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Selvino, dalla Ronde Città dei Mille al cuore del WRC – Luoghi di Rally

Andiamo a rivivere uno dei tanti luoghi che hanno scritto la storia dei rally

Non scopriamo di certo noi il fascino dell’Italia e dei suoi panorami. Quello che vogliamo da questa nuova rubrica “Luoghi di Rally” è farvi scoprire (o riscoprire) luoghi all’apparenza non troppo famosi ma che per i rally hanno un significato importante. Posti, vicoli, curve e passaggi in cui si sono scritte pagine importanti e in cui ancora oggi (talvolta) si corre e dove ogni giorno si continua a respirare rallismo, storia e passione.

Oggi parleremo di Selvino, un paesino variegato allocato nel bel mezzo delle alte valli bergamasche che ha saputo far parlare di sè nei libri di storia antica e contemporanea, oltre che divenire una meta ambita per sciatori, ciclisti e da qalche anno anche per rallysti. Questo piccolo comune infatti, grazie alle gesta dei grandi protagonisti dei correlativi sport, ha visto accendersi addosso i riflettori di tutto il mondo, donando in cambio tanta ospitalità e calore umano.

Selvino: la storia

Selvino (Selvì [sɛlˈvi] in dialetto bergamasco) è un comune italiano di 1998 abitanti della provincia di Bergamo in Lombardia.

Così lo presenta Wikipedia:

Posto sull’altipiano che sovrasta laVal Seriana, si trova a circa 22 chilometri a nord-est dal capoluogo orobico. Il nucleo abitativo di Selvino si sviluppa su una porzione di territorio compresa tra i 920 e i 950 m s.l.m. ed è posto sullo spartiacque tra la Val Seriana e la Val Brembana.

Per quanto concerne la viabilità interna, la principale arteria di collegamento è la S.P. 36 che con fare sinuoso sale da Nembro superando il dislivello di circa 700 metri, attraversa il centro abitato e giunge fino ad Aviatico. Ad essa si interseca la S.P. 28 che collega Selvino con Rigosa e Ambriola, riallacciandosi poi alla viabilità della Val Brembana. Un importante ruolo nel trasporto individuale è dato dalla Funivia Albino-Selvino che, progettata nel 1954 e aperta quattro anni più tardi, collega in pochi minuti le due località.

La zona del paese odierno di Selvino, circa 220 milioni di anni fa, era ricoperta da un mare tropicale conosciuto come Oceano Tetide. Man mano che le acque cominciarono a ritirarsi poterono affiorare le vette e le propaggini dei monti che compongono le Prealpi Orobiche, lasciando numerose tracce delle forme di vita esistenti in quel periodo. Si presume invece che le prime presenze umane siano riconducibili al periodo compreso tra l’età del bronzo e l’età del rame, come testimoniato dai ritrovamenti rinvenuti in alcune cavità naturali. I primi insediamenti sul territorio risalgono dunque all’epoca romana, in cui i nuovi colonizzatori tracciarono sull’altopiano un sentiero utilizzato per il trasporto del materiale ferroso e per il trasferimento degli schiavi utilizzati per l’estrazione.

Dal periodo romano fino a quello alto-medievale, l’altopiano di Selvino fu coperto da una fitta boscaglia, costituita prevalentemente da faggi: da ciò dovrebbe derivare l’etimo, che prenderebbe appunto origine da silva (selva, foresta o fitto bosco), da cui il diminutivo Selvina.  Con l’arrivo dei Franchi, avvenuto verso la fine dell’ottavo secolo, il territorio venne sottoposto al sistema feudale. A tal riguardo nel 973, mediante un atto redatto dall’Imperatore Ottone II di Sassonia, la zona venne infeudata al vescovo di Bergamo. A quel periodo è riconducibile il primo documento scritto che attesta l’esistenza del paese: è del 955 la pergamena, custodita presso l’archivio capitolare di Bergamo, che attesta una vendita effettuata da Arimondo di Selvino.

Sul finire dell’epoca medievale anche sull’altopiano si verificarono diatribe tra le fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini, per la quale era schierata la maggior parte degli abitanti di Selvino. Il livello di recrudescenza raggiunse l’apice il 26 maggio 1344, quando i reggenti del paese cercarono di sopraffare quelli di Aviatico. Ne seguì una cruenta battaglia in cui vennero distrutte abitazioni e uccise numerose persone. Alla definitiva pacificazione si arrivò pochi anni più tardi grazie all’avvento della Repubblica di Venezia, avvenuta formalmente nel 1428, che diede il via ad un periodo di tranquillità.

