WRC 2020 – Ha senso assegnare i titoli quest’anno?
Con la previsione di avere, da qui a fine anno, da 2 a 4 gare realmente disputate, il dubbio non può che assalirci
È di questi giorni la notizia della probabile dipartita dell Rally di Germania e mi sono trovato nuovamente a dover rifare i conti con quello che ne rimane del WRC 2020.
Tre gare, in un modo o nell’altro, sono state completate, ma quante realmente ne rimangono? Allo stato attuale in calendario parrebbero confermate Estonia, Turchia, Italia e Belgio, ma con il round turco fortemente in dubbio per motivi di carattere finanziario e, soprattutto, sanitario.
Se saltasse la Turchia avremmo un massimo di 6 gare totali, la metà rispetto alle 12 programmate e onestamente viene difficile non chiedersi che senso avrebbe assegnare un mondiale così.
Certamente ci sono gli interessi degli sponsor e dei costruttori che devono essere tutelati, su questo non c’è dubbio, ma davvero qualcuno vorrebbe fregiarsi di un titolo “dimezzato”? Senza contare che il numero massimo di gare che potranno essere disputate potrebbe diminuire ancora e in maniera imprevedibile. In questo senso onestamente vedo a rischio anche Ypres a novembre, il cui svolgimento è ampiamente condizionabile dalle condizioni sanitarie, imprevedibili, che ci saranno in quel periodo in quella nazione.
Sono sicure, al momento, l’Estonia, che ha un numero di contagi totali molto basso e poche vie d’accesso e la Sardegna, più o meno per gli stessi motivi. Il discorso delle vie d’accesso merita qualche parola in più: sappiamo che in Estonia sono stati venduti solo 16.000 biglietti divisi in itinerari diversi per essere sicuri che non ci siano assembramenti. Per evitare poi che ci siano persone senza biglietto che arrivano dall’estero, in Estonia sarà sufficiente controllare un porto, un aeroporto e tre strade e il gioco è fatto. Lo stesso principio può valere anche per la Sardegna, con i dovuti distinguo. Ovviamente fatto salvo eventuali lock down o divieti vari imposti dai governi locali e nazionali.
Al di là di queste considerazioni, quello che appare chiaro a tutti, o quasi, è l’assurdità di voler chiamare in tutti i modi questa accozzaglia di gare “campionato del mondo”. Capiamoci bene: ben venga che siano disputate tutte le gare possibili, ma cambiamo, per quest’anno, il nome e regole. Chiamiamolo “WRC Cup”, o “WRX Trophy” o quello che volete voi.
In questo modo, invece di assegnare un titolo di campione del mondo svuotato di ogni valore, ne puoi assegnare uno nuovo, al quale dare un contesto diverso e che potrebbe essere un unicum nella storia. Pensate a un titolo tipo: Sébastien Ogier, l’unico pilota ad aver vinto anche la WRC Cup nella sua unica edizione.
Oppure dal prossimo anno, sperando che tutto torni come prima, si può utilizzare la WRC Cup per le gare solo in Europa, attirando in questi eventi altri piloti che magari non hanno il budget per tutta la stagione ma che in questo modo possono avere una classifica a se.
Insomma, la vita ci ha insegna che dalle difficoltà nascono le opportunità e io spero che la federazione e il promoter utilizzino questa annata “storta” per creare qualcosa di buono e non per darci un campionato del mondo “dimezzato”.