I piloti di Rally in F1 e viceversa: storia di un amore mai nato
Due discipline diverse, la stessa voglia di mettersi alla prova ma con risultati mai troppo soddisfacenti
La storia del nostro sport è costellata di esempi di piloti abituati ad una disciplina che si fanno attrarre dalle categorie altrui, tanto come piloti quanto come dirigenti.
Rallysti che desiderano provare l’ebrezza del circuito chiuso e velocità più elevate e piloti di F1 che sentono la voglia di sfidare una strada più stretta a colpi di note.
Esempi tanti, successi pochi per una storia che forse non troverà mai lieto fine.
In principio fu Jean Todt: da navigatore a manager di F1
Il manager francese vanta una lunghissima carriera come copilota di rally, a fianco di piloti del calibro di Jim Clark e Dan Gurney.
Mentre da manager di Formula 1 collezionerà numerosi successi in Ferrari ai tempi di Michael Schumacher, nei rally arriverà solo a sfiorare la gloria iridata nel 1981 come copilota di Guy Fréquelin.
Kimi Raikkonen: dalla Ferrari alla DS3 e ritorno
Era il 2009 e la decisione del pilota di Formula 1 Kimi Raikkonen di approdare nei rally fece grande scalpore.
Certo l’origine finlandese, patria non dichiarata dei rally, lasciava ben sperare per la buona riuscita dell’operazione e le premesse sulla Grande Punto S2000 del team Tommi Makinen lasciavano pensare si trattasse di conferma.
Si tratterà invece di tre anni terribili, fatti di continui ritiri e violenti incidenti fino alla decisione di ritornare a correre “in circolo” con un quinto posto nel rally di Turchia come miglior risultato nel 2010.
Sebastien Loeb e quell’assaggio di Red Bull
Nel 2008 il pluricampione alsaziano Sebastien Loeb si siede sulla monoposto dell’allora emergente team Red Bull.
Il test, fortemente voluto dallo sponsor, non ebbe poi nessun tipo di seguito in gare ufficiali lasciando sempre il dubbio di quello che “Il cannibale” avrebbe potuto fare in una competizione vera.
Resterà un clamoroso ottavo tempo assoluto su 17 piloti scesi in pista con una RB4 dotata di gomme slick e carichi aerodinamici in linea con le regole 2009.
Interpellato se avesse voglia di provare sul serio dichiarò che non era più tempo per lui in F1.
Robert Kubica tra sfortuna e velocità da big
Il pilota polacco è l’unico pilota nato in F1 ad aver primeggiato con le auto da rally.
Dopo il pauroso incidente al Rally Ronde di Andora del 2011, Kubica torna alle competizioni e nel 2013 Robert vince il campionato del mondo dedicato alle WRC 2 su una Citroen DS3 RRC.
Nelle stagioni successive proverà ad ottenere altrettanti risultati importanti tra i big ma collezionerà per lo più ritiri e incidenti talvolta spettacolari.
Insomma la storia ci dice che non è così facile saltare da una competizione all’altra senza faticare, senza rischiare di perdere tutte le sicurezze a colpi di incidenti e macchine distrutte.
Sicuramente la storia ci racconterà di qualcuno che arriverà a cambiarne il corso, per ora non ci resta che attendere.
4 Comments
cino
e stephane sarrazin?
Alex Alessandrini
Giustissimo. Bella storia la sua, con tanta esperienza in tante discipline.
Grazie del tuo contributo Cino.
Motor
Raikkonen a dire il vero vinse anche delle speciali e non era più il campione motivato di un tempo. I tempi nei test lasciano il tempo che trovano, vedi Rossi. Al rovescio potremmo citare Loeb che nelle gare GT e WTCC (competizioni ben lontane dalla F1 e con piloti pensionati) seppur supportato dal miglior team ufficiale non è riuscito ad ottenere risultati degni di nota. Considerando che la Citroen nel WTCC è anni luce avanti alla concorrenza. Ricordo anche le sfide dirette nel ROC (quest’anno anche con vetture a ruote coperte 4wd in stile wrc) disputate con tre quattro tipi di mezzi differenti in cui i piloti di F1 mettono dietro i rallysti da oltre 15 anni…
PS
Kubica guidava le wrc con una mano sola.
Marco
Bell’articolo, però da che ricordo, Kimi non ha mai corso nel WRC con la DS3 ma con la C4 WRC.