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Perché Oliver Solberg non è su una Rally1?

Il giovane pilota svedese è oramai il punto di riferimento in WRC2. Sta dimostrando, come confermato anche da Latvala, che sarebbe pronto ad un ritorno nella top class. Cosa lo potrebbe ostacolare?

Jari-Matti Latvala, Team Principal di Toyota Gazoo Racing, ha emesso un verdetto chiaro che è stato allo stesso tempo una buona e una cattiva notizia per Oliver Solberg.

Durante il Secto Rally Finland il “boss” di Toyota ha dichiarato apertamente che Solberg sarebbe pronto per un altro grande step nella sua carriera. Ma al tempo stesso ha anche affermato che non ci sarebbe posto nel suo team, soprattutto con Sami Pajari che sembra già pronto e maturo per la promozione sulla Rally1 giapponese.

Che Solberg riesca ad aggiudicarsi il titolo WRC2 o meno, è chiaro che l’ex pilota ufficiale Hyundai è ora il punto di riferimento della sua categoria. Sarebbe sicuramente il candidato principale per salire di livello, di nuovo in un team e su una vettura ufficiale.

Ma il motorsport, lo sappiamo, purtroppo quasi sempre non funziona in questo modo. Solberg avrebbe ancora un sacco di barriere da superare prima di poter rimettere piede su una Rally1. Quali sono questi ostacoli e come potrebbe porvi rimedio?

Il passato

Tutto sembrava roseo all’inizio della stagione 2022: Oliver avrebbe condiviso la terza i20N Rally1 con Dani Sordo per l’intera stagione. La stessa Hyundai Motorsport aveva affermato: “Oliver è uno dei giovani talenti più cristallini nel mondo dei rally”.

Dopo aver lottato con Sébastien Ogier, al suo debutto ai massimi livelli, nell’Arctic Rally dell’anno prima, Solberg ha guidato una i20 WRC, gestita dal team satellite di Hyundai, 2C, in altri tre round mondiali nel 2021. Chiudendo l’anno con un brillante quinto posto a Monza, la sensazione era che si fosse guadagnato l’opportunità che si meritava. Era tutto pronto per il suo decollo.

Ma, in realtà, stava iniziando una delle stagioni più difficili della sua, ancora breve, carriera. Anche se va ammesso che il 2022 non è stato un anno facile per nessuno dei piloti Hyundai. La macchina arrivata in ritardo con persino l’allora vice direttore del team, Julien Moncet, che al termine della prima gara aveva evidenziato che la sua squadra era stata fortunata a riuscire a portare le macchine alla partenza. Ma Solberg è anche stato professionale e corretto nel ricordare solo i momenti salienti della sua stagione: quarto a Ypres e quinto in Nuova Zelanda. Non gli interessa ricordare il resto. Ed anche i suoi ex compagni di squadra hanno evidenziato che quella stagione non è stata affatto positiva.

Poi il cambio alla direzione del team, cercando di creare una squadra più esperta per il 2023, non ha lasciato spazio a Solberg, con molti nel team convinti, ancora oggi, che sia stata un’occasione sprecata per far crescere un pilota che, ai loro occhi, sarebbe stato uno dei possibili contendenti per il Mondiale quest’anno.

Marketing, sponsor e soldi

Il motorsport richiede ed attira soldi ed investimenti. Questa è la fredda e dura verità. Latvala ha escluso la Toyota come possibilità per Oliver, il che lascia aperte solamente due strade: un ritorno in Hyundai o prendere la via di M-Sport, con quest’ultima che ingaggerebbe volentieri un giovane con talento ed una valigia piena di soldi per coprire la sua stagione.

Ma il denaro non può arrivare da certi posti. Soprattutto non da uno sponsor in diretto conflitto con quello principale del team M-Sport.

I giganti del mercato delle bevande energetiche che si contendono con le unghie e con i denti la stessa clientela, investendo risorse negli stessi sport, si trovano su fronti opposti nell’equazione Solberg/M-Sport. Come sarebbe possibile vedere, nel parco assistenza o in gara, la stessa vettura “marchiata” Red Bull accanto ad un’altra con la livrea Monster?

Foto: Skoda Motorsport

 

M-Sport potrebbe creare e gestire una seconda area service, completamente separata, ben lontana dalla sua tenda principale? Sembra improbabile pensando anche alle inefficienze che potrebbe portare.

