Più pressione per Neuville: è questa la ricetta di Hyundai per tornare a vincere?
Il belga si è assicurato il ruolo di punta di diamante del team ma il suo rapporto con la pressione non è mai stato dei migliori
Alla fine l’han risolta così. Il campione scomodo dall’Estonia che, dopo settimane di acredine e risultati, saluta quasi rassegnato. Motiva la decisione con la classica voglia di nuove sfide (ma nonostante questo c’è chi parla di possibile anno sabbatico et similia) e sancisce il ritorno alla base francofona nel team che, di fatto, torna a puntare forte su Thierry Neuville.
A nulla è valso ad Ott Tanak essere il miglior pilota Hyundai nelle ultime tre stagioni per numero di vittorie, nonostante una “partenza con il botto” ed una serie di vicende personali che ne hanno minato la serenità come uomo e come pilota.
Hyundai Motorsport scommette tutto di nuovo su Neuville dunque, con un team che sta piano piano prendendo forma con uomini “graditi” al pilota belga, che si è detto dispiaciuto per l’uscita di scena del compagno estone. Dichiarazioni che sanno tanto di facciata dopo che, in particolar modo nelle ultime settimane, i contrasti si sono fatti evidenti e spesso anche a mezzo stampa.
Che Tanak fosse un uomo di Adamo era cosa nota, così come è nota la voglia da parte del team di chiudere con quel recente passato che ha finito per essere un’ingombrante metro di giudizio, di cui il fuoriclasse è stato voce parlante anche quando il manager piemontese ha smesso di guidare la casa di Alzenau.
Nel 2023 Titì sarà chiamato ad una nuova sfida, per cercare una nuova corsa verso quel primo titolo mondiale spesso sfiorato e mai raggiunto. Insieme a lui un team di “gregari” (si parla di Sordo, Mikkelsen ed un terzo uomo tutto da decifrare) dal doppio risvolto: la giusta serenità di aver chiare le gerarchie in seno al team ma, al tempo stesso, un ulteriore carico di pressione da “capitano” universalmente riconosciuto.
Ed è proprio da questo ultimo aspetto che nasce qualche perplessità. Non mia ma che viene dalla storia recente dell’epoca pre-Tanak. Stagioni che parlano di un Neuville capace di gare di altissimo livello, alternate ad errori madornali quando la pressione ha iniziato a farsi più forte. Pensiamo ad esempio al 2018 quando, dopo una Power Stage in Sardegna che rimarrà nella storia e che gli aveva cucito mezzo titolo sul petto, ha progressivamente peggiorato i risultati in favore di un Ogier altrettanto veloce ma più solido mentalmente.
Certo, sono passati ormai cinque anni da quelle stagioni ed il carico di esperienza oggi è sicuramente un altro. Inoltre c’è un navigatore sicuramente più giovane ma, che ha saputo mettersi a fianco del pilota di Sankt Vith senza risultare mai ingombrante e riuscendo a tenere un rapporto sereno soprattutto fuori dalla i20 numero undici. La faida interna non ha giovato in questi anni al velocissimo pilota belga che, con ogni probabilità, si è concentrato molto nella battaglia nel cuore di Hyundai, senza mai riuscire a recitare un ruolo significativo nell’ennesima riconferma di Ogier prima e nella strabiliante ascesa di Rovanpera poi.
Il mix di speranze e perplessità oggi è bello assortito. Da capire ci sarà anche dove si accaserà quel due estone che, da oggi, sarà sicuramente voglioso di rivalsa (e che M-Sport sogna da tempo di rincontrare), insieme a quel che farà Toyota tra un neocampione che ha voglia di riconfermarsi ed un eterno campione che non la vuol smettere di stupire.
Una prospettiva spettacolare se dovesse concretizzarsi, con almeno tre fuoriclasse a dividersi i tre marchi principali verso la sfida mondiale. Roba per cui serve una certa forza mentale e capacità di reggere a forti carichi di pressione. Capito Thierry?