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Tempo

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Biasion e Latvala protagonisti al Rally Talk del Mauto

Oltre a loro presenti anche Campedelli, Crugnola, Somaschini e Ormezzano in un evento che ha dato molti spunti su cui riflettere

I rally moderni in Italia, è cosa risaputo, non brillano certo di popolarità. O per meglio dire, non brillano più della stessa popolarità di un tempo perché, ancora oggi, molti giovani e meno giovani si trovano tutte le domeniche in prova speciale nonostante freddo o intemperie. C’è chi dice che mancano i soldi, chi se la prende con il format delle gare e chi con la complessità tecnica delle auto. Ognuno parla stando seduto sul proprio divano ma cosa si può fare per dare nuovo lustro alle gare che più amiamo?

C’è chi sta cercando di dare una risposta a questa domanda come la Fondazione Gino Macaluso e il Mauto di Torino. Oltre all’organizzazione della più grande mostra sui rally mai realizzata, i due enti hanno dato il via a una serie di conferenze con piloti, navigatori, ingegneri e tecnici che hanno fatto la storia del rallismo italiano e mondiale; da Sergio Limone a Fabrizia Pons, da Cesare Fiorio a Maurizio Verini e Ninni Russo solo per fare il nome di alcuni dei protagonisti. Nell’ultimo talk del 15 febbraio, condotta dagli eccezionali ragazzi di Service Park, i protagonisti sono stati i piloti. Da un lato un trio giovane formato da Simone Campedelli, Andrea Crugnola e Rachele Somaschini che hanno potuto fare il punto della situazione sui rally attuali. Dall’altro dei mostri sacri del passato come i nostri Miki Biasion e Federico Ormezzano accompagnati da nientemeno che l’attuale dirigente di Toyota Gazoo Racing WRT, Jari- Mati Latvala.

Oltre al milione di aneddoti divertenti che come sempre si scoprono a questo tipo di eventi, uno spunto interessante lo ha dato subito Simone Campedelli. Per il pilota di Cesena se si vuole cambiare rotta, bisogna prima di tutto essere propositivi, non si può stare a rimuginare sui tempi passati e sul come le cose funzionassero meglio venti o trent’anni fa. Al momento, ci troviamo in questa situazione e dobbiamo fare tutto quello che possiamo per risollevarci e andare avanti. Le critiche sono ben accette se propositive ma non se sono solo fine a sé stesse e in questo giocano un ruolo fondamentale anche i media e i giornalisti. La visione di Campedelli è chiara e onestamente troppe volte chi sta da questa parte della tastiera, compone pezzi che trovano nella polemica e nel dibattito il loro sfogo naturale. Chiaramente, su alcuni argomenti, la linea tra il dibattito e la narrazione dei fatti è molto sottile e basta una parola fuori luogo per fare aizzare gli animi più suscettibili. Non bisogna però approfittarne per creare articoli “acchiappa like”. Guardando a una soluzione pratica del problema basterebbe una narrazione più attenta di chi scrive e un pizzico di minor malizia in chi legge.

Un’altra delle proposte emerse durante la serata viene direttamente da Miki Biasion ed è quella di avere meno gare ma più lunghe. A detta del pilota di Bassano, è nelle speciali con maggior chilometraggio che ci si può divertire e rimediare anche a un eventuale errore. I rally di oggi invece li si affronta in apnea senza neanche il tempo di accorgersi di essere partiti. Questa soluzione, chiaramente, ha di contro l’aumento di numero di strade chiuse e di commissari di percorso quindi un innalzamento dei costi per gli organizzatori. Si potrebbe però certamente trovare un buon compromesso tra budget e chilometraggio. Di pari passo, la proposta di Rachele Somaschini di avere delle prove più lunghe e diverse di anno in anno, visto che molti rally mantengono le stessa prove identiche dalla notte dei tempi. Non è sicuramente facile per gli organizzatori cambiare una speciale o anche solo una parte di essa tutti gli anni. Chiaramente però chi da una decina d’anni fa lo stesso rally risulta parecchio avvantaggiato rispetto a chi è alla prima apparizione e questo può far perdere di spettacolarità. Altro problema affrontato è il numero eccessivo di campionati presenti; dal CIAR al CIRA e al CIRT. Tante sigle che spesso e volentieri mettono più confusione che altro. Una soluzione, proposta dallo stesso Biasion ma appoggiata anche da Ormezzano, è quella di fare un unico campionato italiano con 5 gare su terra e 5 su asfalto cosicché possa emergere il miglior pilota su tutti i fondi e non si crei questa ridondanza di campionati.

Nonostante qualche problema di connessione dalla Finlandia presente anche Jari-Mati Latvala. Il dirigente di Toyota Gazoo Racing WRT ha ricordato le prime volte in Italia e come fosse difficile per lui, abituato alle veloci strade scandinave, guidare in montagna. Una cosa che non lo ha di certo fermato, visto anche i risultati ottenuti nel non troppo dissimile Rallye Montecarlo. L’asso finlandese con un certo rammarico nota come il possibile calo di interesse nei rally in Italia possa essere dovuto alla mancanza di un costruttore e di un pilota italiano. Vero è che in Finlandia di costruttori di auto per il mondiale non ce ne siano proprio. Di contro i piloti non mancano sicuramente. Molti i giovani scandinavi che stanno bassando alle porte dei tre top team. La strada per loro non sarà di certo semplice ma siamo sicuri di vederne più di qualcuno arrivare nella massima categoria in pochi anni. Proprio sulla differenza tra le vetture Rally2 e Rally1 si concentra Latvala. Il salto da fare quando si passa dall’una all’altra è elevato. Ci vuole tempo per adattarsi e bisogna cambiare molto il proprio stile di guida. Bisogna pensare di più in frenata per rigenerare la batteria e l’aerodinamica gioca un effetto molto importante. Osservazione peraltro già accennata da Andrea Crugnola quando gli è stato domandato di paragonare le due categorie. Il dibattito rimane aperto ma l’idea di depotenziare la classe regina rendendola più simile alle WRC2 con costi più accessibili sembra essere abbastanza popolare fra i piloti.

Nel corso della serata sono stati toccati tanti altri punti interessanti. Ci sono molte cose da perfezionare per ridare splendore a questo mondo dei rally, fatto da appassionati e persone con i motori nel sangue. Scelte da prendere e decisioni da sostenere. Ognuno nel proprio piccolo può fare qualcosa indistintamente che sia un pilota, un dirigente, un fan o un giornalista. Nel frattempo, per chi fosse interessato si terranno altre conferenza a tema rally al Mauto nei prossimi mesi con altri ospiti di tutto rilievo. Sperando che iniziative di questo genere prendano sempre più piede non ci rimane che dire: viva la passione per i rally!

 

Photo credit: Mauto
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