Timo Mäkinen e la vittoria al 100 Laghi con il cofano aperto
Quando le piccole Mini Cooper S dominavano la scena internazionale e i suoi piloti si distinguevano per atti di funambolismo al limite della fisica. Mäkinen ne è un grande esempio in quel 1000 Laghi del ‘67
Quanti si ricordano la Mini nei rally? Auto iconica e dalle dimensioni ridotte che è riuscita a più riprese a battere auto molto più blasonate e importanti. Le prime vittorie di rilievo per l’utilitaria inglese risalgono ancora al 1962. Prima il Rally di Svezia con Söderström e subito dopo il Tulip Rally con la leggendaria Pat Moss. La Mini va forte e gli avversari non impiegano molto ad accorgersene. Vince molti dei più prestigiosi rally dell’epoca: dalla Coupe de Alpes al Rac, dall’Acropoli al 1000 Laghi e soprattutto riesce a imporsi al Montecarlo. La prima volta nel ’64 con Paddy Hopkirk che montava ancora il vecchio motore da 1071cc e 70 CV. Si ripeterà l’anno successivo con Timo Mäkinen e poi nel ’67 con Rauno Aaltonen, entrambi con la versione 1275cc da 96 CV. Un tris di vittorie che entra nella legenda e che poteva essere un poker. La famosa squalifica per l’irregolarità ai fari degli squadroni BMC e Ford però, lascerà l’edizione del 1966 nelle mani di Pauli Toivonen e della Citroën DS 21.
I rivali della squadra inglese erano a dir poco agguerriti. Dalle varie Ford Falcon e Cortina Lotus alle scandinave Volvo PV544 e Saab 96, per poi passare verso gli ultimi anni con la Fulvia HF e la Porsche 911S. Una concorrenza veramente di tutto rilievo. Per far fronte a ciò, molti sono i piloti che guideranno la piccola Mini e che la porteranno al successo. La maggior parte di loro fa parte della prima scuola dei “Flying Finn”. I due casi più emblematici sono i già citati Rauno Aaltonen e Timo Mäkinen. Proprio quest’ultimo si renderà protagonista di un’impresa funambolica.
Mäkinen, già vincitore del Tulip Rallye del ’64 e del Montecarlo ’65, si aggiudica per la prima volta il 1000 Laghi proprio nel 1965. Il finlandese si ripete l’anno successivo e poi nuovamente nel ’67 e nel ’73. Per ben tre volte si aggiudica la gara di casa con la Mini mentre per l’ultima vittoria si farà sostenere dalla Ford Escort RS1600.L’impresa più ardua la compie nel ’67.
Siamo in un’epoca in cui la sicurezza era affidata a roll-bar fatti in casa e si correva in maglietta senza cinture. I cofani erano chiusi con cinghie di cuoio per far in modo che non si aprissero e il pubblico si posizionava dove meglio poteva. La Mini non fa eccezione a tutto questo e porta le sue vetture a correre in Finlandia.
Il 1000 Laghi è tipicamente un rally molto veloce e caratterizzato da grandi dossi. In queste condizioni si rompe la cinghia ferma-cofano della Cooper di Mäkinen. Il cofano si spalanca e l’equipaggio finlandese non vede più niente. I chilometri si susseguono insieme alle curve e ai dossi ma il problema non si risolve. Il cofano continua a rimanere aperto, al massimo a chiudersi all’atterraggio di un dosso per poi riaprirsi nel salto successivo. Per far si che il cofano non sbatta troppo violentemente, Mäkinen e il co-pilota Pekka Keskitalo, mettono una spugna (o forse un pezzo di gommapiuma dei sedili) in cima alla lamiera del cofano stesso.
In alcuni video storici si nota come Mäkinen provi a mettere la testa fuori dal finestrino per vederci meglio. Il casco però sembra essere troppo grande e quindi l’operazione riesce solo per metà. Il fortissimo Flying Finn si deve così affidare al 100% alle note di Keskitalo. L’importanza del navigatore in casi come questo diventa di vitale importanza. Il duo finlandese riesce a completare le prove e a portarsi a casa il terzo successo consecutivo nel Rally di casa.
Il distacco del secondo classificato, Simo Lampinen con la Saab 96 V4, è di appena nove secondi. Sul gradino più basso del podio un giovane Hannu Mikkola che sarà destinato a vincere per ben 7 volte al 1000 Laghi, tra il 1968 e il 1983. Scorrendo ancora la classifica, a dar lustro dell’impresa di Mäkinen e Keskitalo, troviamo nomi come Ove Andersson, Bengt Söderström e Pauli Toivonen.
Si accennava prima all’assenza delle cinture di sicurezza. L’auto di cui vi parliamo è attualmente visibile al Mauto di Torino e di proprietà della fondazione Gino Macaluso. Nella nostra recente intervista fatta con Stefano Macaluso (qui il link) abbiamo potuto notare come la Mini sopperisse a questo problema. In entrambi i lati, ad altezza della tasca portaoggetti nelle portiere, vi sono dei rinforzi di gomma piuma, dove pilota e co-pilota potevano far forza con la gamba per non finire contro la porta e attutire gli urti alle ginocchia. Ovviamente queste soluzioni non bastavano e il volante infatti risulta essere piegato. Questo perché la forza dovuta fare da Mäkinen per tenersi era veramente elevata e l’unico posto dove poteva appoggiare le mani era, appunto, il volante.
Altri tempi e altre epoche in cui nel bene e nel male i regolamenti erano molto più aperti. Per fortuna al giorno d’oggi la sicurezza ha raggiunto livelli altissimi ed è proprio per questo, che oggi ci sembrano incredibili le storie di questi uomini, che con quattro ruote e un motore sfidavano la sorte in ogni metro di prova speciale.