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Montecarlo ’75: una prima volta STRATOSferica

Quasi 50 anni fa la prima apparizione, sulle strade del Principato, di un'auto destinata a diventare leggenda: la Lancia Stratos HF

Sono tanti i motivi che spingono gli appassionati e gli addetti ai lavori ad assieparsi sulle prove speciali della 43esima edizione del Rally di Montecarlo: prima di tutto perchè non si corre sulle strade intorno al Principato da due anni, e questo sarebbe già abbastanza; a causa della crisi petrolifera infatti, la parte iniziale della stagione 1974 aveva subito l’annullamento di svariate gare, e fra queste Il Monte, appunto. 

C’è poi grande curiosità attorno alla pattuglia francese schierata dall’Alpine, chiamata a difendere la tripletta messa a segno da queste parti nella precedente edizione del ’73: la casa francese schiera due A310 affidate a Therier e Warmbold, e due A110 per Nicolas e Ragnotti, per provare a ripetersi. I pericoli maggiori sono rappresentati dalla Fiat che schiera quattro 124 Abarth per Mikkola, Darniche, Alen, Bacchelli, e dalla Lancia: la squadra guidata da Cesare Fiorio si presenta al via con tre Lancia Stratos affidate a Munari, Pinto, Andruet, affiancate dalla Beta Coupè di Ballestrieri.

È la Lancia a partire con i favori del pronostico: sia perchè si presenta come detentrice del titolo Costruttori conquistato l’anno prima, sia perchè la Stratos, la nuova arma schierata con regolarità nella seconda parte della stagione 1974,  appare decisamente superiore a tutta la concorrenza. La nuova nata di casa Lancia, pensata appositamente per le corse, aveva consentito alla Casa torinese di recuperare tutto lo svantaggio accumulato nella prima parte della stagione ’74 dalla Fiat, e di vincere alla fine il Campionato con un discreto margine sugli odiati cugini.

La Lancia Stratos HF infatti aveva ottenuto l’attesa omologazione in Gruppo 4 il 1° Ottobre 1974. Esattamente 50 anni fa. Sull’omologazione della vettura è stato scritto e detto tanto, qualcosa sicuramente è stato anche inventato ma anche questo ha contribuito a farla diventare una leggenda. Quel che è certo, anche per la sua omologazione, entrano in gioco l’astuzia e l’abilità, tutte italiane, di Casa Lancia: riuscire, per “non arrivare lunghi” con l’omologazione, a convincere la FIA che i 500 esemplari richiesti erano stati tutti prodotti entro i termini, mentre oltre 50 esemplari furono prodotti dopo il primo ottobre. Un dettaglio che non avrebbe avuto tutta l’attenzione che ha avuto se la Stratos non fosse stata davvero così temuta dagli avversari. 

Fonte: Facebook – Reparto Corse Lancia

 

L’umore in casa Lancia, nei primi giorni di gennaio, non è tuttavia dei migliori: alla bella notizia che l’Autobianchi è stata integrata alla Lancia, segue quella che diversi gruppi stranieri sembrano essere interessati all’acquisto del marchio. Volvo e Saab sono i nomi più gettonati, e questo desta instabilità e preoccupazione all’interno del team. La preparazione alla gara è stata svolta meticolosamente: a dicembre si sono svolti alcuni test sul circuito di Casale per permettere a Pinto di prendere confidenza con la Stratos: “Lele” è entusiasta della vettura e del lavoro svolto e questo fa ben sperare in vista della prova monegasca. Dalle prove sul percorso è invece emersa la necessità di realizzare una protezione per i carburatori: durante un test infatti un sassolino ha bloccato la levetta di accelerazione dei carburatori suggerendo così la necessità di realizzare un riparo.

Per quanto riguarda gli pneumatici la fornitura Pirelli prevede ben otto soluzioni, tutte testate a Courmayeur per la scarsa presenza di neve sulle strade di prova del Principato. Per poter utilizzare tutti i tipi di gomme sono stati acquistati, oltre ai soliti cerchi Campagnolo in magnesio, anche dei cerchi componibili della Speedline: questi cerchi sono dotati di un mozzo centrale in alluminio sul quale si possono avvitare diversi canali in acciaio, adattandosi così a diverse larghezze del canale, da 4,5 pollici fino a 6 pollici. La soluzione è più pesante e meno performante rispetto al cerchio monolitico in magnesio, ma il Repato Corse Lancia non può farsi carico dei costi che la Campagnolo richiede per realizzare nuove fusioni in esclusiva per la Lancia.

La questione del budget, anche dopo essere stata acquistata dalla Fiat, rimane per la squadra di Cesare Fiorio un punto di massima attenzione e apprensione. Jean-Claude Andruet non correrà con Biche al suo fianco, pare per ragioni economiche, e anche questo crea sconcerto all’interno del team che ben conosce l’importanza di Biche per Andruet. Al suo posto Jean-Claude sceglie Yves Jouanny, senza precedenti esperienze nei rally, ma che lo ha accompagnato a prendere le note su alcune speciali in Corsica. A questo si aggiunge che a fine ‘74 Amilcare Ballestrieri ha firmato per l’Alfa Romeo e lascerà quindi a breve la Lancia: su questa decisione ha influito molto il contratto milionario propostogli dalla squadra di Settimo Milanese, in aggiunta alla delusione di non poter guidare la Stratos al Montecarlo.

