Rally Safari Kenya: un successo da replicare o un errore da non ripetere?
Le ragioni del sì e del no dividono anche la redazione di Rallyssimo
Tra 2020 e 2021 tantissime sono state le gare cancellate ma tanti sono stati anche i nuovi ingressi nel WRC. Se Estonia, Croazia e Lapponia tutto sommato hanno messo tutti d’accordo (così come il Rally ACI Monza, molto apprezzato dopo la diffidenza iniziale), il Rally Safari ha acceso gli animi delle opposte “tifoserie”, tra chi ha accolto questo ritorno con entusiasmo e chi invece è rimasto con l’amaro in bocca a fine gara.
Anche nella nostra redazione le idee sono discordi e quindi abbiamo pensato di esporre alla vostra opinione sia le ragioni di chi ha apprezzato la gara, sia quelle di chi è rimasto perplesso
Dalla parte del sì il nostro Direttore Alex Alessandrini che fin da prima dello start era entusiasta del ritorno in Africa.
Ma sì dai, l’abbiamo aspettato per 19 anni, era ora che venisse riproposto ed è un evento che nel calendario ci sta tutto e vi dico perchĂ©.
Prima di tutto, si chiama Mondiale e quindi per me è normale che si vada a correre dappertutto, anche in zone meno facili, anche in Africa, anche se magari ancora quel paese un rappresenta un “mercato maturo” per il nostro sport e per comprare i prodotti degli sponsor. Deve essere anche un po’ una missione: portare la gioia del WRC dove ancora non è conosciuta (o dove manca da troppo tempo).
Poi io ho trovato molto interessante un altro aspetto: qui non vince chi va più veloce, ma chi è più bravo a gestire la macchina, ad evitare problemi e a gestire gli imprevisti. Se pensate ai primi due classificati: Ogier alla fine della prima giornata aveva oltre 2 minuti di ritardo per un problema ad un ammortizzatore, eppure è riuscito a vincere e Katsuta è arrivato secondo, rischiando anche di vincere, semplicemente stando il più possibile lontano dai guai.
Infine ho trovato anche molto equo il fatto che, una volta tanto, partire davanti sulla terra non è né uno svantaggio assoluto né un vantaggio: sui terreni più compatti continuano ad essere avvantaggiati gli equipaggi che partono dietro ma sulla sabbia e il temuto fech-fech più avanti si parte e meglio è.
Insomma una sfida piĂą che una gara, un cambio totale rispetto a quello che siamo abituati a vedere e che fa bene al nostro sport.
Una bella serie di motivazioni, rispetto alle quali muove alcune alcune obiezioni il nostro coordinatore editoriale Federico Baglini:
Partiamo dal presupposto che un tentativo di riportare in vita il Safari ci stava. Voglio dire, abbiamo tutti sognato ad occhi aperti vedendo le immagini ed i filmati dei Safari che furono, dalla Celica di Waldegaard a quella di Sainz, passando dalle Delta nelle varie “declinazioni”, fino alla Focus di McRae. Insomma, è normale che la Federazione sia stata tentata da un’operazione amarcord. Ma il mondo dei Rally è cambiato profondamente, così come le vetture che, evidentemente, avevano bisogno di una riprogettazione completa per permettere ai piloti di liberare il loro potenziale.
Qui esce fuori il primo e piĂą grande problema: i costi. La Federazione, nel tentativo di attirare nuovi costruttori (e nella speranza che chi c’è non se ne vada) spinge ogni anno per una riduzione dei costi che, inevitabilmente, porta a dei compromessi. Quindi sono andati a correre al Safari ma con le stesse auto che a fatica resistono agli sterrati della Sardegna (nel caso delle Hyundai a volte nemmeno a quelli), normale che diventi una gara di sopravvivenza. Le velocitĂ si abbassano (a parte nei lunghissimi e noiosi rettilinei), da “corsa” diventa al massimo un “trotto” e lo spettacolo lascia il posto ad una gara a “non prenderle”. Per di piĂą anche l’estetica delle auto è rimasta la stessa, deludendo anche chi si aspettava, se non una ruota di scorta sul tetto, almeno bull bar e snorkel!
Se la riduzione dei budget non ha consentito la personalizzazione tecnica ed estetica delle WRC, ancora peggio è andata nelle classi cadette, dove i team, alle prese con costi altissimi e una logistica complessa, hanno disertato in massa l’evento. In WRC2 l’unico partito è stato Prokop, ma la sua gara è finita molto male (auto distrutta e navigatore con una vertebra fratturata). Sì avete capito bene: in WRC2 non è arrivato nessuno al traguardo, zero punti assegnati! E in WRC3 praticamente hanno corso solo piloti locali. Va bene portare le gare ovunque, ma se poi i piloti non ci vanno forse qualcosa non va! Ci lamentavamo dei 25 partenti al Rally di Argentina, ma nelle categorie di supporto al Safari è andata ancora peggio.
Per me è stato giusto provarci, ma è stata una forzatura e il Rally Safari, quello vero, non è questo.