Chi sei realmente Andreas?
Cosa ha trasformato un potenziale campione del mondo in un gregario di lusso?
Sembrano passati secoli ed invece era solo il 2016 quando Andreas Mikkelsen, a bordo della Polo WRC, metteva in bacheca sei podi stagionali conditi da due vittorie dopo aver totalizzato la bellezza di nove podi ed una vittoria nella stagione precedente. Certo in quelle stagioni stare su una Volkswagen faceva una bella differenza ma, si arriva al punto di pensare che se nell’immediato futuro ci saranno problemi a confermarsi per Sebastien Ogier questi possano venire soprattutto dal classe 1989 norvegese.
Di lì a poco però la casa tedesca alzerà bandiera bianca e per Mikkelsen inizierà un breve vagabondaggio alla ricerca di un sedile che gli permetta di ritornare ai vertici. Skoda per non perdere l’allenamento, Citroen per rilanciare le proprie ambizioni e, infine, Hyundai come compagno dell’amico Thierry Neuville per costruire insieme un super team giovane e vincente.
Dopo 18 gare sulla Hyundai i20 WRC i risultati raccontano una storia che ha preso una piega decisamente diversa: un buon terzo in Svezia 2018 come miglior risultato (sarebbe stato replicato quest’anno senza ordini di scuderia), tanti piazzamenti, 13 speciali vinte e l’impressione che quel quid del campione sia andato schiacciato col progetto Polo WRC.
Ma cosa impedisce ad Andreas di riprendere a giocarsi le gare?
Pur facendo parte di uno dei top team del World Rally Championship ed avendo mantenuto le sue doti di pilota pulito ed efficace, sono rarissimi i casi in cui Andreas riesca ad imporre i suoi ritmi e a tirare fuori tempi che fanno la differenza. Si ritira sempre poco ma finisce molto spesso risucchiato nel limbo di quei piloti bravi ma a cui manca l’acuto decisivo quando conta.
Hyundai ha “deciso” di continuare a scommettere su di lui pur con l’arrivo di sua maestà Loeb, silurando Hayden Paddon che sul finale di stagione aveva mostrato qualche tiepido segnale di fine di una crisi che pareva senza fine. Il supporto del team è totale ma c’è da chiedersi fino a quando Adamo & Co. possano accontentarsi di un passista dal piazzamento facile che sale di rado sul podio e non riesce ad aggiungere punti in Power Stage.
In Svezia sarebbe stato podio se quei punti in più non fossero serviti a Neuville ma, analizzando la gara, si può osservare l’essenza dell’attuale Mikkelsen: passo buono, ottimo ritmo, un sabato in crescendo con una serie di secondi tempi di speciale ma nessun miglior tempo in quella che è la sua gara di casa ed un terreno da sempre congeniale.
Certo ritrovarsi nei pressi del podio è incoraggiante e lascia ben sperare per il proseguio della stagione ma ora le condizioni cambiano, si torna sulla terra, e c’è da dimostare di valere ancora un sedile così importante, un sedile con cui si punta a rompere l’egemonia francese sul tetto del mondo. Un sedile che non è garantito per sempre praticamente a nessuno.
E allora dicci Andreas, chi sei realmente: un altro nome da inserire nell’elenco dei “se” o un campione a cui consegnare le speranze del futuro?