I decenni compresi tra la fine del XVIII secolo e la metà del XIX videro alternarsi la dominazione francese della napoleonica Repubblica Cisalpina a quella austriaca del Regno Lombardo-Veneto e infine il Regno d’Italia. Soltanto durante il Risorgimento italiano nel paese si vissero momenti adrenalinici, con i sentimenti patriottici risvegliati dalla presenza di Daniele Piccinini, capitano nella Spedizione dei Mille e tra gli artefici per l’Unità d’Italia.

Al termine della Seconda Guerra Mondiale Selvino balzò agli onori delle cronache per aver ospitato, presso l’ex colonia fascista denominata Sciesopoli, circa ottocento bambini ebrei sopravvissuti agli orrori dei campi di sterminio nazisti e in attesa che venissero indirizzati nella costituenda nazione di Israele. L’esperienza di questi bambini (oggi conosciuti in tutto il mondo come i bambini di Selvino) fu raccontata per la prima volta nel libro di Aharon MeggedIl viaggio verso la Terra Promessa. La storia dei bambini di Selvino, che ha portato Selvino a gemellarsi nel 1996 con il kibbutz di Tzeelim.

Selvino nei rally

Il paese di Selvino si è principalmente affacciata al mondo dei rally a partire dal 2004 mediante la Ronde Città dei Mille, classica gara di fine stagione capace di fare il pienone di iscritti e soprattutto delle migliori auto della specialità. Essendo a dicembre inoltrato e non troppo distante dal Monte Carlo, è stata talvolta utile a qualche gentleman driver per prendere confidenza con il fondo scivoloso in vista appunto della prestigiosa gara transalpina. La prova speciale, da ripetere quattro volte, proponeva un tratto esclusivamente in salita e con una serie di tornanti dove il pubblico veniva omaggiato dagli equipaggi con spettacolari spazzolate. Dando invece uno sguardo all’albo d’oro spiccano fra tutti i nomi di Matteo Gamba, Simone Miele, Alessandro Perico e Craig Breen, a testimonianza di quanto fosse apprezzata questa festa per veri appassionati.

Di seguito la cartina generale del percorso:

Nella stagione scorsa, a causa della grave pandemia scatenata dal Covid-19, gli organizzatori della Ronde Città dei Mille sono stati costretti a dare forfait. Malgrado questa spiacevole decisione Selvino ha saputo comunque compiere il fatidico salto di qualità e approdare nel World Rally Championship. Con la cancellazione del calendario iridato della tappa giapponese e con un titolo mondiale ancora in palio, la nostra Federazione si è con destrezza accaparrata l’ultimo round del 2020 proponendo un ACI Rally Monza decisamente rivisitato. Prove speciali allestite dentro l’Autodromo e nel parco circostante, con in aggiunta un sabato di fuoco sulle vallate del bergamasco. Ed è proprio qui che Selvino indossa l’abito delle grandi occasioni: neve in alto e asfalto umido in basso, paesaggi mozzafiato da cartolina, un impavido e numeroso pubblico (presente trasgredendo le proibizioni imposte dai protocolli sanitari) e colpi furiosi di freno a mano hanno attirato su di sè l’attenzione del mondo intero. Una formula che fortunatamente anche in questo 2021 verrà riproposta e che ancora una volta si appresta a fare il pienone di spettatori appollaiati sulle alture in attesa di gustarsi il passaggio dei propri beniamini sfidando il freddo con falò e passione, tanta passione.

La prova speciale di Selvino raccontata da chi l’ha affrontata

Abbiamo chiesto al giovane Enrico Oldrati cosa voglia dire percorrere la ormai celebre p.s. che tra pochi giorni ospiterà nuovamente i protagonisti del WRC.

La parte iniziale della Selvino è caratterizzata da numerosi tornanti in salita, un tratto che assomiglia parecchio al Col de Turini del mitico Rally di Monte Carlo.

Negli ultimi periodi la careggiata è stata allargata per permettere una viabilità più scorrevole, dunque con una macchina da gara è molto facile raggiungere velocità importanti. In origine però questa porzione di strada era ben più stretta e sconnessa,nulla a che vedere con quella che oggi si presenta praticamente come un’autostrada.

Una volta giunti in cima al colle e superato il paese di Selvino appunto, la prova speciale incontra la parte in sè più tecnica. La salità inizia a farsi decisamente più ripida oltre che stretta e porta gli equipaggi al punto più alto in assoluto di tutta la prova speciale, in località Salmezza, con la strada parecchio tortuosa e sconnessa e, come se non bastasse, anche molto rotta. Una volta affrontata questa parte intermedia, che richiede al pilota molta concentrazione, ci si lancia a capofitto verso la discesa finale, anch’essa molto ripida e veloce se non addirittura velocissima.

