Carlo…

C’ho sempre litigato con Carlo ed è litigando che l’ho conosciuto. Normale quando si cerca di portare avanti le proprie idee, inseguendo la propria passione. Ci siamo confrontati, scontrati, chiariti ma non siamo mai riusciti a trovare un modo né per collaborare, né per starci simpatici.

A lui non piaceva il mio modo di fare le cose e io ho spesso fatto fatica a capire il suo, anno dopo anno.

Fino ad una normale coesistenza basata sul non darsi più fastidio, ognuno dietro alla propria modalità di vivere la passione per i rally.

Stamattina, un lunedì come tanti, iniziavo a pensare a come avremmo impostato il Rally di Portogallo quando mi è arrivata la notizia della sua scomparsa e mi son chiesto se fosse il caso di scrivere qualcosa senza sconfinare nella retorica inevitabile di certi momenti, soprattutto dopo i nostri trascorsi.

Scelgo di farlo.

Lo faccio perché Carlo è stato uomo di rally più di noi, avendo corso in prima persona ed essendosi preso la briga di raccontare i rally quando ancora non esistevamo.

Lo faccio per salutare con rispetto un appassionato di corse su strada che ha provato a lasciare un segno, dentro e fuori l’abitacolo.

Lo faccio perché grazie a quegli scontri ho probabilmente imparato qualcosa in più ed ho sicuramente rubato qualcosa in termini di esperienza.

Lo faccio perché non penso ci sia un’età giusta per lasciare questa vita ma sicuramente non era quella di Carlo.

Lo faccio perché i rally da oggi hanno un cuore in meno che batte per loro ed è giusto che lo sappiano.

Lo faccio per chi resta, nel suo ricordo.

Lo faccio perché di quelle liti forse ne avrei voluta ancora una, di persona e non tramite una tastiera, per tentare di far arrivare con gli occhi quel rispetto che le parole spesso non sanno descrivere. Neanche queste.