Roberto Daprà tra titolo e futuro: “Vittoria di Roma il momento chiave, per il futuro sogno il JWRC”
Pregevole chiacchierata con il giovane driver trentino
Un titolo Europeo vinto a soli ventidue anni ed una voglia smisurata di migliorare per confermarsi.
Questo e molto altro emerge dalla bella chiacchierata fatta con Roberto Daprà. Il giovane pilota trentino sa di aver compiuto una grande impresa, seppur inseguita con caparbietà e sangue freddo, ma non ha alcuna fretta di bruciare le tappe. Certamente il sogno di salire su un’auto a trazione integrale c’è, ma non necessariamente su una Rally2.
Roberto, fin dal compimento dei 18 anni ti abbiamo visto correre in pianta stabile. A soli 22 anni, oggi, sei Campione Europeo. Quali sono stati gli step fondamentali di crescita che ti hanno portato a raggiungere questo importante traguardo?
Credo che gli step siano stati molteplici, ma cercherò di sintetizzare partendo dalle tre auto di categoria Rally4 che ho guidato fino ad oggi. La Renault Clio è un ottima macchina che possiede un gran motore, ma ogni volta che cambia il fondo e la tipologia di prova speciale guidarla al limite diventa difficile. Al suo contrario, la Ford Fiesta ha meno motore e fare i tempi è più faticoso. Certamente su terra è molto valida, ma su asfalto parte svantaggiata a causa di un telaio molto morbido e dell’assenza del ponte posteriore regolabile. Tra queste due, emerge la Peugeot 208 che reputo il giusto mezzo. Quest’ultima è dotata di un assetto fenomenale e che permette al pilota di guidare con costanza e scioltezza, sentendosi al sicuro dopo aver scelto senza troppe perplessità il setup con cui affrontare le varie tipologie di fondo. Ho fatto questa premessa per spiegare come per me sia stato fondamentale guidare tre auto diverse tra loro ed ottenere sempre buoni risultati. Tutto questo mi ha aiutato ad imparare la corretta gestione delle gare e a cercare sempre la migliore soluzione di assetto in base al materiale che ho avuto a disposizione. Elementi quindi che mi hanno dato tanta consapevolezza e fiducia nei miei mezzi. Inoltre, correre per quattro anni sempre nella stessa classe mi ha permesso di raggiungere un tale livello di confidenza con la macchina che, per andare forte, non sempre ho bisogno di rischiare forzando il passo.
Un avvio subito vincente al Rally Serras de Fafe, seguito dal rocambolesco bis al Roma Capitale. Quando ha davvero capito di poter competere per il titolo continentale?
A Fafe è stata una vittoria inaspettata, ma emozionante e di grande caparbietà. Nella prima parte della gara abbiamo trovato grandissima difficoltà nel gestire il tutto a causa delle condizioni metereologiche estreme e, come se questo non fosse già abbastanza, siamo incappati in ben tre forature che ci hanno fatto scendere nelle retrovie. Alla domenica invece abbiamo cambiato totalmente il passo e siamo riusciti a ribaltare il gap, vincendo e convincendoci ad abbandonare l’idea di correre nel CIAR per proseguire nell’ERC. Dopo una bellissima prestazione colta in Svezia, eccoci dunque a Roma. La nostra “settimana italiana” non è partita bene a causa di un brutto incidente avvenuto nei test. Abbiamo accartocciato malamente la nostra macchina a causa del pedale del freno rimasto bloccato in un tratto particolarmente veloce. E’ stato per me uno shock, maggiorato quando ho saputo che altri piloti prima di me avevano avuto in passato lo stesso identico problema: un segno che la sicurezza non è mai troppa! In quei frangenti, in cui ero davvero pensieroso e spaventato, è entrata in gioco l’incredibile freddezza del mio navigatore Luca Guglielmetti. E’ sceso dalla macchina incidentata con una tranquillità incredibile ed una lucidità tale da rincuorarmi e incoraggiarmi per una gara che sarebbe iniziata a breve. Una volta lasciata la pedana di partenza allestita nel cuore di Roma, i brutti pensieri si sono tramutati in grinta e fame agonistica, portandoci a vincere il rally e a riaprire il campionato proprio mentre stava aprendosi il filotto delle gare su asfalto. Quello è stato molto probabilmente il momento chiave di quella che poi è diventata una vera e propria stagione da incorniciare!
