Quel bisogno di terra chiamato Raceday
L'assenza della serie su sterrato sta facendo sentire la sua mancanza, in un panorama rallistico sempre più monopolizzato dall'asfalto
Quanto ci manca il Raceday.
Sono queste le uniche parole che verrebbero in mente a qualsiasi appassionato di rally su sterrato, e più passano gli anni, più queste parole risuonano con forza.
Ma cos’era il Raceday?
Il Raceday era serie interamente su fondo sterrato, ideata da Alberto Pirelli e promossa da Dosso5 nel 2008, con l’obiettivo di sostenere e valorizzare tutti quegli eventi non titolati su strade bianche. Un campionato nato quasi per gioco ma che, anno dopo anno, ha trovato sempre più consenso, arrivando fino alla stagione 2022-2023. Purtroppo, a causa di vari problemi interni a Dosso5, si è interrotto proprio alla vigilia della sua sedicesima edizione consecutiva.
Nel corso delle varie edizioni ci sono state molte conferme e altrettante defezioni ma, sebbene la “pausa programmata” inizialmente non fosse vista come un problema, col passare del tempo ha lasciato strascichi importanti tra gli appassionati delle gare su terra. In un contesto in cui tutti potevano competere, con qualsiasi tipo di vettura, l’impossibilità di farlo all’interno del Campionato Italiano Rally Terra ha creato un vuoto che nessuno è riuscito a colmare. Un vuoto che sta spingendo molti a cercare alternative all’estero, spingendosi fino alle strade sterrate oltre confine della Croazia, ad esempio.
Troppi equipaggi, ormai, sono costretti a fare questa scelta. Un chiaro esempio è ciò che accadrà, tra pochi giorni, con il 14° Rally Show Santa Domenica: 133 equipaggi iscritti, di cui oltre quaranta italiani. Quaranta piloti che condividono lo stesso destino, costretti ad espatriare per poter gareggiare con le loro vetture su terra.
Un numero che potrebbe sembrare esiguo, ma va a superare persino quello degli iscritti all’ultimo round del CIRT 2024, il Rally delle Marche che ha visto solo 37 equipaggi prendere il via e che dovrebbe far nascere diversi punti interrogativi, nella testa di diversi responsabili della disciplina, in quanto la voglia di correre su sterrato è ancora viva e presente più che mai, bisognerebbe solo fornire gli strumenti e prendere le decisioni giuste affinchè lo si possa fare.
Con il ritorno di una serie come il Raceday, molti eventi, oggi scomparsi, potrebbero tornare alla ribalta e tanti appassionati, piloti e copiloti, potrebbero tornare a divertirsi spendendo cifre ragionevoli ed investendo il giusto tempo necessario a gareggiare. Gare come il Liburna Rally, il Valtiberina o il Rally Nido dell’Aquila potrebbero risorgere, riportando tanti equipaggi e vetture a sfidarsi sulle strade sterrate di questi appuntamenti, che da troppi anni non vedono più auto da corsa sfrecciare e concorrenti battersi contro il cronometro, in un ambiente sano, spensierato e spesso e volentieri goliardico.
In un mondo sempre più orientato verso l’asfalto, questa necessità di tornare alla terra appare, anno dopo anno, sempre più un sogno. Ma sognare non costa nulla. E, ricordando il motto del Raceday, non possiamo che concludere con queste parole:
Chi terra gode.
E di terra ne avremmo davvero tanto bisogno.
Foto di copertina: Gianmarco Gabrielli