, come ha dimostrato anche in questa stagione, Ogier è uno dei migliori in questo.

Il nono alloro iridato del francese potrebbe sembrare un’ipotesi azzardata. Ma nemmeno impossibile.

Fonte: Dirtfish
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