Verso il rush finale del WRC: facciamo il punto
Analizziamo i diversi aspetti che ci porteranno ai campioni del mondo 2018
4 gare in 3 diversi continenti. 3 piloti e 3 case costruttrici che si giocano il titolo. Un finale di stagione apertissimo, praticamente imprevedibile, come non se ne vedevano da anni.
In effetti, dando uno sguardo all’albo d’oro del WRC, per trovare un campione del mondo che di nome non faccia Sébastien bisogna andare indietro di 15 anni (fino al funambolico Petter Solberg) e credo che un cambiamento farebbe bene al campionato.
I numeri non mentono mai
Neuville 172, Ogier 149, Tanak 136. 23 punti di distacco tra il primo e il secondo, che salgono a 36 nei confronti del terzo. Sono tanti? Sono pochi? Difficile da dire in questo momento, anche perché, a seconda del punto di vista, questi numeri possono assumere significati completamente diversi. Quello che è sicuro, è che nessuno può permettersi passi falsi: segnare uno 0 in una delle prossime 4 gare può voler dire abbandonare la lotta per la vittoria finale.
Thierry Neuville
Certo, aritmeticamente, Neuville avrebbe abbastanza margine per fare un errore, ma è anche vero che i suoi tempi nelle ultime due gare non sono stati molto lusinghieri e se dovesse non prendere punti in uno dei prossimi rally si troverebbe i due inseguitori proprio alle calcagna, se non davanti. Fatto, questo, che gli rovescerebbe sulle spalle una pressione pazzesca. Il belga in passato ha dimostrato di non essere sempre una roccia dal punto di vista psicologico e la Hyundai non sembra più quel missile terra-aria di inizio stagione. Chi lo sa, magari sta solo amministrando (e lo sta facendo anche bene) in attesa di gare che sono più congeniali al suo stile di guida (come la Turchia o l’Australia) o alla sua squadra (in Spagna l’aiuto di Sordo potrebbe rivelarsi decisivo). Sicuramente a 30 anni Thierry è diventato un pilota più maturo e, dopo due secondi posti, questo potrebbe essere il suo campionato.
Sébastien Ogier
Se c’è un pilota al mondo che reagisce bene alla pressione, questo è proprio Ogier. Ogni qual volta le condizioni sono sfavorevoli, lui tira fuori la zampata vincente. Anche in Germania, nonostante una foratura che pareva aver compromesso gara e campionato, è riuscito a raccogliere un risultato di rilievo, che gli permette di essere ancora pienamente in gara per il campionato. Sulle doti del campione in carica si potrebbe scrivere un libro, anzi un’enciclopedia, ma quella che personalmente apprezzo di più è la sua “consistency”. Uso questa parola perché può essere tradotta in italiano in diversi modi, sia come “costanza” che “coerenza” ma anche come “consistenza”, tutti aggettivi che ben rappresentano Ogier e ne descrivono i tratti salienti come pilota. 23 punti non sono poi cosi tanti per un fuoriclasse come lui, e se ci dovesse essere bisogno, avrà in Evans e Suninen due scudieri pronti a sacrificarsi per lui. Quest’ultimo punto non è da sottovalutare e potrebbe risultare decisivo nel momento in cui si dovesse arrivare già in Galles punto a punto. Per tutte queste ragioni, il mio favorito rimane sempre lui.
Ott Tänak
Fossero tutti e 3 a pari punti non ci sarebbe storia: l’estone è così in palla che sembra essere in grado di vincere anche con una Panda 30! Fortissimo sull’asfalto, imprendibile sulla terra, solo il fango gallese potrebbe essere un’insidia per lui. Se in questo momento Ott sembra un alieno, il merito è anche della Toyota Yaris che in questo momento sembra proprio un’astronave. Il pacchetto aerodinamico è eccellente e il motore sembra avere veramente un qualcosa in più in termini di coppia e allungo. Ciliegina sulla torta, la squadra messa insieme da Tommi Makinen che, con Lappi e Latvala, cala un tris d’assi in grado di imporsi, teoricamente, in tutte le prove da qui alla fine. Tuttavia, proprio l’arma della Toyota potrebbe rivelarsi il punto debole di Tanak, infatti, dal punto di vista dell’affidabilità, la Yaris ha mostrato qualche limite in più di un’occasione e per quanto riguarda eventuali giochi di squadra, non è detto che i due finlandesi siano abbastanza “sisu” da accettare di buon grado di buttare un buon risultato per aiutare il pilota baltico. Sicuramente Ott ha già fatto una stagione strepitosa e non ha niente da perdere, il che lo pone in una posizione psicologicamente favorevole nonostante 36 punti siano oggettivamente tanti a questo punto della stagione (9 punti di media a gara da recuperare su Neuville). E poi scusate ma come si fa a non fare il tifo per uno che guida così?
Il mondiale costruttori
Se il mondiale piloti è tutto da decidere, quello costruttori lo è altrettanto, considerato che tra Hyundai e M-Sport, terza, ci sono solo 30 punti, con in mezzo Toyota, a 14 punti dai sud coreani. In questo caso le dinamiche sono diverse e, prendendo punti con le prime due vetture all’arrivo, l’importanza delle seconde linee è fondamentale. Come già detto Toyota ha nel complesso i tre piloti che sono più in palla e in grado di piazzarsi potenzialmente a podio in tutte le gare rimaste. Hyundai ha invece pagato a caro prezzo la scelta di far correre l’intera stagione a uno spento Mikkelsen. Non credo si possano avere dubbi sulle capacità del norvegese, ma i numeri parlano chiaro e non sono per niente lusinghieri nei suoi confronti. Per quanto riguarda Sordo e Paddon, sicuramente potranno portare punti preziosi, soprattutto in Spagna e in Australia, ma in generale il team di Nandan, pur primo in classifica, non parte favorito nel mio personalissimo pronostico. Ultima ma non ultima M-sport, che ha sacrificato qualche punto per strada per far si che Ogier rimanesse in gara per il mondiale. Suninen e Evans sono a disposizione del team al 100%, questo fa onore alla loro professionalità, ma hanno raccolto un solo podio (Suninen terzo in Portogallo) e non credo che le loro attuali performance saranno sufficienti per far sì che Malcom Wilson metta il trofeo in bacheca.
Un ultimo accenno per Citroen, che licenziando Meeke ha sicuramente salvato qualche scocca ma non la stagione. Si parla, per il 2019, di Ogier o Neuville e certamente un top driver serve come il pane alla casa francese… ma il pesce puzza dalla testa e non penso che questo caso faccia eccezione!