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“A tutto Jari” – Intervista esclusiva con il campione finlandese Jari-Matti Latvala

Abbiamo incontrato per voi JML e abbiamo parlato di tutto: infanzia, successi, l'amato rally di casa, e perfino di un test segreto

In questi mesi di stop forzato anche per il mondo del rally siamo riusciti a raggiungere il campione di Töysä e a scambiare due parole “virtuali” con lui. Il risultato è l’intervista che trovate di seguito in cui abbiamo spaziato dal colpo di fulmine tra Jari-Matti e la specialità, fino al sul suo rapporto con i rally italiani e il nostro paese, passando per la sua prima vittoria e i successi nel rally di casa.

Ciao Jari-Matti! Un piacere averti con noi per questa chiacchierata! Prima di tutto come stai?

Ciao! Al momento sto molto bene, ti ringrazio. Qui in Finlandia la situazione non è stata così grave, siamo stati fortunati. Abbiamo avuto comunque spazio per andare un po’ in giro e per lavorare, e ho potuto quindi proseguire in quello che faccio ora ossia occuparmi di auto da rally e di ricambi. Mi piace molto.

Proviamo a tornare un po’ indietro coi ricordi: quando ti sei appassionato ai rally? Cosa ha fatto scattare in te la passione e la voglia di gareggiare?

Il mio interesse per i rally è scoppiato quando seguivo mio padre, quando faceva il pilota. Lo seguivo e sono rimasto affascinato dal vederlo sulle prove speciali e poi anche quando ebbi la possibilità di entrare al service e stare con i meccanici. Era tutto molto affascinante e anche se avevo solo quattro o cinque anni decisi che volevo diventare un pilota professionista.

Ho sentito di un test segreto che hai fatto con M-Sport, mi sembra, in Finlandia quando ancora stavi facendo il servizio di leva obbligatorio. Sei arrivato su una jeep, sei salito in macchina, hai fatto il test, e poi te ne sei andato. Ma puoi raccontarci qualcosa di più a riguardo? 

È molto interessante che tu abbia menzionato questo fatto, perchè è qualcosa che nessun altro mi ha mai chiesto. Sono veramente molto sorpreso che tu conosca l’episodio! É successo dopo un rally di Finlandia. Io stavo facendo il servizio di leva obbligatorio ed ero quindi rientrato in servizio dopo il rally. Riuscii a prendere poi mezza giornata di permesso per un test organizzato dalla Castrol. Marcus Gronholm guidava con quello sponsor all’epoca e fu possibile organizzare questa cosa. Per fortuna dove svolgevo il servizio non era molto distante da Jyvaskyla, un paio d’ore al massimo. Ebbi la possibilità di fare una trentina di chilometri con la nuova Focus ’06. Io quell’anno avevo guidato la Focus ’05 ma solo su asfalto, niente terra. Quindi fu fantastico avere la possibilità di guidare la nuova Focus su terra, era quello che volevo. Il mio manager spinse parecchio per farmi fare quel test e a fine stagione ebbi poi l’opportunità di guidarla in Galles. Quindi fu molto positivo.

Sei ancora il più giovane vincitore di una prova iridata. Cos’hai provato quella volta?

Sì, e penso sia la più grande vittoria che ho ottenuto. Ci sono altre vittorie che si avvicinano, come in Finlandia nel 2014, ma quando vinci la tua prima gara “battendo” tra l’altro il record del tuo idolo Henri Toivonen e diventando il più giovane vincitore di una prova del mondiale, di sicuro la sensazione è unica. Non era una vittoria che mi aspettavo: la stagione era partita con un pessimo risultato e una brutta guida da parte mia al Montecarlo. E poi improvvisamente vincemmo in Svezia. Tutti rimasero sorpresi, me compreso. Ma non dimenticherò mai la sensazione di vincere e di salire sul tetto dell’auto. Mi viene ancora da piangere quando ci ripenso.

Cosa ti piace di più nel guidare una vettura da rally? Qual è l’aspetto più emozionante?

La cosa migliore di guidare un auto da rally è che stai guidando e controllando la macchina fra pietre, alberi e tutto quanto. La sensazione è che tu stai ordinando alla macchina di fare questo o quello, di andare dove vuoi tu. Sei tu che controlli la macchina qualsiasi sia il fondo e qualsiasi siano le condizioni, e quando ci riesci veramente, beh quella è la sensazione migliore.