Solberg sarebbe un candidato ideale per M-Sport guardando alle prestazioni e al potenziale per il futuro, ma questa incompatibilità commerciale è quasi impossibile da risolvere.

Malcolm Wilson è sempre in prima fila per cercare di accaparrarsi i giovani piloti di talento: non c’è dubbio che ingaggiare Solberg gli deve essere almeno passato per la testa. Se fosse stato un problema risolvibile avremmo già visto Oliver Solberg su una Puma quest’anno: Wilson trova quasi sempre un modo per riuscire.

Ed una formazione con Solberg e Fourmaux sarebbe stata quella attorno alla quale M-Sport avrebbe potuto costruire il suo futuro a lungo termine ma, poiché i due piloti sono sponsorizzati da aziende sul lato opposto della barricata, i due sono commercialmente incompatibili.

La famiglia: il “Team Solberg”

Per tutta la sua carriera i genitori di Oliver, Petter e Pernilla, sono stati una presenza fissa nel parco assistenza.

Da quando ha imparato a camminare, probabilmente anche qualche mese prima, Oliver è stato una presenza costante sotto la tenda Subaru ad attendere il padre Petter. Da bambino Oliver guidava regolarmente una Impreza sotto gli occhi attenti di “papà Solberg”.

Andando avanti negli anni i ruoli si sono invertiti. Mentre Oliver iniziava a fare strada con i kart-cross, passando poi ai rally, si è sempre rivolto ai suoi genitori per consigli e per discutere della sua carriera. In alcuni casi, sceso dall’auto da rally, Oliver ha prima parlato con papà Petter che con il suo ingegnere. In alcuni momenti il “Team Solberg” sembrava essere un po’ troppo attivamente coinvolto. 

Ma ora sembra diverso. Pernilla è molto impegnata con il suo ruolo di Presidente della Commissione WRC e Petter è sempre più impegnato con i suoi progetti. Probabilmente ora Oliver, alla soglia dei 23 anni, sta maturando e sta attendendo di conquistare il suo titolo. Ora gli interessi di Oliver sono tutelati da una società di gestione: un’ulteriore dimostrazione che Petter e Pernilla si stanno allontanando professionalmente. 

Resteranno per sempre il Team Solberg, ma la squadra svedese-norvegese si è evoluta in modo importante negli ultimi 12 mesi. Oliver è un uomo, ed un pilota, a sé stante, pur sapendo che può contare su un’esperienza eccezionale quando e se ne ha bisogno.

Il tempismo è tutto

Il tempismo può fare la differenza. E’ quel fattore che ha permesso a Mārtiņš Sesks di diventare improvvisamente l’uomo importante nel mercato piloti: ha dominato sulle veloci strade di ghiaia della Lettonia, quando la gara era inserita nel calendario dell’ERC, l’anno prima del debutto Mondiale della Lettonia, nello stesso momento in cui il Promotor del WRC stava cercando un giovane su cui investire per portarlo ad un livello più alto. Doveva dare il massimo, ma è stato un mix di impegno, abilità e tempismo a dare a Sesks la possibilità che ha avuto quest’anno. Senza il tempismo, impegno e abilità non bastano.

Considerando i commenti di Latvala, l’ascesa di Pajari è un altro punto a sfavore per Solberg. Così come l’assenza di “turnover” tra gli attuali piloti di punta.

Ci potrebbe essere la possibilità, per Oliver, di rimanere in WRC2 anche l’anno prossimo, o anche oltre, anche se dovesse vincere il Campionato in questa stagione.

Foto: Luca Barsali

 

L’obiettivo di Solberg è diventare Campione del Mondo e, realisticamente, lo potrebbe fare solo con una vettura ufficiale. Per ora sembra che sia disponibile solo il terzo posto in Hyundai, dato che Latvala sembra soddisfatto dei piloti già presenti in Toyota. Il cammino di Solberg verso la vetta potrebbe trasformarsi in un gioco d’attesa.

Al momento sembra che non ci sia una strategia vincente sulla scacchiera disponibile per Solberg. Forse aspettare il momento giusto e attendere che i pezzi si muovano è ciò di cui Oliver ha bisogno per tornare, finalmente, al livello più alto.

Anche se si aggiudicasse il titolo WRC2, la Rally1 potrebbe non essere il prossimo passo per lui. Non ancora. Ma ha solo 22 anni ed il tempo è ancora dalla sua parte per riuscire a trovare la strada per arrivarci.

Foto di copertina: Luca Barsali

Fonte: Dirtfish
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