Se volete “accendere” un pilota Hyundai, chiedetegli un pensiero sull’ibrido nei rally
In Croazia nuove dichiarazioni tutt'altro che tenere da parte di Neuville e Tanak
Ce la stanno mettendo tutta per continuare al meglio il loro lavoro ma, ogni volta che si parla di ibrido nei rally ai piloti di punta di Hyundai Motorsport si accende la dinamite in corpo.
Prima che tutto cominciasse era stato Thierry Neuville il più scettico, sostenendo che il WRC stava seguendo le orme della Formula E e che a queste condizioni non poteva garantire una certa voglia di correre per lungo tempo. Il suo compagno Ott Tanak era stato molto più pacato, aspettando di poter provare la macchina ed iniziare le gare ma, l’amaro ritiro in Svezia lo ha portato a rilasciare numerose dichiarazioni al vetriolo parlando di Rally1 e di quella componente ibrida che gli ha fatto segnare un pesante zero in classifica in una gara dove poteva fare molto bene.
Durante la sosta i vertici del rallysmo internazionale si sono interrogati sulla situazione, provando ad intervenire in corsa. La “soluzione” è stata un cambio di penalità per i ritiri che arrivano a causa dell’ibrido ed era inevitabile che l’argomento venisse toccato nelle dichiarazioni pre-gara del Rally di Croazia.
Secondo Neuville il cambio di regolamento in corsa non è mai una buona soluzione. Secondo il belga il problema era già stato reso noto prima dell’inizio della stagione ed è sbagliato intervenire solo di fronte al fatto compiuto. Se tutto fosse stato deciso prima Tanak avrebbe chiuso sesto in Svezia e si potrebbe parlare di un altro tipo di classifica e con una gara già decisa da questa problematica l’intervento in corsa rischia di rendere iniqua l’applicazione del regolamento. Un dubbio sicuramente lecito, su cui si accenderanno sicuramente i riflettori appena succederà un “semaforo rosso inspiegabile” anche a qualcun altro pilota con l’applicazione di penalità più miti.
Ancora più acceso Tanak che sostiene che l’intervento al regolamento sia osservare il problema dal lato sbagliato. Secondo l’estone bisogna muoversi nella direzione per cui non ci sono ritiri di quel tipo, dovuti ad una componente esterna alla macchina. Ott ha dichiarato che, a distanza di oltre un mese, non sa il motivo per cui si è ritirato in Svezia e tutto questo ha un sapore decisamente amaro per lui. I rally, sempre secondo Tanak, sono uno sport duro e se l’ibrido vuol farne parte deve essere in grado di poter resistere alle condizioni che gare di questo tipo creano. Altrimenti non è la soluzione giusta.
Insomma la posizione dei top di Hyundai è netta e decisa, seppur con focus differenti ma, che sollevano ancora una volta (se mai ce ne fosse ancora bisogno) perplessità sulla gestione di questo cambio epocale di tecnologia nei rally.
Per tutti gli altri ha parlato Elfyn Evans, portando una posizione più mite secondo la quale è difficile trovare una giusta soluzione ora e partendo dal presupposto di adottare un pezzo “pronto all’uso” e uguale per tutti. Allo stesso modo, per il pilota di Toyota il cambio di regola in corsa desta più di qualche dubbio rispetto all’eventualità che un ritirato riesca comunque a giocarsi posizioni rilevanti di classifica, situazione che raramente si è verificata in precedenza.
Quel che è certo è che siamo ancora lontani da una soluzione e con la Croazia inizia una sequenza di gare importante che potrebbe delineare in modo netto le sorti del mondiale WRC 2022. La speranza è che la classifica la decida la bravura dei piloti e dei team e nessun’altra componente esterna.