Le 10 vittorie di Toyota al Safari
L’ultima vittoria di Rovanperä porta a quota 10 i successi del marchio giapponese nella maratona africana
Il capolavoro di Rovanperä nello scorso Safari Rally rimarrà negli annali di storia. Vincere il più duro di tutto i rally dovendo aprire e pulire le strade non è cosa da tutti i giorni. Soprattutto pensando che alle spalle del giovane pilota finlandese partivano in posizione avvantaggiata due campioni come Loeb e Ogier. La vittoria di Kalle è stata possibile anche grazia un’auto, la GR Yaris Rally1, robusta e affidabile. Mentre gli altri team lottavano contro l’affidabilità e le rotture meccaniche, in casa Toyota hanno dovuto fare i conti con qualche foratura ma nulla più. Il marchio giapponese non è nuovo alla vittoria su terreni aspri e accidentati. Andiamo a ripercorrere tutti i 10 successi di Toyota nel Safari Rally.
1984 – Il primo successo con Waldegård
Toyota nel 1984 è un nome relativamente nuovo nei rally. Per meglio dire; non abituata a salire sul gradino più alto del podio. Dal 1973 fino ad allora aveva vinto appena 4 gare, in due occasioni in veste semi privata e solo in Nuova Zelanda nel ’82 e in Costa d’Avorio nel ’83 come team ufficiale. Il progetto della Celica Twin Cam Turbo (TCT) nasce per creare un’auto solida e affidabile più che puntare alla velocità pura. La casa giapponese vuole conquistare l’Africa dove ha un buon mercato e vende molto bene. La Celica TCT segue il regolamento delle Gruppo B ma nasce già vecchia. Tipico schema transaxle con motore anteriore e sola trazione posteriore. Motore 4 cilindri da 370 CV. Toyota partecipa con ben tre vetture affidate a Waldegård, che il Safari l’aveva già vinto nel ’77 a bordo di una Ford Escort RS 1800, Eklund e al nostro Sandro Munari. Al via sono presenti le potenti e robuste Audi Quattro di Mikkola, Blomqvist e della Mouton. Quest’ultimi saranno costretti al ritiro. Oltre a loro ci sono le Opel Manta 400 di Fréquelin e Aaltonen, le Lancia 037 di Alén e Preston e lo squadrone Nissan con la 240RS di Mehta, Salonen, Iwashita e Kirkland. Tutti credono che il successo possa finire all’Audi o al massimo alla Nissan ma in pochi si aspettano la Toyota. Waldegård vince non solo per la velocità ma per l’estrema affidabilità della Celica TCT. È solo il primo di una serie di successi!
1985 – Kankkunen e la sua prima vittoria iridata
Un nome nuovo viene scritto nell’albo d’oro dei vincitori di una gara del mondiale. Un nome destinato a fare la storia dei rally: Juha Kankkunen. Il pilota finlandese viene messo sotto contratto da Toyota già nel 1984 me è il magico ’85 che lo fa sbocciare definitivamente. La Toyota si presenta al via della gara africana con tre vetture affidate a Kankkunen, Waldegård e il locale Horsey. La concorrenza è più agguerrita dell’anno prima. Infatti, nell’elenco iscritti entra anche la Peugeot con la sua nuova arma: la 205 T16. Il Safari però non perdona i peccati di gioventù della vettura del Leone e tantomeno le problematiche dell’Audi. A vincere per la prima volta in carriera è Kankkunen con Waldegård che conclude la doppietta Toyota.
1986 – Toyota fa il tris con Waldegård
Nella stagione più triste del mondiale rally Toyota riesce a ottenere un altro successo al Safari. Ben tre Toyota nelle prime quattro posizioni. A vincere è Björn Waldegård seguito dal compagno di squadra Lars-Erik Torph a quasi mezz’ora di distacco. In terza posizione un’incredibile Markku Alén con la Lancia Rally 037. Il finlandese supera qualsiasi sorta di problema e riesce a portare la vettura italiana sul gradino più basso del podio. Al quarto posto il tedesco Erwin Weber con l’ultima Celica TCT. Solo quinto Kankkunen che nel frattempo è passato alla Peugeot. La piccola belva del leone clamorosamente è la prima trazione integrale in classifica. Sarà l’ultimo anno che una trazione posteriore riesce a vincere in Kenya.
