Cambio di navigatori nel WRC: per quale motivo? – Il punto di Vittorio Caneva
Tra presente e passato un'analisi sul tema più caldo di questo periodo nel mondiale rally
Mai come nella stagione 2021 si era vista una cosa ampia rotazione di navigatori tra gli equipaggi del WRC. Fin dalle prime battute della stagione, con il clamoroso divorzio Neuville – Gilsoul, è iniziato un particolare valzer di sedili di destra molto difficile da interpretare e che ha suscitato molti interrogativi tra gli appassionati. Ci siamo chiesti quale impatto può avere una simile decisione, nel bene e nel male, e per avere risposte accurate alle nostre curiosità abbiamo deciso di sentire una voce esperta come quella di Vittorio Caneva.
Vittorio con la sua esperienza e nella sua Rally School per piloti e copiloti ha sicuramente tutte le carte in regola per conoscere al meglio i segreti del rapporto dentro l’abitacolo e questa mattina ci siamo presi il tempo per farci dare il suo punto di vista su questa particolare situazione.
Ciao Vittorio, in primis grazie per il tempo che ci stai dedicando. Parliamo della situazione internazionale, con questo grosso ricambio di navigatori. Facendo uno “scomodo” parallelo con il calcio dove paga sempre l’allenatore, nei rally paga il navigatore? Qual è il tuo pensiero in merito?
Ciao Alex, grazie a te per avermi coinvolto. La prima cosa da dire è che il navigatore ha sempre pagato fin dai tempi remoti dei rally. Ad esempio, andiamo indietro nel tempo e pensiamo a Ringer con Colin McRae. Io ero presente quando lo licenziarono. La motivazione fu che Ringer non era abbastanza “energico” con Colin, le uscite di Colin diventavano colpa di Ringer. Arrivò Grist ma non cambiò assolutamente niente, anzi il mondiale lo vinse con il primo e con Nicky se ne bruciò diversi come tutti ricorderanno.
In questo momento c’è un team in particolare che ha questa mania di cambiare i navigatori ed è M-Sport. Katsuta ha dovuto cambiare per motivi fisici e personali, Neuville e Gilsoul è un fatto extrasportivo, quasi sicuramente per legati a motivi di soldi. Un caso simile a quello di Tanak quando a suo tempo passò da Raigo Mõlder a Martin Järveoja. Si smentisce quasi sempre la cosa ma, nel contratto del pilota è compreso anche il compenso del navigatore, tranne qualche eccezione. Le case tendono sempre a non legarsi ad un navigatore proprio per poterlo licenziare in qualunque momento.
Tornando al nostro discorso, credo che a mettere tutti un po’ in crisi sia stato Kalle Rovanpera che ha cominciato ad andare veramente forte innescando in più di un team la domanda: “ma perché tu non vai forte come lui che hai fatto 100, 200, 300 gare?”. Colpa di uno, colpa dell’altro e alla fine il navigatore paga per tutti.
Conosco personalmente alcuni dei navigatori che sono stati silurati, li ho avuti qua, e sono persone bravissime che mi sembra improvviso che dalla mattina alla sera non vadano più bene quando hanno alle spalle 50 gare con lo stesso pilota. Mi sembra, come dici tu, un vero bisogno di dare la colpa a qualcuno ed i fatti recenti dicono che non cambia niente nei risultati.
Infatti una delle cose che volevo chiederti era proprio questa. Si parla tanto di creare feeling in macchina che è presumibile si crei gara dopo gara. Penso a Wydaeghe che, appena arrivato in Hyundai, è stato mandato a correre in diversi rally su R5 con Neuville per affinare i meccanismi e trovare il giusto bilanciamento anche con la lingua, oltre agli scopi promozionali di certe partecipazioni da parte della casa di Alzenau. La mia domanda è: se è vero che è tutta una questione di feeling, quale impatto in positivo ci si aspetta da un cambio in corsa durante la stagione?
Secondo me nessuno. Ribadisco che il problema grosso lo vedo in M-Sport e da fuori è difficile capirne le cause. Sai a volte può essere il navigatore che si oppone a certi modi di lavorare, a certe dinamiche del team. Diventa un “rompiballe” dentro al team e viene sostituito in favore di qualcuno di ben visto e più mite. Anche perché oggigiorno il navigatore non fa molto altro che non sia leggere le note. Ai miei tempi facevano i piani assistenza e tante altre cose che col tempo sono scomparse. Quando un pilota trova sincronia nelle note gran parte del lavoro è fatto e non ci sono grandi problemi. Poi sai, si può cambiare la moglie figuriamoci il navigatore. Magari dopo un po’ cala quel feeling iniziale come succede nell’amore.
Una cosa che mi ha sorpreso è che a volte non si va poi a prendere un navigatore che, almeno sulla carta, ha un valore aggiunto. Penso ad un Seb Marshall fermo che non viene considerato così spesso nonostante una signora carriera, ad esempio, ed Alexandre Coria che sale su una WRC con Formaux.
Lo paragono un po’ al problema Elena – Loeb – Prodrive alla Dakar. Elena stesso in quello sfogo in diretta aveva fatto notare come, dopo tutto quello che hanno vinto insieme tra rally e raid, dalla mattina alla sera non può essere diventato un incapace. Il vero motivo è che Elena non stava simpatico al team e a volte la “simpatia” ha un ruolo rilevante nella scelta di un navigatore. Anche nel mio piccolo è capitato quando correvo con Ford. A volte perché quello scelto non va a genio, a volte perché si deve un favore: sono tante le motivazioni che possono stare dietro ad una scelta del genere.
