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Le Rally 1 come i prototipi di Gr. B?

Sempre piĂą lontane dalle vetture di serie e prodotte in pochissime unitĂ 

Le immagini della i20 Rally 1 bianca in fondo alla scarpata e adagiata in un piccolo torrente hanno fatto il giro del mondo e tutti hanno constatato come la cellula di sicurezza dell’abitacolo sia rimasta intatta (forse l’unica cosa rimasta intatta). Grazie agli elevatissimi standard di sicurezza, Thierry Neuville e Martijn Wydaeghe ne sono usciti piuttosto bene, con il solo Martijn costretto ad un intervento alla clavicola.

Ma oggi non vogliamo parlarvi di questo, bensì di un particolare che abbiamo notato dalla foto del posteriore della i20, foto che vi riproponiamo qui sotto.

Si vede bene l’ottima tenuta della gabbia, ma perchĂ© si vede così bene? Semplicemente perchĂ© tutta la parte posteriore della macchina non è altro che una semplice copertura appoggiata lì. La seconda parte del tetto della vettura non è infatti parte della scocca stessa, ma solo una finzione estetica che scimmiotta la linea della vettura stradale. L’idea assolutamente non è nuova, e ricorda molto le Gruppo B o le vetture da rallycross.

Il principio in effetti è lo stesso: si tratta di prototipi tubolari sui quali vengono poi adattati dei pannelli che piĂą o meno ricordano un dato modello stradale. Ecco perchĂ©, tra l’altro, la diatriba scoppiata in seno ai “fordisti” se fosse meglio utilizzare la Puma o Fiesta non ha alcun senso: in realtĂ  la vettura con cui M-Sport che correrĂ  il mondiale 2022 non è nĂ© l’una nĂ© l’altra, ma può assomigliare ad entrambe.

Forse non è chiaro, ma si tratta dell’ennesimo compromesso al ribasso della FIA. Sì al ribasso, perchĂ© almeno per l’omologazione in Gruppo B serviva una produzione di 200 esemplari, quindi un impegno ed uno sforzo da parte del costruttore, ma anche la remota possibilitĂ  per un appassionato di poter possedere (o anche solo ammirare), la versione stradale di quello stesso esatto modello. Da questo punto vista, secondo la mia opinione personale, l’apoteosi l’abbiamo raggiunta con le Gruppo A, quando chiunque poteva guidare ogni giorno il medesimo modello che vedeva correre.

Con le WRC abbiamo iniziato ad allontanarci da questo concetto ma, almeno, rimanevano punti di contatto, il pubblico lo ha accettato perchĂ© le auto erano veramente grintose. Ma adesso abbiamo solo una vaga somiglianza che si limita alle luci e poco piĂą. Questo, così come l’introduzione dell’ibrido, per cercare di attirare qualche nuovo costruttore, ma con il rischio, tangibile, di allontanare gli appassionati, Ci hanno giĂ  provato con il Mondiale Rallycross, e non mi pare che i risultati siano stati incoraggianti, non sarebbe stato meglio provare qualcosa di diverso?

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