1990 – Quattro è il numero magico
Per Toyota è il quarto successo così come per Waldegård e per la pima volta avviene con una quattro ruote motrici. Una delle edizioni più difficili del Safari. Cade molta pioggia e il fango sembra ghiaccio quando non ti fa rimanere impantanato. All’arrivo si presentano solo 10 auto. Ancora una volta nelle prima quattro posizioni troviamo tre Toyota. La casa giapponese ha appena sviluppato la Celica ST165. Gli unici a provare a impressionare il plotone giapponese sono Kankkunen, secondo al traguardo con 38’ di ritardo, e Biasion costretto al ritiro per rottura del motore. Waldegård vince il Safari all’età di 47 anni. I suoi compagni di squadra Ericsson terzo e Sainz quarto patiscono un ritardo rispettivamente di 2h47’ e 4h19’. Sarà l’anno, il 1990, del primo mondiale di Carlos Sainz.
1992 – Sainz: re nella sabbia
Se il 1990 era stata un’edizione caratterizzata dal fango, il ’92 è l’esatto opposto. Nuvole di sabbia e profondi fesh-fesh la fanno da padrona. Toyota si presenta più determinata che mai con Sainz che deve assolutamente recuperare nella classifica piloti su Kankkunen e la Lancia. La nuova vettura è la Celica Turbo 4WD (ST185). La polvere aiuta il pilota spagnolo che parte davanti e toglie così parte della visibilità alle vetture che lo seguono. Il domino è totale. Al traguardo di Nairobi, Sainz si presenta con quasi un’ora di vantaggio sul duo Lancia Kankkunen e Recalde. Nelle prime sette posizioni ben 5 vetture sono Toyota con tre ST185 e due ST165. Sainz si rilancia per la corsa al titolo che finirà nelle sue mani alla fine della stagione.
1993 – Quattro Toyota nelle prime quattro posizioni
Il 1993 è l’anno della Toyota in tutti i sensi. La casa giapponese vince dappertutto. Prima il Montecarlo con Auriol, poi lo Svezia con Jonsson, salta il Portogallo ma si rifà abbondantemente al Safari. Toyota prepara tutto nei minimi dettagli e con centinaia di ore di test prima del Kenya. Il dispiegamento di forze in campo è elevatissimo. La Celica ST185 marcia perfetta come un orologio. Bisogna sottolineare, ad onor di causa, che la concorrenza di quell’anno non è delle più agguerrite. La Lancia (o meglio il Martini Racing) si è ritirata l’anno precedente, la Ford non si presenta e gli unici avversati degni di nota potrebbero essere Shinozuka, con la Mitsubishi Lancer Evo I, e un giovanissimo Colin McRae a bordo della Subaru Vivio. L’armata Toyota non ha problemi a gestire il vantaggio e non mette mai sotto sforzo le sue vetture. Vince Kankkunen seguito da Alén, Duncan e Iwase. Il primo degli avversari è il pilota di casa Guy Jack con la sua Dahiatsu Charade a 3h50’ dalla vetta e oltre due ore da Iwase in quarta posizione. Toyota a fine stagione vincerà il suo primo mondiale costruttori (il primo anche per una casa giapponese) e il mondiale piloti con Kankkunen.
