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Ben Sulayem richiama i piloti: “Al WRC servono superstars, non vincitori di gare”

Il nuovo presidente FIA solleva un tema che abbiamo a cuore da sempre

Su come si faccia ad allargare il pubblico dei rally e del WRC è stato detto di tutto e di più. Seguire lo sport motoristico più spettacolare ed imprevedibile di tutti, e vederlo relegato ad un “pugno” di fans rispetto ad altri sport meno avvincenti, è un cruccio enorme.

Ho provato un grande piacere nel leggere le parole del neopresidente FIA Ben Sulayem che, in un’intervista a dirtfish.com, prende i piloti per la giacchetta e li chiama a fare qualcosa per il loro sport. A diventare finalmente parte attiva nella promozione dei rally.

Cos’ha detto il presidente FIA?

Superstar! Abbiamo bisogno di superstar! Hai bisogno di vincitori e di campioni. Di personalità capaci di adattarsi facilmente davanti ad una telecamera e che sappiano attirare le persone. Dobbiamo diffondere il fascino del nostro sport e questa responsabilità spetta anche ai piloti che non hanno solo il compito di vincere prove speciali e gare.

Parole importanti che sottolineano ancora una volta come non basti lo natura di uno sport a creare un pubblico. Servono persone che sappiano creare interesse mediatico sempre, anche quando le gare non ci sono.

Eroi veri, come la storia dei rally ha già visto in passato. Basti pensare all’eco che ha generato ed ancora genera Colin McRae, sia per le sue gesta sportive ma non solo.

La fine della scarsa visione d’insieme dell’ “impero francese”

Inutile girarci intorno. Veniamo da anni di dominio francese, ad eccezione di Tanak, sotto una direzione francese. Per quanto uno possa mettere il massimo di se stesso nel pensare che chi dirige voglia fare sempre il bene del proprio sport, è altrettanto inevitabile immaginarsi che non ci fosse troppo incentivo a spingere in una direzione diversa.

Federazione e promoter si sono trovati spesso con idee divergenti e necessità opposte, in un periodo dove investire nel motorsport è difficile ed interessa solo d alcune case asiatiche. Le Plus hanno offerto uno strumento spettacolare che ha sicuramente entusiasmato i già appassionati ma, che non ha fatto da volano per raggiungere altro pubblico. Ed i costi sono lievitati, restringendo di fatto il numero di possibili protagonisti.

Il resto lo ha fatto il covid, proprio mentre si cercava di riportare il WRC in tutti i continenti.

Il modello estone ha dimostrato come fare

Ne avevamo parlato a suo tempo in questo articolo. In Estonia è stato creato un vero e proprio sistema basato su un talento assoluto, trasformando un campione in un eroe nazionale. E dire che Ott questo grande comunicatore non è ma, attorno al suo nome c’è una storia bella ed autentica che è stata ben raccontata. Gli estoni hanno visto in Tanak loro stessi e che si trattasse di rally era quasi secondario.

Il risultato? Tanak campione del mondo, la gara estone finisce nel giro di poco nel mondiale, esce un documentario e non esiste estone che non abbia un gadget a casa col suo nome. Pensate, Ott si è trovato persino a rifiutare premi come Entertainer of the Year a casa sua, premio di una rivista estone di spettacolo.

Il bisogno di storie che partono dalle gare e vanno oltre

Ben Sulayem chiede questo ed ha profondamente ragione. Aldilà di quanto possano fare Federazione e promoter, serve che gli attori protagonisti abbiano voglia di spendere loro stessi per aiutare il loro sport/lavoro a crescere ed espandersi tra la gente comune. Paradossalmente ci sono più strumenti adesso che in epoche passate ed è più semplice attirare l’attenzione di moltissime persone in poco tempo.

Servono dualismi veri (Hamilton-Verstappen è una “battaglia” quotidiana che in pista trova ogni weekend una resa dei conti), serve individuare quegli elementi personali che catalizzano l’interesse della gente, talvolta sconfinando nel “gossip” ed in quelle materie che interessano anche a chi non sa nulla di prove speciali.

Far sognare una vita come quella di un pilota di rally ai bambini, come fanno i super eroi che nemmeno esistono e non hanno una macchina da 300 cavalli da mettere di traverso. Bambini che spingono i genitori ad abbonarsi a televisioni, ad andare alle gare, a comprare gadget. Nuovi tifosi innamorati che porteranno altri tifosi.

Benn vengano le parole del presidente che in pochissimo tempo ha speso parole interessanti che evidenziano interesse vero da parte di chi i rally li ha “masticati” davvero e per lungo tempo. Ora aspettiamo i fatti.

Foto di copertina: Luca Barsali
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