Extreme E – Va al duo Johan Kristofferson e Molly Taylor il primo round di questa nuova serie
Luci ed ombre su un evento che, incidenti a parte, ha dato spettacolo più per i panorami che per la corsa
Da mesi sui social l’hashtag ExtremeE impazza e, a livello di comunicazione, è stato fatto di tutto per creare una grande attesa per questa prima gara non solo eco-friendly, ma anche spiccatamente a sostegno della difesa dell’ambiente. Un qualcosa che, effettivamente, mai era stato accostato prima all’automobilismo sportivo in maniera così netta.
Infatti non solo si corre con auto elettriche, ma anche le stazioni di ricarica sono alimentate ad idrogeno e quindi l’evento è (quasi) ad impatto zero. Viene da sorridere se si pensa che la prima gara è stata organizzata in Arabia Saudita, “patria” del petrolio, ma in realtà i governanti sauditi da tempo investono in fonti alternative, certi in questo modo di rimanere sulla cresta dell’onda anche quando l’oro nero sarà esaurito o non sarà più strategico come prima.
Come detto è stata fatta molta comunicazione e, oggettivamente, è stata fatta molto bene a 360 gradi. Hanno attratto grandi nomi dalle principali discipline del motorsport: Sébastien Loeb, Carlos Sainz, Janson Button, Johan Kristofferson, Timmy Hansen, solo per citarne alcuni. Senza contare i due team principal di eccezione: Nico Rosberg e Lewis Hamilton. Poi, per strizzare l’occhio al pubblico femminile, hanno escogitato una trovata molto intelligente: ogni squadra doveva essere formata da due piloti, un uomo e una donna che devono scambiarsi alla guida alla fine del primo giro. Infine i meravigliosi paesaggi e la difesa dell’ambiente hanno finito per attirare anche chi non ha confidenza con le discipline motoristiche.
La qualità delle immagini e dei video è molto buona e anche la scelta di correre in contesti dove i danni causati da inquinamento e riscaldamento globale sono più evidenti, è encomiabile. Non sono certo un convinto ambientalista ma, onestamente, non c’è niente di male a sensibilizzare le persone sulla necessità di difendere l’ambiente (abbiamo un pianeta solo… almeno per il momento).
Fin qua tutto benissimo. Poi però, quando si arriva al punto, si deve fare i conti col fatto che si tratta di una gara automobilistica per cui, come Rallyssimo, su questa dobbiamo entrare nel merito.
Il tracciato era bello e, a giudicare dal numero degli incidenti, anche complicato da affrontare, ma gli organizzatori hanno subito dovuto snaturare il formato della gara, passando da una formula testa a testa, stile rallycross, ad una a cronometro, stile “time attack”. Questo perché, pensate un po’, dopo il passaggio della prima auto la nube di sabbia era troppo densa perché le altre potessero vedere qualcosa. Sabbia e polvere nel deserto non sono certo qualcosa di inaspettato ma gli organizzatori sono stati colti di sorpresa e hanno quindi cambiato, come detto, formato. Dalle semifinali in su invece hanno deciso di far correre 3 vetture insieme e forse questa decisione è stata ancora peggiore della precedente.
Infatti, se da un lato le partenze sono state emozionanti, dopo la seconda curva la gara era già finita in quanto chi era dietro si trovava completamente cieco e non aveva altra possibilità se non di alzare il piede. Ecco, questa è una delle due cose che, oggettivamente ho trovato più negative: che senso ha una finale di 11 minuti se poi dopo 30 secondi tutto è finito? Mi sa che, per i prossimi eventi, dovremo sperare su un fondo meno “polveroso”!
Un’altra cosa che non ho trovato piacevole, ma questo è un parere personale, è il fatto che tutte le auto siano uguali. Già che l’unico suono che proviene dal motore è un sibilo sinistro, se poi anche le macchine sono uguali, la gara stessa inizia a perdere di appeal. Senza contare il fatto che i team sono solo 9, per cui, considerando che alcuni si sono auto eliminati da soli in vari crash tra shakedown e qualifiche, alla fine abbiamo visto girare sempre gli stessi.
Per la cronaca, la vittoria è andata al team di Nico Rosberg, formato dal campione del mondo WRX in carica Johan Kristofferson e la ex campionessa australiana di rally Molly Taylor. Un squadra troppo forte per tutti gli altri quando si è trattato di correre sportello contro sportello, anche per un Timmy Hansen in grande spolvero (suo il giro più veloce sul tracciato). Nella classifica generale, dopo il team RXR di Rosberg troviamo la squadra X44 di Hamilton, con alla guida Seb Loeb e Cristina Gutierrez, (terzi nella finale ma primi nelle qualifiche).
In realtà forse la classifica della gara è la cosa meno importante, ma sarebbe stato decisamente importante vedere un po’ più di spettacolo sul tracciato, giusto per evitare delle corse soporifere come alcuni gran premi di F1.
Non mi sento però nemmeno di bocciare l’iniziativa, perché si trattava pur sempre di una prima volta per cui senz’altro l’Extreme E si merita una seconda chance. Seconda chance che sarà il 29 e 30 marzo in Senegal e con un panorama ancora una volta suggestivo, per la seconda tappa del campionato.