Il prossimo banco di prova quale sarà ora? Passare sulla Rally2 oppure provare a difendere il titolo di Rally4 nell’ERC?
Questa è un’ottima domanda, alla quale però non ho ancora una risposta a causa dei tanti fattori che entreranno in gioco. Ovviamente mi piacerebbe molto passare su una vettura a trazione integrale, ma non necessariamente su una Rally2. Dico questo perchè reputo molto interessanti le Rally3, le quali vengono impiegate nel campionato del mondo Junior. Nel 2024 nell’ERC cambieranno nove gare, mentre nel JWRC figurano a calendario cinque gare a cui ho già preso parte perciò credo ci sarebbero i presupposti per provare a fare bene. Ovviamente correre nel mondiale non rappresenta un obbligo dopo questo titolo vinto, ma un autentico sogno nel cassetto che, per quanto mi riguarda, farò di tutto per tramutarlo in realtà.
Tra le molteplici gare a cui hai preso parte in Europa, in quale hai riscontrato maggiori difficoltà?
Non si possono paragonare assolutamente le gare su terra con quelle su asfalto. In Polonia e soprattutto Lettonia le difficoltà maggiori sono derivate dalle rotaie createsi in strada, a tratti davvero oscene. In certi punti erano talmente profonde che le ruote delle Rally4 giravano a vuoto non trovando l’appoggio. Questa difficoltà mi ha però insegnato a fregarmene della macchina e di guidare maggiormente in funzione della prestazione. Prima di questa esperienza correvo con il pensiero di preservare le parti meccaniche, ma poi ho capito che non era la giusta strategia se si cerca di fare il tempo. Bisogna sempre dare il 100% in qualsisasi condizione! Per quanto riguarda l’asfalto direi che il Barum è stato per me una grande scuola. Asfalto umido, muschio, fango e medie altissime mi hanno insegnato nella scorsa stagione cosa significa guidare rischiando di sbattere ad ogni curva. Inoltre il crash a 102 kmh contro un albero non è stato proprio un toccasana. Ma nemmeno il Montecarlo è stato in questo senso facile: mi sono ritrovato a correre sulla Sisteron coi chiodini sull’asciutto per poi passare immediatamente sul ghiaccio cambiando totalmente modo di guidare. In Italia invece spendo due parole per Alba, difficilissima per via della tipologia delle prove, i numerosi tagli e il tanto sporco che ne consegue.
Quali saranno effettivamente i prossimi obiettivi da raggiungere?
Come già detto, correre nel JWRC sarebbe un sogno e non prettamente un obiettivo. Per mia natura custodisco nel cassetto sogni importanti che vanno ad alzare notevolmente l’asticella, ma non le aspettative perchè poi c’è il rischio di rimanere delusi. Il vero obiettivo credo sarà continuare a migliorarsi e dare sempre il 100% di me stesso in ogni circostanza, perchè non c’è niente di meglio nel fare rientro a casa con la consapevolezza di aver dato tutto. Dopo ogni gara mi ricordo di dover ritornare sul mio posto di lavoro e quindi ogni volta il mio obiettio primario resta divertirsi, sfruttando l’occasione per fare esperienza.
Dopo questa grande cavalcata trionfale, chi senti di dover ringraziare?
A tante persone vanno i miei ringraziamenti. Parto con ACI Team Italia, che ha riportato a casa un titolo che mancava dal 2011 con Albertini, e proseguo con i tanti tifosi che mi hanno inviato numerossisimi messaggi di incoraggiamento e congratulazioni, con mia famiglia ed in particolare mio papà, con Delta Rally e i miei fantastici meccanici Roberto e Giovanni, con il mio navigatore Luca e tutti gli sponsor che hanno creduto in me,