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Walter Rohrl e la Stratos: amore breve, ma intenso

Il tedesco ebbe poche occasioni per guidare la compatta torinese, ma ne rimase comunque impressionato

Ci sono molte auto che accostiamo, d’istinto, a Walter Rohrl. L’asso tedesco ha infatti guidato di tutto nel corso della sua incredibile carriera, e per le svariate imprese compiute al volante di ogni auto è quindi difficile accostarlo indistintamente ad una di esse.

Il primo mondiale con la 131? O il precedente terzo posto a Montecarlo con la Kadett? Il secondo mondiale al volante dell’Ascona? Le vittorie con la 037? O la vittoria a Monte-Carlo al debutto con la Quattro? Una vale l’altra, forse, vista appunto la capacità del tedesco di dominare un po’ con ognuna di queste splendide vetture.

Qualsiasi sia la vostra “decisione” in merito, un’auto che di sicuro non viene neanche lontanamente accostata a Walter Rohrl è la Lancia Stratos. Questo giustamente, dopotutto. Anche scorrendo tutte le liste partenti di tutte le gare valide per il campionato del mondo infatti, non troverete mai il nome del tedesco sulla stessa riga in cui è presente la Stratos come vettura partecipante. Walter Rohrl, in pratica, con la Stratos non ha mai corso, ma solo se parliamo di campionato del mondo.

Allenamento con la “bete a gagner”

Per la stagione 1978 Walter Rohrl, entrato nello squadrone Fiat, sentiva la necessità di tenersi un po’ di allenamento su rally veloci che comprendessoro anche tratti di asfalto, superficie ancora abbastanza rara nel campionato del mondo, ma da non trascurare, vista anche la dedizione del tedesco per la perfezione.

Asfalto invece presentissimo nel campionato tedesco, con gare lunghe e dalle medie elevatissime. Ottenuto il via libera dalla Fiat, sempre attentissima a valorizzare qualsiasi mercato e a sfruttare a fondo l’immagine del nuovo asso dei rally, restava solo da capire con quale macchina il tedesco avrebbe preso parte ad alcune gare del campionato locale.

La scelta più logica sarebbe stata la “solita” 131 Abarth usata da Rohrl nel mondiale, ma da Torino arrivarono altre indicazioni. Questioni di marketing, o di semplice disponibilità di vetture? Non ci sono risposte certe, dato che anche nella sua biografia Rohrl non la descrive come una sua richiesta. Fatto sta che per questioni di allenamento Walter Rohrl “conobbe” finalmente la Lancia Stratos.

Un dominio quasi assoluto

Rohrl prese parte a 7 gare sulle 11 totali previste per il campionato tedesco. Il bilancio fu di 4 vittorie, un secondo posto, e due ritiri nelle prime due uscite. All’ADAC Sachs Winterrallye fu infatti la rottura di un braccetto della sospensione a fermare Rohrl, mentre al successivo ADAC Sachs Rallye Unterfranken fu il motore a cedere.

Per il resto fu un dominio incontrastato, ovviamente. Rohrl era una spanna sopra ai suoi avversari in fatto di talento, pur se alla guida di una macchina sconosciuta, indubbiamente “difficile”, e che aveva perso la possibilità di utilizzare il motore con quattro valvole per cilindro a causa dell’omologazione ormai scaduta.

Da segnalare che nell’ultima gara vinta dal tedesco, l‘Hansruck Rallye, al secondo posto si piazzò un’altra Stratos. Rohrl, dopo aver accumulato quattro minuti di penalità, rimontò e vinse la corsa per 14 secondi davanti ad un giovane italiano di belle speranze giunto in Germania con una Stratos della Grifone: Attilio Bettega.

Folgorato dalla Stratos

Per Rohrl si trattò di una esperienza incredibile. La Stratos, come sappiamo, era stata abbandonata dal gruppo Fiat in favore della 131. Non aveva quindi più ricevuto sviluppi, e non poteva più correre con il motore a 24 valvole, risentendone quindi in potenza. Restava comunque una macchina splendida, forse ancora al di sopra della concorrenza, e comunque ancora capace di regalare emozioni fortissime sia agli spettatori che agli equipaggi.

Lancia mi aveva dato una Stratos per alcune gare in Germania. La mia prima Stratos, il muletto, era bianca. Ricordo che alla partenza dei test c’era una brusca discesa a sinistra con la neve. Partii e mi girai subito. A causa del passo corto, la Stratos girava già solo quando pensavi alla frenata. La Stratos era pensata per il Sanremo, per Monte-Carlo, per strade tortuose insomma, e su quelle andava come nessun’altra macchina che avevo guidato prima. E poi il suono era semplicemente fantastico, incredibile. L’interno della Stratos era incredibilmente stretto, non solo per le gambe, ma anche lo spazio per la testa era pari a zero. Nel primo secondo in cui ti allacciavi le cinture, pensavi: qui finisce male. Ma non appena la avviavi, e sentivi il motore e poi le sensazioni di guida, te ne dimenticavi: semplicemente non ti era permesso fare errori con la Stratos.

La prima Stratos che ho guidato in un rally era un’auto sfortunata. Munari aveva già guidato la macchina in alcune gare, poi anche Pinto ci aveva provato, ma nessuno aveva mai finito un rally. Per inciso, nemmeno io al Sachs Winterrallye. Ma fino a poco prima del ritiro andavo a 180 all’ora sulla neve in mezzo alla foresta. Con il passo corto.

Il suono della Stratos è stato il massimo per me, e ne sono diventato un fan. In Inghilterra una volta mi trovavo nei boschi di notte. Poi Munari arrivò attraverso l’oscurità, ma inizia a sentirlo da dieci miglia di distanza penso. Mi è venuta la pelle d’oca, tremavo al passaggio della macchina.

La Stratos era unica. E sono certo che col motore a 24 valvole sarebbe stata ancora più impressionante. Io purtroppo ho corso solo con la versione a 2 valvole per cilindro: con più cavalli il divertimento sarebbe stato maggiore! Per me, ripeto, è stato un grande piacere guidare la Stratos, anche se purtroppo l’ho avuta solo per qualche gara del campionato tedesco ma mai nel mondiale.

 

Credit: Walter Rohrl: Aufschrieb / Reparto Corse Lancia: Stratos il mito diventa leggenda Credit pics: carandvintage.com /sconosciuto
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