Qui viene richiesta molta sensibilità nella guida perchè vi sono frequenti scambi in stile “Esse” come si vedono spesso in Spagna e la traiettoria diventa fondamentale per non perdere preziosi secondi. Una difficoltà ulteriore è rappresentata dal sottobosco: il sole difficilmente riuscirà a filtrare e, a metà mattinata come verrà disputata quest’anno, sarà pressochè impossibile non trovare curve umide e molto viscide.

Ultima, ma non per importanza, l’incognita delle foglie cadute sull’asfalto, le quali possono rendere il tutto ancora più scivoloso e complicare ulteriormente la scelta degli pneumatici. Nel complesso dunque una prova speciale selettiva e completa, capace di rispecchiare la vera essenza dei grandi rally.

Selvino oggi

Magrado si tratti di un piccolo centro rurale, Selvino offre ai suoi visitatori alcuni spunti degni di nota.

 

Dal punto di vista artistico e architettonico, il Santuario della Madonna di Perello è certamente un ottimo biglietto da visita. Posto sulle pendici dell’omonimo monte sulla strada che conduce alla Val Serina, pur appartenendo amministrativamente al territorio di Algua, è da sempre considerato il principale edificio di culto della zona. Anticamente denominato Oratorio della Beata Vergine Maria ed Elisabetta nel Bosco del Perello e collocato in mezzo ai boschi, fu edificato nel XVI secolo in un luogo in cui la leggenda volle che ad un contadino locale apparve per quattro volte la Madonna (o Santa Elisabetta) chiedendo la costruzione di una chiesa. La struttura è costituita da tre chiese quasi sovrapposte, da un campanile e da locali adibiti per ospitare i pellegrini, con all’interno pregevoli affreschi del XVI secolo.

Sempre in ambito religioso merita di essere menzionata anche la chiesa parrocchiale, dedicata ai santi Filippo e Giacomo. Edificata nel corso del XV secolo e poi ristrutturata nei primi decenni del XX secolo, presenta interessanti opere pittoriche databili tra il XVI e il XVIII secolo, con una suggestiva croce in rame argentato quattrocentesca.

Selvino è noto anche per via dei numerosi cristalli di quarzo presenti sul territorio e rinvenibili per lo più nello strato roccioso risalente all’età quaternaria che ricopre le rocce mesozoiche (soprattutto Dolomia Principale e Calcari marnosi), descritti anche dagli storici Celestino Colleoni Mario Muzio e Giovanni Maironi da Ponte.

Storicamente rilevanti sono dunque la Villa Piccinini, dove soggiornò il garibaldino Daniele, e la Villa Ardiani. In quest’ultima operò il celebre artista Giacomo Manzù ove negli anni 1932 e 1933 vi dipinse numerosi temi quali la mitologia, il teatro, la filosofia, la musica, la poesia, la pittura, la bellezza, l’amore, la maternità, i frutti della terra e il mondo pastorale. Questi affreschi, sul finire del XX secolo, furono prima restaurati e poi traslati nella collezione della Famiglia Ardiani a Milano.

Nell’ambito degli sport invernali invece, a Selvino è presente un piccolo comprensorio sciistico dotato di una seggiovia. Molto attivo è il locale sci club in cui hanno militato atleti di primo livello tra cui Deborah Compagnoni, Daniela Zini, Daniela Ceccarelli e i fratelli Giancarlo, Norman, Sergio, e Thomas Bergamelli, ma anche e soprattutto le selvinesi Lara e Paola Magoni (quest’ultima vincitrice della medaglia d’oro nello slalom speciale dei Giochi Olimpici Invernali di Sarajevo nel 1984, ndr).

Il paese è noto infine nel mondo del ciclismo per la rinomata salita che vi giunge da Nembro, inerpicandosi per 10.5 km con ben diciannove tornanti panoramici dalle pendenze non troppo impegnative: la massima infatti è del 9.3% , mentre la media del 5%. La salita è dedicata al ciclismo bergamasco, come dimostrano le targhe che riportano la dedica ad un ciclista orobico del passato. Si può salire a Selvino anche dalla Val Brembana, partendo da Ambria (frazione di Zogno) e salendo per 15 km con una pendenza media del 4% e massima del 10%. Negli anni Selvino è stata inserita più volte nel percorso del Giro d’Italia, in due occasioni anche come arrivo di tappa (nel 1988in cui vinse lo statunitense Andrew Hampsten e nel 1995 a cronometro individuale vinta dallo svizzero Tony Rominger, ndr).

Ed ora, prima di salutarci e di entrare definitivamente nell’atmosfera dell’ACI Rally Monza 2021, vi invitiamo a gustarci in religioso silenzio questo fantastico on-board di Craig Breen e Tamara Molinaro con la loro Citroen C3 R5. Allacciatevi bene le cinture e assaporate le manovre dell’asso irlandese!

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