Nicola Sartor: “Il mondiale? Un sogno. Vorrei un 2018 con tutto il budget per puntare a vincere”
Il pilota veneto ci ha raccontato l'ADAC e la sua voglia di non mollare il suo grande desiderio di rally
La storia di Nicola Sartor è la storia di una passione sconfinata. Una voglia matta di rally, tanto da essere disposto a qualunque sacrificio per inseguire un sogno fatto di profumo di prove speciali ed emozioni che solo dentro un abitacolo si possono provare. Lo abbiamo raggiunto al termine della sua bella ma sfortunata partecipazione all’ADAC Rallye Deutschland e ci siamo fatti raccontare tutta la sua storia.
Raccontaci la tua storia…dove nasce la tua passione per i rally e come hai iniziato?
La mia passione credo sia nata con me. Già da piccolo, a 6-8 anni, desideravo di correre nei kart ma i miei non se lo potevano permettere economicamente. Seguivo le gare con una gran voglia di guidare. A 18 anni, una settimana dopo aver preso la patente, ho partecipato ad una gara in salita vicino a casa con un 106 N2 e mi sembrava un sogno di trovarmi su una macchina da rally. Per questo devo ringraziare molto Andrea Crugnola che mi ha seguito dall’inizio. Era il 2013. Nel 2014 ho fatto due gare col 106, ho partecipato a Rally Italia Talent arrivando terzo e ho potuto fare l’Adriatico, il Prealpi Master Show e il MotorShow di Bologna con la 208 R2 ufficiale con tutto spesato. Purtroppo il progetto era un po’ fine a se stesso, io non potevo sostenerlo con un budget personale ed è finito tutto. Nel 2015 ho fatto il Valtiberina sempre con la 208 R2 ma è andata male, la macchina non andava. Al Bellunese sono andato con l’Adam R e il San Martino dove ho vinto la classe sempre con la Opel, non me lo aspettavo poiché gli altri correvano tutto l’anno. Nel 2016 ho fatto tre gare dell’ADAM Cup ma ero sempre al limite con il budget e ho dovuto smettere di nuovo. Quest’anno ho trovato un aiuto dalla scuderia Sport e Comunicazione e tanti tanti soldi miei, sacrifici su sacrifici per mettere via i soldi necessari per correre. Tanti mi diranno che sono matto ma “purtroppo” io ho questa passione e non li spenderei per altro. Si tratta un po’ come una droga. Abbiamo fatto quattro gare e ce ne sarebbero altre due ma abbiamo finito il budget da un bel po’ quindi temo saremo di nuovo a casa. Credo di essere una delle poche persone che fa l’operaio o il commesso che dedica ogni singolo centesimo al mondo delle macchine.
Germania momento altissimo. Che gara è stata questo ADAC? Era quello che ti aspettavi? Contento?
Beh, come tutti credo, partecipare al mondiale è un sogno vero e proprio. Fino a domenica ero tranquillo, non realizzavo neanche di essere al mondiale WRC. Con l’arrivo in Germania e il ritiro del radar ho capito che stavo realizzando davvero quel sogno ed ero molto molto emozionato, ancora di più della prima gare della mia vita. Infatti sulle prime prove ero super agitato. Passare su prove come Mittelmosel o la famosissima Panzerplatte mi ha portato al settimo cielo. Purtroppo domenica mattina, scaldando la macchina prima della prima prova, si è rotto un semiasse e da lì è crollato tutto. Ci siamo fermati, sono sceso dalla macchina ed ho iniziato a piangere ed urlare per la disperazione. Purtroppo i rally sono anche questo. Penso di non aver mai pianto così tanto perché non so se il mondiale riuscirò ancora farlo, non troverò mai un buon sponsor senza avere conoscenze.
Quando ti vedremo su terra?
La terra è il mio fondo preferito. Mi piacerebbe essere al via di ogni gara su terra ma siamo sempre al solito problema: i soldi. In tutte le gare che ho fatto su terra ho provato sensazioni incredibili a guidare su terra.
Secondo te cosa si potrebbe fare per aiutare giovani italiani come te ad emergere a grandi livelli?
Correndo in questo trofeo vedo proprio la differenza con le altre nazioni. Ho visto finlandesi supportati in tutto, in tutti gli aspetti che esistono mentre noi italiani siamo costretti a fare i salti mortali. Mi dispiace tantissimo perché in questo trofeo, dove corrono piloti di 13 nazioni, sono l’unico italiano e non ho alcun tipo di supporto dalla federazione mentre gli altri li vedo sempre sostenuti in qualche modo. Uno svedese ha addirittura direttore sportivo, sponsor al seguito, allenamenti e tutto il resto: così diventa tutto un po’ più semplice.
Quali sono i tuoi programmi per il futuro? e i tuoi sogni?
Purtroppo al momento non ce ne sono. Il sogno è iniziare l’anno prossimo facendo tutta l’Adam Cup con il budget coperto e l’obiettivo è vincerlo. Quest’anno serviva farlo per accumulare esperienza. Se tutto va bene siamo nei primi 5, senza alcun supporto e contro equipaggi che hanno molto di più a disposizione. Eppure siamo lì. Se troviamo il supporto giusto possiamo giocarcela. Non mi piace esaltarmi da solo ma i tempi parlano e anche Pietro Ometto vede che abbiamo tutto per fare bene.
Per chiudere vorrei precisare l’importanza che ha avuto il sostegno, anche economico, della mia famiglia e della mia ragazza. Siamo persone normali e sarò sempre grato a loro per quello che hanno fatto per consentirmi di inseguire il mio sogno.
L’intervista si chiude così e lascia un alone di emozione intorno. Nicola ha avuto la voce tremolante ad ogni parola, ad ogni passaggio, ad ogni ricordo. Ed è proprio in quel tremore che troviamo il nostro spirito e la nostra mentalità. Ci piace pensare che riusciremo ad aiutarlo, che leggendo questo articolo uno sponsor vero si farà vivo e che nella stagione 2018 vedremo al via dell’Adam Cup una vettura con gli adesivi di Epic Rally Tribe e Rallyssimo.
In bocca al lupo Nicola!
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