Tiziano (ndr. Siviero) in un momento in cui siamo stati per molto tempo insieme a fare gli apripista alla preDakar, mi raccontava che quando era in Ford era visto malissimo. Se avessero potuto gli avrebbero “sparato” perché era uno che cercava di incidere sulla macchina ed al team questa cosa non andava giù di certo. Parliamo di quasi 30 anni fa e certe cose esistevano già. A volte il team cerca di soffocare al massimo i tentativi di ribellione del pilota ed è molto spesso il navigatore quello che si fa avanti. Non perché il pilota sia un codardo ma perché la dialettica nel team, di solito, è del navigatore in un equipaggio. A volte possono convincere un pilota di alcune convinzioni. Guarda ad esempio Suninen, che confusione che gli hanno fatto.
Non a caso ha deciso di cambiare drasticamente tutto, un reset completo passando ad un altro marchio, aldilà delle occasioni che si possono presentare o creare.
Ha fatto bene. Lì era diventato l’ultimo tassello della catena alimentare e non aveva altra scelta piuttosto che stare ad elemosinare un po’ di spazio.
Anche perché, a partire dall’errore grave del Montecarlo, era partita una certa “gogna” con alcune dichiarazioni pubbliche che non hanno sicuramente aiutato.
Certo, ti mettono sotto pressione ed è la stessa cosa che sta succedendo in Hyundai. Il problema secondo me non è la macchina come dicono. Certo, in alcuni frangenti può essere leggermente inferiore alla Toyota ma io vedo una crisi di pilota che è un gran problema. Mi son preso la briga di analizzare la guida su asfalto di Tanak paragonato ad Evans che conosco molto bene. L’ho fatto su asfalto dove la guida deve essere matematica mentre su terra diventa più “artistica”, se vogliamo. Quel che ho riscontrato è un problema di guida, l’ho fatto anche presente ad Adamo: non è la stessa cosa entra in un punto piuttosto che in un altro o in un modo piuttosto che in quell’altro. Sono quei decimi che perdi e che ti fanno arrivare quarto anziché primo.
Son tutti messi molto sotto pressione, arriva un Rovanpera che mette in riga tutti quanti e cominci a chiederti: “Ho un Sordo che ha fatto ormai più gare di Mikkola ed arriva a 3 minuti da uno che è salito su una WRC l’altro ieri?”. È facile poi non sapere più che pesci prendere ed io, onestamente, mi farei delle domande.
E la storia di Neuville ci dice che non è proprio il caso creare situazioni di tensione interna.
Ma certo. Da fuori non si vede ma dentro i team possono nascere delle situazioni di tensione indescrivibile. Mi ricordo quando lavoravo per Liatti che c’era una tensione spaventosa dentro il team. Un elastico tirato pronto a volare via da un momento all’altro. Infatti poi Piero ha detto basta ed è andato dal primo che gli desse una macchina., buttando tutto all’aria. Ma davvero non si possono immaginare le tensioni che c’erano la dentro, dovevi entrare nel camper all’indietro perché la colpa era del primo che si presentava. Diventa una caccia alle streghe e quando arrivi a quelle condizioni il solo modo per uscirne è prendere, ammucchiare tutto e ripartire da capo.
Ma ti ripeto, adesso è Rovanpera ad aver sparigliato le carte. In Toyota saranno felicissimi di avere in mano una carta vincente ed è un fattore di orgoglio aver tirato su un ragazzo del genere, mentre per gli altri si sono moltiplicate le preoccupazioni. Se fossi in Adamo direi a quei tre: “bene ragazzi, adesso andate a fare il trofeo con delle a112 e quando avete cominciato a capirci qualcosa e vi siete ripuliti la testa tornate qua.” Perché di piloti davvero bravi ce ne sono in giro.
E la questione M-Sport, con la politica del pagante e del risparmio di quest’anno ti porta a chiederti: “cosa cambi a fare il navigatore quando stai solo pensando a sistemare la Rally1?”. Probabilmente lo cambi perché ti ha rotto i c******i.
L’ultima cosa che ti volevo chiedere, un dibattito che è venuto fuori tra i vari membri della redazione. Il tema è “il rapporto personale tra pilota e navigatore”. Il pensiero comune è che si debba o si possa essere amici in un abitacolo ma poi i pluricampioni del mondo Ogier ed Ingrassia dimostrano platealmente di essere dei colleghi capaci di funzionare benissimo in macchina e fuori si ignorano. Ci chiedevamo quindi se, secondo te, c’è una rilevanza per aspetti di questo tipo e se può incidere in positivo o in negativo nell’andare in macchina.
Per l’esperienza che ho io pilota e navigatore sono sì amici ma, diciamo, di terzo grado. Diventa poi pesante stare insieme molto tempo e fare un lavoro così impegnativo per tutti e due. Uno tiene d’occhio l’altro per fare in modo che non ci siano errori per tutto il tempo e viceversa. Amicizia vera non c’è, salvo rarissimi casi. Ci può essere un buon rapporto di lavoro, questo sì, ma come può esserci tra te e il tuo compagno di scrivania. Ti conosci ma ognuno fa il suo.
Anche quando correvo io era così. Io ero amico di Loris (ndr. Roggia) ma, eravamo molto più amici all’inizio che più avanti nella carriera perché sei sempre focalizzato a fare il massimo e non hai tempo per pensare al resto. Poi ti dirò, dopo che sei stato insieme per più di una settimana e noi stavamo insieme anche per quindici giorni tra notte e giorno, non è che avevi tutta sta voglia di farti una birretta. Se arrivava l’invito magari dicevi che ci si sarebbe visti dopo una settimana e quindi si poteva evitare. Diventa un po’ come quella morosa che non hai voglia di vedere tutte le sere perché altrimenti inizia a romperti le balle. (ndr. ride)
Grazie mille Vittorio, è stato un vero piacere!
Grazie a te. È sempre bello parlare di rally ed ho ancora tantissima passione.