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Tempo

3 MIN

Non è finita finché non è finita

Cosa ci ha insegnato il Rally Turkey Marmaris 2019?

Dopo diversi anni trascorsi a seguire gare di rally, mi piace provare a trovare un significato comune ad ogni singola gara che vada oltre il risultato finale. Niente a che fare con la retorica spiccia e da quattro soldi che il motorsport riesce a generare. Solo la “semplice” esplicitazione di quel tratto identificativo che ci permetta di non far finire nel dimenticatoio una gara prima del tempo.

Niente di più facile per questo Rally di Turchia 2020, la gara dei finali già scritti che necessitano di riscrittura.

Lo sa bene Sebastien Ogier, che aveva lasciato la Germania con un livello di stizza fuori soglia verso la sua C3 e chi gliel’ha fornita. Di certo non è lui l’uomo che dichiara la fine prima del tempo ma, non l’avevamo mai visto così vicino dal farlo nella sua vittoriosa storia. E invece non è finita per Seb, anzi forse è appena cominciata nel modo a lui più congeniale: con buona parte della pressione sui suoi rivali diretti.

Lo sa anche Ott Tanak, che tutti avevano dato per virtuale campione del mondo ed invece si ritrova a dover difendere con il coltello tra i denti una leadership mondiale sudata, gara dopo gara. L’estone questo finale lo sogna da tempo ma, ha sempre messo in campo un sufficiente livello di realismo tale da non aver ancora cominciato a pregustarselo. Ed è bene che lo sappiano anche in Toyota, con quel missile chiamato Yaris i cui problemi paiono non avere fine.

Spero di saperlo anche Thierry Neuville, che anche in Turchia ha recitato il ruolo di protagonista mancato incapace di approfittare degli errori dei rivali. La “storia” che a Hyundai Motorsport interessi principalmente il costruttori poteva alleggerirlo e lasciargli quella giusta serenità che forse era mancata nelle scorse stagioni. E invece non funziona e se c’è un finale tra i non vincenti da scrivere potrebbe essere lui il primo a cominciare.

Anche Gus Greensmith lo sa, o forse l’ha imparato bene adesso. Perché per lui la penultima speciale era finita e in modo anche abbastanza tranquillo, prima di volare in un fosso e rischiare di farsi tirare le orecchie da Malcolm Wilson. E invece il giovane britannico ha tirato fuori la mentalità di chi non si da per vinto e resta aggrappato al desiderio di un finale felice. Lo ha voluto con tutto se stesso e con tenacia (ed un pizzico di fortuna) ha tirato fuori la Fiesta R5 MK II dal fossato per portarla sul gradino più alto del podio.

Ah, lo sa anche Fabio Andolfi, che tanti davano già per finito ancora prima di imbarcare le Skoda verso Marmaris. E a casa con lui doveva finirci anche un programma di cui spesso di parla dimenticando la bandiera che rappresenta. E invece non è finita dopo la prima foratura, neanche dopo la seconda e neppure dopo la terza. Anzi, è finita sul podio di classe con un altro po’ di esperienza in cascina, seppur con tante tribolazioni.

D’altronde volevamo un significato da questa gara e, dai confini tra Asia ed Europa, è tornato a rifarsi chiaro il concetto che “non è finita finché non è finita”, soprattutto quando si parla di rally. Con buona pace di chi sperava che sarei riuscito a non buttarla sulla retorica.

Credit: Jaanus Ree / Red Bull Content Pool
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