Adamo: “Per i giovani la situazione è complicata. I costruttori non sembrano sicuri del futuro del WRC”
Il manager torinese è tornato a parlare di WRC al magazine francese Autohebdo
Esattamente un anno fa (era il 7 dicembre), Hyundai Motorsport annunciava l’interruzione consensuale del rapporto con il team principal Andrea Adamo in seguito ad alcuni problemi personali. Per diversi mesi il manager si è dedicato a se stesso, per poi tornare a parlare di rally e di WRC ai nostri microfoni alla fine della primavera (a questo link la nostra intervista).
Da quel momento Adamo è comparso a più riprese nell’orbita del World Rally Championship, esprimendo i suoi punti di vista con la franchezza e sincerità senza compromessi che l’hanno da sempre contraddistinto. Caratteristiche che si ritrovano anche nell’intervista comparsa ieri sul magazine francese Autohebdo in cui si parla principalmente dei cambiamenti che stanno coinvolgendo il mondiale rally,
Limitazione sui test e giovani nel WRC
L’inizio dell’intervista non lascia spazio ad interpretazioni e va dritta al punto.
Per i giovani la situazione è complicata. Senza cadere nel “prima si stava meglio”, bisogna riconoscere che negli anni ’90 era possibile per le scuderie private schierare vetture delle stagioni precedenti e rilanciare speranze. Markko Märtin ha iniziato con una Toyota Corolla WRC, anche Petter Solberg… Oggi non è più possibile. Come vuoi che una squadra investa in un Rally1? È troppo costoso. Ne abbiamo già parlato, ma la domanda rimane: il WRC ha scelto le vetture giuste per il futuro?
Secondo Adamo, ridurre i test ad una sola giornata o anche meno è una grande limitazione che, di fatto, impedisce ai piloti e ai team di acquisite la giusta esperienza per affrontare le gare. Un test prima di una gara è fondamentale, naturalmente con le opportune regolamentazioni.
Andrea è convinto che in questo contesto i costruttori non hanno alcun tipo di incentivo ad investire sui giovani. Ricorda la sua esperienza “complessa” con Oliver Solberg (ndr. che dapprima lo aveva criticato per poi ritornare sui suoi passi diverso tempo dopo), a suo parere esempio perfetto di come bruciare un giovane pilota e case history che porterà i costruttori a pensarci più e più volte prima di ripercorrere una strada simile.
Quali ricette quindi per i garantire un futuro ai giovani e di conseguenza al mondiale?
Adamo sposta i riflettori su una visione più ampia del WRC che oggi porta a ragionare sul brevissimo periodo e con una logica basata sull’imposizione delle regole. Un qualcosa che i team cercano di aggirare secondo la più ovvia logica del budget e degli investimenti.
Dovrebbe essere naturale per i produttori effettuare investimenti per diversi anni. Forse non sono sicuri del futuro del WRC. Si dicono che è meglio vincere domani, perché niente è certo per dopodomani.
La F1, pur non gradendo molto usarlo come riferimento, per l’ex team principal ha trovato una chiave interessante nei team junior che sono una prova certa di investimento orientato alla progettazione futura. Investimenti che possono essere fatti dove ci sono basi solide in termini globali, di campionato.
In questo momento la FIA sta tentando di guardare avanti attraverso il WRC Junior ma, per Adamo questo tipo di vettura nelle gare del mondiale non è adatta per capire chi è in grado di andare forte. I piloti sono perlopiù orientati a finire le gare mentre la storia di alcuni piloti dimostra come è su una Rally2 (ndr. ex R5) che si può fare la giusta esperienza per fare il salto con Kalle Rovanpera, Oliver Solberg, Gus Greensmith e Pierre-Louis Loubet come esempi più recenti e significativi.
Adamo rilancia l’idea di spostare le occasioni per gli Junior nell’Europeo, garantendo al vincitore una stagione piena nel WRC2 per la stagione successiva. Una sorta di “spostamento” di budget che punti a mettere i giovani nelle giuste condizioni tecnico-economiche di gareggiare, premiando con un percorso di crescita proiettato a crescere nelle varie categorie del mondiale rally.
Insomma, il solito Adamo diretto e propositivo, che non risparmia di far emergere le sue perplessità sull’attuale gestione ma, che non lesina nel proporre soluzioni di prospettiva. Per amore di uno sport che ha sempre amato e che di Adamo ha ancora molto bisogno.