Dakar – David Richards lancia l’allarme: bisogna fermare l’Audi
Secondo il patron di Prodrive lo strapotere dei tedeschi potrebbe "uccidere" la gara i prossimi anni
Che le Audi RS Q E-tron fossero veloci ce ne eravamo accorti anche noi di Rallyssimo, ma adesso che a dirlo è David Richards (e Sébastien Loeb) non è più una nostra sensazione, ma quasi un dato di fatto.
Ma andiamo con ordine, in un’intervista rilasciata a Motorsport.com (disponibile anche in italiano qui), Richards, che ha comunque visto concludere la sua BRX Hunter al secondo posto, si è detto molto preoccupato della evidente differenza di prestazioni dell’elettrica di Ingolstadt:
Penso che dobbiamo trovare un buon equilibrio ora, perché è chiaro che quest’anno è stata una lotta fra Toyota e noi, ma tutti sanno che l’Audi è molto più veloce delle nostre auto. Bisogna fare in modo che tutti abbiano una competizione equa. E questo è lavoro della FIA, altrimenti, l’Audi arriverebbe qui e ucciderebbe la competizione. Dobbiamo risolvere questo problema.
È molto difficile per la FIA al momento avere il controllo quando si hanno nuove tecnologie. E così dobbiamo dare loro un po’ di tempo per analizzare i dati e per avere di nuovo tutto in parità. Penso che tra noi e la Toyota non possiamo assolutamente discutere. Sembra tutto ok, ho parlato con Seb e con Nasser [Al-Attiyah], tutti sembrano pensare che siamo alla pari
Ma chiaramente le prestazioni dell’Audi sono ad un altro livello. Hanno un sovrappeso di 200 kg, ma molto più veloci della nostra auto. Quindi se fossero stati affidabili avrebbero vinto di un’ora, facilmente.
Il concetto espresso da David Richards è molto chiaro ma non analizza tutti gli aspetti della situazione, rimanendo piuttosto concentrato sul perorare la causa del suo team, giustamente. Noi che, come testata giornalistica, siamo super partes, abbiamo provato ad andare un po’ più a fondo nella questione.
Iniziamo dal fatto che la Federazione e l’ASO hanno creato una nuova classe di veicoli appositamente per permettere ad Audi di portare in gara la sua vettura, la T1U, dove la “U” sta per “Ultimate Prototype” (che potremmo tradurre con qualcosa tipo “prototipi estremi”). Si tratta di veicoli a basse emissioni che per la prima volta prendono parte a una competizione così gravosa. Solo grazie a questa concessione Audi si è impegnata a partecipare, altrimenti non lo avrebbe fatto. Si tratta di un’operazione di altissimo impatto mediatico per la casa dei quattro anelli e sicuramente hanno voluto garanzie da parte della Federazione sulla possibilità di poter avere “mani libere” sulla progettazione della RS Q E-Tron (sul nome direi che ci devono lavorare ancora un po’…).
La Dakar, come e più di altri eventi motoristici, ha bisogno di costruttori che si impegnino con grandi investimenti per sopravvivere per cui non c’è niente di strano se l’organizzatore avesse premuto per concedere qualcosa all’Audi. D’altra parte lo ha già fatto con Toyota, alla quale ha concesso l’evoluzione della categoria T1+.
Perché prima delle Audi, a far paura c’erano i buggy Mini, che con le loro “ruotone” foravano molto meno dei pick-up giapponesi e delle BRX. Ecco direi che questo è uno dei due punti chiave non menzionati da David Richards: la Dakar è sempre stata un gioco ad inseguimento dal punto di vista della tecnologia. Un costruttore trova la quadratura del cerchio e gli altri o si adattano o spingono per un cambio di regolamento. Non c’è niente di male in tutto questo, fa parte della Dakar, una competizione di due settimane ma che in un certo modo va avanti per tutto l’anno.
Il secondo punto, molto importante, da prendere in considerazione è che la Dakar non è una gara di pura velocità. Anzi, la velocità è limitata ad un valore molto basso (170km/h per il T1), nei rally vediamo spesso superare questa velocità su stradine scivolose tra gli alberi. Certo la potenza è importante, e le Audi erano accreditate di circa 670 cavalli, contro i circa 400 dei T1+ e questo, unito alla disponibilità istantanea di coppia da parte dei motori elettrici, ha sicuramente dato un vantaggio alla RS Q E-tron (nonostante i 200kg in più). Ma alla fine, la Dakar più che velocità è navigazione, è anche arrivare a fine tappa senza noie meccaniche. Affidabilità, capacità di navigazione, costanza nella prestazione, ecco cosa conta in realtà nella Dakar. Ed ecco come mai le Audi, pur vincendo 4 tappe su 12, sono arrivate ben lontane dal podio, con il solo Ekstrom tra i primi dieci.
Quindi sì, se le Audi non avessero avuto problemi meccanici e di navigazione avrebbero lottato per la vittoria e forse vinto, ma i due fattori sopra citati sono insiti nella Dakar, per cui un’ipotesi di questo tipo non può essere presa in considerazione.
Certamente Audi il prossimo anno si presenterà con un’auto ancora più performante e più affidabile. Ma anche questo non fa parte degli sport motoristici? Sicuramente la Federazione prenderà in mano la situazione e apporterà delle modifiche, ma la vera livella ancora una volta sarà la Dakar, la gara di due settimane che dura tutto l’anno.