European Rally Championship – Dove resistono gli outsider
Sei gare per sei vincitori diversi coi piloti di casa a fare (spesso) la voce grossa. É ancora questa una ricetta per tenere vivi i campionati?
Sei piloti della Repubblica Ceca nelle prime dieci posizioni ed il campione in carica ed attuale leader della classifica generale relegato in dodicesima posizione assoluta, a quasi cinque minuti dal vincitore Dominik Stříteský.
Basterebbe già questo per dimostrare quanto equilibrio e quanta incertezza c’è ad ogni evento dell’European Rally Championship. Un campionato che pare aver ritrovato una sua identità e fisionomia e che, anno dopo anno, sta riuscendo ad attirare un buon mix tra nuovi prospetti e qualche “big” non ancora pronto ad intraprendere il viale del tramonto nel mondo dei rally.
Allargando ulteriormente il campo a quanto successo finora nella stagione 2024, è possibile accorgersi di molto di più ed elogiare una formula di campionato che dimostra di stare in piedi molto bene da più di un punto di vista. Sempre con i limiti contro cui ogni competizione rallystica combatte e con le case ufficiali che osservano, mettono giusto qualche punta di piede dentro, senza spingersi mai troppo oltre.
Di fatto, senza voler tornare troppo al passato e risultare nostalgici, una “ricetta” che attinge tanto dalla tradizione e che, fino a prova contraria, pare poter continuare a funzionare ancora per molto tempo.
Equilibrio gare
Dominik Stříteský è stato il sesto diverso vincitore in sei eventi disputati ed il terzo pilota che porta a casa la gara di casa. Certo, con il ritiro di Franceschi per doppia foratura e la grande regolarità di Paddon viene da pensare che la corsa al campionato possa essere delineata, tuttavia è abbastanza evidente come le gare siano più interessanti da vedere e seguire. Combattute e avvincenti per tutti i giorni di gara, con notevoli spunti sportivi derivanti anche da una certa omogeneità di risorse. Tutti privati, tutti a fare i conti con budget da centellinare e maneggiare con cura.
Vince chi mette in strada velocità, consistenza e raziocinio quando serve.
Si è visto un po’ meno al Barum mentre a Roma, prima, durante e dopo la prova più lunga di tutto l’ERC (ndr. la Rocca di Cave – Subiaco del Rally Roma Capitale lunga ben 32.30 km), si è potuto riassaporare anche un po’ di sano sapore di strategia a cui le nuove formule “rallysprint” ci avevano disabituati.
E che dire dei distacchi?
Il maggiore sono i 38 secondi rifilati da Solberg ad Heikkila in Svezia, mentre il più ridotto sono i 2.2 secondi con cui Linnamae ha clamorosamente beffato Virves in Estonia. Gare vive, vivissime fino agli ultimi chilometri di Power Stage.
A quale appassionato di rally potrebbero non piacere ed interessare? Certo, non riescono facilmente ad allargare il pubblico ma questo è un problema molto più grande e da affrontare in altra sede e/o articolo.
Equilibrio gomme
E come se non bastasse Hankook sale sul gradino più alto del podio al Barum, divenendo il terzo produttore di pneumatici a vincere una gara nel massimo campionato continentale 2024.
Di tutti i gommisti iscritti solo MRF non è ancora riuscita a “timbrare il cartellino” in questa stagione ed appare quella con le maggiori difficoltà.
Tre sigilli per Michelin (Ungheria, Canarie ed Estonia), due per Pirelli (Svezia e Italia). Se non è equilibrio questo poco ci manca ed è innegabile che questo porti un grande valore aggiunto al campionato in termini di incertezze e, di conseguenza, spettacolarità.
Certo, il monogomma piace a chi organizza, garantisce soldi e stabilità tecnico-organizzativa ma, il gioco vale realmente la candela se il risultato è un totale appiattimento delle gare?
Può il WRC prendere spunto dall’ERC?
Difficile, praticamente impossibile.
Nei mesi scorsi un solo vago accenno di “allineamento tecnico” aveva creato un autentico subbuglio (vi ricordate quando ne aveva parlato Andrea Adamo? Se no, trovate tutto a questo link) e sono troppi gli interessi in gioco di chi ha bisogno che il mondiale rally resti un discorso a parte.
Un campionato dove le case ufficiali fanno il bello e cattivo tempo (in buona parte giustamente) e per i privati c’è sì ampio spazio ma nelle categorie secondarie e spesso snobbate. Con buona pace di chi passa le giornate a chiedersi come si potrebbe fare per rendere il “prodotto rally” più appetibile, fino a rischiare di doverlo vendere.
Non piace l’idea che il pilota di casa arrivi a rimescolare le carte come succede nell’Europeo e come è accaduto spesso nell’epoca in cui i rally erano decisamente più famosi tra i vari ambiti del motorsport.
Quando il privato che corre in casa c’è, ha le possibilità economiche ma non le doti per poter rimescolare le carte, con il solo ed unico risultato di aggiungere qualche Rally1 in più all’elenco partenti e poco altro.
E allora diamo almeno il merito all’ERC di continuare su questa strada. Fatta di gente che sa andare forte e ci prova con tutta la propria caparbietà, fuori e dentro l’abitacolo, e con le dita sempre ben incrociate che il budget basti per salire sul gradino più alto del podio.