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Tempo

3 MIN

Que Viva Mexico! (ma qualcosa va rivisto nel regolamento)

Le critiche della vigilia spazzate via da un edizione memorabile della gara sudamericana, nonostante...

Non partiva sotto la miglior luce questa edizione 2018 del Rally Mexico, terzo round del World Rally Championship. Le trasferte oltreoceano piacciono sempre poco a tifosi europei (la parte più sostanziosa) e agli addetti ai lavori. Inoltre il ridottissimo numero di iscritti aveva portato a gridare al disastro ancora prima che i cronometri iniziassero a segnare i primi tempi. E invece oggi sono qua a parlare di ben altro, sono a parlare di una gara che si spera abbia lunga vita per tutto quello che ha offerto.

La semplicità al posto della megalomania

In Messico hanno imparato dai loro stessi errori, puntando tutto sulle soluzioni semplici ma efficaci. Niente trasferimenti assurdi per cercare di portare le macchine dove non si può (vi ricordate l’anno scorso che disastro per arrivare a Città del Messico?) e niente prove da chilometraggi insopportabili (come l’edizione da oltre 90 km della El Chocolate). La veloce terra messicana ha tantissimo da offrire già di suo e si è deciso di puntare tutto su quello e sul fascino di alcune street stage che offrono scatti e squarci veramente caratteristici e difficili da trovare altrove. Un contesto cittadino che aggiunge sapore al WRC, senza risultare per niente forzato. Ed ha innegabilmente funzionato tutto.

Loeb il tocco di pepe in più

Che la presenza di Loeb servisse da volano per tutto il weekend era preventivabile. Lo era meno il fatto che l’alsaziano si rimettesse nelle posizioni in cui siamo stati per anni abituati a vederlo. La sua gara ha avuto per un pomeriggio il sapore vero di chi sta (nuovamente) facendo la storia ed ha creato un fermento ed un’emozione tra i tifosi come solo le leggende possono ottenere. Da parte sua Seb si è messo a disposizione del circus con la semplicità di chi dentro sente di non aver mai smesso di farne parte. È stato bello, bellissimo ed era quello che serviva per aggiungere spunti ad una gara in cui è successo veramente di tutto.

La “macchia” del regolamento

La direzione gara aveva chiesto ai piloti di non ripetere la situazione creatasi in Svezia con Ogier ma gli equipaggi hanno risposto picche sia con le parole che coi fatti. Neuville e Tanak hanno quindi deciso di pagare ritardo al C.O. per avere strada pulita in Power Stage ed il risultato è stato quello di vedere che la strategia effettivamente funziona.

Bel grattacapo per il promoter che si trova di fronte ad un conflitto tra due formule che parevano funzionare molto bene: la Power Stage per “costringere” gli equipaggi a correre fino alla fine e il Rally2 per dare la possibilità di rientrare a chi finisce la gara troppo presto (e per evitare che gli appassionati si trovino l’ultimo giorno con un pugno di macchine).

Ai piloti poco importa di non comparire in diretta nell’ultima prova del rally mentre il promoter ha un bisogno enorme di avere i piloti di punta fino alla fine (sono quelli che ti fanno vendere meglio un prodotto come WRC All Live, ad esempio). Il problema è che il regolamento è lacunoso su questo aspetto e non è facile intervenire a campionato in corso. Il rischio è di ritrovarci in una lotta senza esclusione di colpi e idee con lo spettacolo che piano piano va scemando nel nome del “va bene tutto pur di vincere”.

Evito di inserire il discorso “chicane” (e la relatività con cui si applica il regolamento in certi frangenti) poiché di carne al fuoco ne ho già messa tanta. E poi voglio che resti negli occhi di ogni appassionato una gara bella ed avvincente a cui mi sento di dedicare lunga vita (col supporto di regole molto più chiare di così).

Pics: Willy Weyens
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1 Commento

  • Bqb
    Posted 12 Marzo 2018 19:14 0Likes

    90 KM.?

    Ma quando?
    Io al Massimo ricordo 80 Guanjatito

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