Qual è il tuo rally preferito? E perchè? Finlandia a parte, di cui parleremo fra un attimo

Se non penso alla Finlandia mi viene in mente l’Australia, ma anche la Nuova Zelanda. Ci sono strade magnifiche. Ma ci sono anche altri eventi che mi piacciono molto: Argentina per esempio, anche se le strade sono molto dure e difficili, ma le sensazioni e l’atmosfera sono pazzesche. Anche in Italia c’è molta passione, il RIS mi piace molto. E penso che spostandosi al nord, dove si svolgeva il Sanremo ci sarebbero ancora più persone.

Qual è la prima cosa che ti viene in mente se dico “Rally Finland”?

La prima cosa che penso se dici “Rally Finland” è l’incredibile atmosfera, ma anche la grande pressione della gente. É un rally che amo, ma è allo stesso tempo anche molto molto dispendioso e difficile: la pressione è altissima. Gli spettatori finlandesi si aspettano che tu vinca. E tu non vuoi deluderli, vuoi vincere, sai che è molto importante per le persone in Finlandia. Devi tirar fuori tutto quello che hai. Una guida “basic” non è abbastanza in Finlandia. Ti serve qualcosa di più, devi essere determinato, liberare la mente ed essere in sintonia con la macchina. 

Che emozione si prova a vincere in Finlandia a casa tua? E quanto alta è la pressione per un Finlandese nella gara di casa?

Come detto la pressione è sicuamente molto molto alta, ma quando sono riuscito a vincere nel 2014 e poi nel 2015, ricordo che è stato come vincere metà campionato del mondo. Mi sono sentito per metà campione del mondo, ecco. È stato incredibile.

 

 

In Italia sei amatissimo dal pubblico dei rally. Cosa ti è piaciuto maggiormente del venire a correre qui da noi?

Quando ero diciassettenne gareggiavo in Inghilterra e poi a 18 anni ho potuto guidare anche in Italia: è stato molto bello perchè non ero mai stato su strade di montagna prima. Era una nuova esperienza, con strade e condizioni nuove rispetto alla Finlandia. Amo la passione che c’è in italia. Sai in Finlandia la gente è molto più distaccata, non ti si avvicina così tanto e non manifesta la passione come succede in italia. Questo è stato qualcosa di veramente speciale per me quando sono venuto per la prima volta in Italia. Ed è sempre bello ritornarci. Vado spesso al Prealpi Master Show a fine anno, che è veramente un bell’evento: c’è un sacco di gente, tanta passione, tutti cercano di farsi delle foto. I fan sono veramente molto importanti.

Cosa farai quando smetterai di correre? Ci hai mai pensato?

Quando smetterò di correre, beh non so. Ho deciso che se non ruscirò a rientrare nel WRC allora farò l’European Historic Championship. Adoro guidare le vecchie auto da rally, specialmente la Celica gruppo A. Ora nel tempo libero mi dedico al mio workshop dove restauriamo auto da rally da mettere poi nel mio museo. Facciamo anche ricambi per Mitsubishi e Toyota e le ricostriuamo. Mi piace anche fare jogging, orientiring, sci nordico, e ovviamente la sauna. La sauna è molto importante, la faccio ogni giorno.

Ultima domanda: cosa manca al rallysmo italiano per riportare un pilota in pianta stabile nel mondiale? Che consiglio ti senti di dare?

Sicuramente sarebbe fantastico avere nuovamente un pilota italiano a lottare nel WRC per le posizioni di vertice. C’è un sacco di interesse in Italia per il rally ma onestamente quello che sta mancando è un costruttore italiano. Lancia o Fiat o Alfa Romeo. Serve un team italiano e se ci fosse sarebbe più facile riportare degli italiani nel mondiale. Quando c’era Lancia c’erano Miki Biasion, Alex Fiorio, e altri, ad esempio. Ci sarebbero anche più sponsor per supportare i piloti. Per arrivare al top servono soldi e poter fare pratica, fare test, questi sono i due elementi: hai bisogno di guidare, stendere le note, pensare alla guida, guidare ancora, ma hai anche bisogno di soldi. Questi sono gli elementi.

Grazie Jari-Matti, grazie! E’ stato un piacere per noi e speriamo di rivederti presto su una WRC. Grazie!

Un ringraziamento particolare a Mari che ha reso possibile l’intervista
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