Il massacrante percorso di avvicinamento, più di 4000 km da percorrere ad andatura turistica, presenta subito il conto al team guidato da Fiorio, Audetto e Parkes: nei pressi di Cuneo il motore della Beta Coupè di Ballestrieri, in coppia con l’amico Piero Sodano, si ammutolisce dopo strani rumori metallici, e per loro non ci sarà più nulla da fare. Rottura di un bullone di biella, tempi di riparazione biblici rispetto ai ritmi da mantenere per restare in gara, e addio sogni di gloria. La gara resta così orfana di uno dei sicuri protagonisti, ma al raduno di Grenoble le tre Stratos non hanno denunciato nessun problema, per la gioia di Fiorio e di tutto il team. Meno contenti e più acciaccati gli equipaggi, che hanno giusto una decina di ore di sonno per recuperare le energie prima di iniziare a fare sul serio. Da registrare anche che la squadra Lancia è la prima a dotarsi, a partire da questa gara, di un medico sportivo, il professore Enzo Pretolani. A volerlo è stato Cesare Fiorio che, dopo il Rally d’Inghilterra dove Munari è dovuto ricorrere alle cure di un medico, è prontamente corso ai ripari.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sulla prima prova speciale il pilota veneto, navigato dal fido Mario Mannucci, mette tutti in riga tutti. I distacchi sono già importanti e all’assistenza Lancia gli increduli Andruet e Pinto registrano che il Drago gli ha rifilato rispettivamente 1’43’’ e 1’55’’. Il francese di casa Lancia va all’attacco sulla seconda, ma scivola su una placca di ghiaccio e la Stratos conclude la sua corsa contro uno spuntone di roccia. Rottura del braccetto e conseguente ritiro. Andruet diventa spettatore privilegiato di come Munari, sullo stesso punto qualche minuto dopo, riesca invece a controllare la sbandata e a passare indenne. Pinto scivola invece sempre nella stessa curva a sinistra e all’italiano tocca la stessa sorte del compagno di squadra: in un “amen” la squadra Lancia si ritrova con una sola auto ancora in gara.

A questo punto la favorita diventa Fiat che ha ancora tutti gli equipaggi in gara e dispone di una organizzazione impressionante: ciascuno dei quattro equipaggi ha a disposizione due 124 Abarth muletto, guidati da esperti piloti tra i quali Verini, Carlsson, Paganelli, Trombotto, che tramite le ricognizioni danno importanti informazioni ai piloti in gara sulle condizioni del fondo e sulle scelta da effettuare per le gomme e sui punti pericolosi.

I volti in casa Lancia sono scuri e preoccupati, ma Munari non si scompone, anzi: il Drago si è trovato spesso in situazioni simili e gestisce la pressione con maestria; la Stratos poi è un orologio e non manifesta il minimo problema sulle insidiose strade del rally. Munari incrementa il vantaggio sugli inseguitori, mentre alle sue spalle si scatena Jean-Pierre Nicolas che con l’Alpine va all’attacco delle 124 Abarth: il francese, terzo nella precedente edizione del ’73, supera la pattuglia Fiat, ma esagera e conclude la sua corsa fuori strada. Il tempo di registrare anche il ritiro di Therier che mette definitivamente KO lo squadrone Alpine e ci si rende conto che la gara sembra ormai decisa: Munari gestisce come vuole e neanche le tre prove su fondo sterrato introdotte nell’ultima tappa di questa edizione del rally porteranno colpi di scena.

Il Drago si permette di perdere una manciata di minuti da Mikkola, sui tre passaggi della prova del Braus, salvo poi ristabilire il distacco sui tre passaggi del Turinì. Al traguardo la coppia Munari-Mannucci precede di oltre tre minuti il terzetto Fiat con Mikkola, navigato da Jean Todt, che regola in volata la coppia Alen-Kivimaki; più staccati Bacchelli-Scabini con la terza Fiat 124 Abarth e Piot-De Alexandris su Renault 17 Gordini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sul lungomare del porto di Monaco si ripete per la Lancia la scena da brividi del 1972: la gioia per la vittoria è indescrivibile e le emozioni sono intense. La vittoria tutta italiana è completata dalla Fiat che agguanta gli atri due gradini del podio più il quarto posto. Per Munari è la seconda vittoria nel Principato, anche questa ottenuta con il numero 14 sulle portiere come tre anni prima. Per la Stratos sarà la prima di tre vittorie consecutive a Montecarlo, e la prima affermazione di una stagione che si concluderà ancora una volta con la vittoria del Campionato del Mondo.

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