L’anno che verrà…e che non è ancora arrivato
È stata una settimana tosta per il WRC, con Volkswagen che ha sparigliato le carte e aperto mille interrogativi sul futuro più o meno prossimo. Dove va Ogier? Latvala? E la Polo 2017 la rottamano così? Il DieselGate è solo una scusa? La FIA avrà capito che le case scappano da questo nuovo regolamento tecnico? Dal 2018 World Rally Championship con le R5? Sono solo alcune delle domande che si sono sollevate in questi giorni e a cercare di rispondere a tutte c’è da perdere la testa.
Tutto lecito, per carità. Per la prima volta da quando seguo questo sport così da vicino, vivo lo spiazzamento generale di un mondo sportivo: piloti, giornalisti e tifosi tutti insieme con in mano un pungo di mosche e la faccia incredula di chi pensava fosse impossibile che i campioni di tutto abbandonassero. Ma è successo davvero e, onestamente, le tragedie sono altre. Rischiando di sconfinare nella più bieca retorica che può venire fuori in questi casi, penso che a certe domande debba rispondere il tempo e a me (noi) debba restare il piacere di viverlo questo tempo.
[the_ad id=”8964″]
Perchè la storia dei rally è questa. La storia di uno sport minore che ha sempre fatto una fatica vigliacca a stare un piedi ma che, alla fine, in piedi ci resta sempre. Cercare responsabilità o colpe è pugnalarsi senza un motivo valido. Ogni anno è la fine di tutto e poi ci ritroviamo puntuali ad aspettare il Montecarlo e il suo Col de Turini. Ogni volta che una casa lascia abbiamo come l’impressione che non si possa farne a meno per poi ritrovarci a ricordarne la gloria tra un passaggio e l’altro di quelle case che ci sono ancora. Lo ha pensato mio padre che vide Lancia salutare la compagnia e l’ho pensato io i giorni scorsi appena ricevuto il comunicato da Volkswagen.
Adesso però ho voglia di fermarmi ed accorgermi che manca ancora una gara per il 2016. Una gara che non emetterà verdetti ma significati. Vedremo teste libere da logiche di classifica mettersi al volante per celebrare un’ultima uscita da un sapore stranissimo. Una gara dove dimostrare al mondo che non è per soldi ma per amore di una macchina che è stata qualcosa di più per la carriera di tre uomini e per gli occhi di milioni di appassionati.
L’ultimo bacio dolce amaro alla persona amata che sei costretto a lasciare perché qualcuno ha deciso che è così che deve essere. Ci soffri. Ma quel bacio ti serve, perché dal giorno dopo è già tempo di ricominciare.
E allora 2017 aspetta un attimo che, io da sto 2016 voglio farmi ancora emozionare un po’.