1994 – Duncan, il pilota di casa vince a Nairobi
Toyota si presente in Kenya con ben sei Celica ST185 tra ufficiali e privati più qualche altra Celica di versioni precedenti in mano prevalentemente ad amatori. Forti di un ’93 incredibile i giapponesi puntano a fare altrettanto bene in questa edizione del Safari. Toyota assume Auriol, che già aveva dato grande prova delle sue doti nella lotta al titolo 1992, al posto dell’ormai pensionato Alén. Il pilota francese è però al debutto nella gara kenyota e per poca esperienza continua ad accumulare ritardi (giungerà comunque terzo al traguardo ad un’ora da Duncan). Kankkunen recita la parte di prima punta ma si vede costretto il ritiro per via di un guado non segnalato. Uscito anche Fujimoto, tocca al gregario Ian Duncan portare la Celica al traguardo in prima posizione. E pensare che il suo ruolo a inizio raly era solo quello di fornire pezzi di ricambio ai suoi compagni…
1995 – Fujimoto nell’anno della squalifica
Il 1995 non è sicuramente l’anno migliore per i giapponesi. La stagione si apre in maniera discreta tenendo il passo di Subaru e Mitsubishi. Purtroppo, però arrivati alla penultima gara, il RAC Catalunya, una probabile soffiata smaschera il trucchetto usato dai giapponesi per far passare più aria nella flangia di aspirazione ristretta quell’anno a 34mm. La nuova Celica ST205 viene squalificata togliendo così anche i punti fatti registrare dai suoi piloti. Unica gara che resta in mano ai giapponesi è appunto il Safari. Quell’anno la maratona africana è valida solo per il Mondiale Marche 2 litri ma viene vinta Yoshio Fujimoto sulla vecchia ST185 seguito da un altro giapponese, Shinozuka su Mitsubishi Lancer Evo III, e da Ian Duncan con un’altra Celica ST185.
2021 – Ad Ogier il ritorno in Africa
Dopo 19 anni di assenza dalla scena internazionale il Safari ritorna nel calendario del WRC. Certo si deve adattare ai nuovi regolamenti ed è molto accorciato rispetto al passato. Sembra tutta un’altra gara ma le insidie in realtà sono sempre quelle. Dalla sabbia finissima dei fesh-fesh agli scrosci di pioggia universali. Fuori quasi subito Rovanperä, Evans e Sordo. Il campione del mondo, Sébastien Ogier, lotta tutta la giornata di venerdì con problemi alle sospensioni che lo rilegano in settima posizione. Sembra fuori dai giochi ma i problemi di Tänak e il ritiro di Neuville mentre era in testa lo riportano in lizza per la vittoria. Il pilota francese è molto fortunato nel pomeriggio del sabato a non dover misurarsi con la pioggia torrenziale africana. Chi fa le spese del pesante acquazzone sono i piloti che partono dietro di lui in classifica, fra cui Neuville e il suo compagno di squadra Takamoto Katsuta. Il giapponese, in testa in quel mometno, tenta tutto il possibile per rimanere agganciato al gradino più alto del podio ma l’esperienza di Ogier ha la meglio. Un sigillo che l’otto volte campione dle mondo poteva lasciarsi sfuggire.
2022 – Rovanperä fa il capolavoro e Toyota cala il Poker d’assi
Kalle Rovanperä, nato a Jyväskylä il primo ottobre 2000. Figlio d’arte dal talento sopraffino. Nonostante sia costretto ad aprire le strade il venerdì, il giovane finlandese, mantiene la calma per tutta la durata della gara più estenuante del mondiale. Unico errore nella prima speciale dove quasi cappotta la sua GR Yaris Rally1. A parte questo Rovanperä è impeccabile e la Toyota si dimostra all’altezza. Mentre Ford e Hyundai escono tutte una dopo l’altra appiedando i vari Loeb, Neuville e Tänak la piccola giapponese non fa una piega e porta a casa un risultato clamoroso. Come nel 1993 ci sono ben quattro Toyota nelle prime quattro posizioni con Rovanperä davanti a Evans. Katsuta e Ogier. Se pensiamo che l’unico danno avuto dalle Yaris è stato una banale foratura alla Toyota di Ogier questo la dice lunga sull’affidabilità della casa giapponese.
Conclusa la carrellata delle vittorie Toyota al Safari Rally Kenya, non ci resta che aspettare il prossimo anno e vedere se i giapponesi riescono a metter l’undicesimo sigillo sulla gara più dura del mondiale!