Luca Pedersoli: “Inizio di stagione davvero travagliato. La terra? Mi manca e spero di ritornarci presto”
L’IrCup 2017 ritornerà in questo weekend in occasione del prestigioso rally del Casentino, con Luca Rossetti chiamato a difendere la leadership in classifica dall’attacco degli altri pretendenti al titolo. Tra questi ci sarà certamente Luca Pedersoli, determinato a riscattarsi dopo un’avvio stagionale molto sfortunato. Abbiamo dunque raccolto le dichiarazione pre gara del veloce bresciano, all’interno di un’intervista inedita a 360°.
Luca, una prima parte stagionale al di sotto delle tue potenzialità?
Questo è stato senza dubbio l’inizio stagionale più sfortunato dopo ben vent’anni di corse. Al Lirenas il supporto dell’ammortizzatore ha ceduto mentre ero in testa, mentre al Taro ho affrontato la seconda prova speciale sotto l’acqua battente con tre gomme da pioggia e una slick perdendo di fatto molto terreno e compromettendo il nostro rally. Al Mille Miglia invece, a cui tengo particolarmente in quanto gara di casa, si è rotto un dente della prima e poi anche della terza mandando in crisi successivamente l’intera scatola del cambio. Anche qui ho dovuto gettare nelle ortiche una gara in cui mi ritrovavo in testa e il passo era molto buono. Dopo questi episodi è venuta meno un po’ di grinta agonistica, ma ci presenteremo all’ imminente Casentino per la rivincita.
Ti aspettavi un Luca Rossetti così in forma?
Personalmente reputo Luca Rossetti il più forte pilota italiano insieme a Paolo Andreucci, quindi non c’è da stupirsi per quanto sta facendo. Ha fatto scappare numerosi equipaggi da questo campionato mentre io ho abbandonato dopo diverse stagioni il CiWrc per venire a confrontarmi in questa nuova realtà anche grazie all’invito dell’organizzatore Loriano. E’ una sfida molto allettante e sono contento della scelta. Detto ciò, Luca sta sfruttando ampiamente la grande conoscenza del percorsocontario, quindi parte avvantaggiato nei miei confronti perchè queste prove non le avevo mai effettuate. Dico questo perchè nei rally conoscere il percorso è fondamentale per andare davvero molto forte. Faccio un esempio pratico per dimostrare la mia teoria: a Sanremo un certo Hayden Paddon è stato dietro ai nostri proprio perchè si è ritrovato in un rally totalmente nuovo. Inoltre le R5 si avvicinano molto alle vecchie Wrc 2.0 in frenata e in tenuta, portando il duello in questo ambito quasi alla pari.
Hai pensato di poter salire su una Wrc 1.6 in questa stagione?
Eccome se ci ho pensato. Vorrei fortemente una Wrc 1.6 ma costa molto di più rispetto alle vecchiette 2.0. Quelle vetture di ultimissima generazione sono capolavori dell’ingegneria moderna e saranno certamente il futuro dei prossimi campionati. Nel 2012 ho guidato la Ds3 Wrc in Sardegna e successivamente ho svolto qualche test e posso dirvi che ha un grande potenziale. Spero di risalirci presto, magari in versione 2016 con il cambio al volante.
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Cosa ti aspetti dal Casentino e quale tattica intraprenderai?
Nessuna tattica particolare, non sono mai stato in quelle zone e quindi sono estremamente curioso. L’uomo da battere sarà ancora Rossetti proprio per le motivazioni che ho spiegato prima, ma noi siamo pronti e confido nelle nostre capacità. Affronteremo prove speciali molto ostiche, tra cui una di ben 36 kilometri in notturna, per cui bisognerà rimanere concentrati e costanti.
Il Sardegna è stata la tua ultima apparizione nel mondiale, nonchè su terra. Nostalgia?
La terra mi manca davvero tanto. Sono nato terraiolo grazie ai passati sulle moto da enduro e mi piacerebbe ritornare su tale fondo. Nel 2012 ho avuto la possibilità di correre in Sardegna e confrontarmi con i piloti del mondiale ed è stata un’esperienza bellissima, se poi pensiamo che ho potuto confrontarmi con gli occasionali compagni di team Loeb, Hirvonen e Neuville il tutto prende ancora più rilievo. Partendo prioritario Fia aprivo la strada a tutti e quindi non è stato per nulla facile, ma anche se non lo fossi stato in realtà la mia performance non sarebbe cambiata di molto. L’obiettivo primario era di guadagna un punto iridato e così è stato: una gioia immensa! Se dovessi ritornare a correre su terra però non mi accontenterei del trofeo raceday, senza nulla togliere ad esso ovviamente, ma cercherei di partecipare ad un evento importante e blasonato. Il sogno sarebbe il Galles, che da sempre mi affascina molto.
Ti sei formato grazie ai trofei Abarth, maturando e formandoti poco per volta. Quanto manca ai giovani odierni un’iniziativa del genere?
Quando ho iniziato a gareggiare il mio portafoglio, così come quello di Gigi Galli e Giandomenico Basso, era molto leggero. Grazie al Trofeo Abarth, in cui si correva con le piccole 600 kit, mi aggiudicai il montepremi finale di 300 milioni più ad ogni gara vinta altri 10 milioni, cifre che mi permisero di crescere e maturare al volante. Oggi non esiste più nulla di tutto questo e non posso nascondere che manca molto a tutto il movimento, in particolare ai giovani piloti che vorrebbero mettersi in mostra. Però permettetemi di dire una cosa. Non mi sento di dare la colpa esclusivamente alla Fiat. Lo Scorpione ha abbandonato i rally perchè riteneva pericolose le gare sulle strade quotidiane, preferendo investire sul Dtm o sul Wtcc. E la nostra Federazione? Perchè non si impegna a formare un giovane pilota italiano e a dargli la possibilità di misurarsi in una grande realtà come accade con la FFSA francese?
Su quale giovane italiano scommetteresti oggi?
Non faccio nessun nome per non scontentare nessuno, ma posso affermare a gran voce che giovani italiani bravi ne abbiamo parecchi. Ma da soli non possono arrivare, serve qualcuno alle spalle che li inseriscano all’interno di un programma mondiale serio per formarli non solo alla guida, ma insegnandogli anche la lingua inglese (visto che i team sono tutti esteri) e nozioni di meccanica per sopperire a qualunque evenienza. Vi faccio un altro esempio. Nel 2000 io corsi il Sanremo e il Tour de Corse con la Punto Kit della Grifone e sotto allo stesso tendone mi ritrovai una Toyota Corolla Wrc interamente sponsorizzata dalla FFSA. Il pilota era un allora sconosciuto SebastienLoeb, divenuto poi il campione che tutti conoscono. Grazie a validi e concreti programmi nel campionato del mondo è diventato prima un pilota ufficiale, poi nove volte campione iridato. Perchè non possiamo provarci anche in Italia, appoggiandosi ad esempio alla M-Sport?
Quali sensazioni si provano a guidare la macchina guidata proprio da un campionissmo come Loeb?
Ogni volta che salgo in macchina spero si ricordi del suo grande passato e automaticamente si metta ad andare un po’ più forte. Scherzi a parte, è una grandissima emozione avere a disposizione una vettura campione del mondo. Questa C4 Wrc e la Peugeot 306 Maxi sono le due macchine che in vent’anni di carriera mi hanno lasciato maggiormente il segno.
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