Il creativo ed illegale sistema di boost della Ford Focus WRC 2003
Scopriamo insieme le peculiarità ed i dettagli del sistema che Ford aveva sulla Focus WRC
Creatività ed innovazione sono, da sempre, i pilastri fondamentali dell’intero Motorsport.
In questi ultimi anni, però, con la sempre maggior richiesta di abbassare i costi da parte delle case costruttrici e con le innumerevoli regole scritte e promulgate dalla FIA, si ha la percezione di aver perso un po’ questa parte essenziale del Motorsport.
Quella sensazione di libertà nell’innovazione e nella creatività che piano piano è andata a sfumare, lasciando sempre più spazio alla monofornitura dei componenti.
Anche nel mondo dei rally, furono numerose le innovazioni che le case costruttrici portarono ai proprio modelli.
La trasmissione a quattro ruote motrici della Audi Quattro, il motore turbo-volumetrico della Lancia Delta S4 ed il sistema irregolare del turbo della Toyota Celica gt four 205 furono alcune delle innovazioni più famose che segnarono e che segneranno per sempre la storia del rally.
Anche Ford cercò, con l’aggiornamento del modello Focus, di portare alcune innovazioni nel panorama rallystico per gli ultimi tre round su asfalto della stagione 2003: San Remo, Tour de Corse e Catalunya.
La “nuova” Focus si presentò ai nastri di partenza con numerose innovazioni, sia dal punto di vista aerodinamico che dal punto di vista meccanico.
Ad attirare l’attenzione è però uno strano serbatoio posizionato nella parte posteriore della macchina, nascosto dall’ ingombrante paraurti della vettura.
Questo strano serbatoio in titanio con una capienza di 45 litri e spesso 2 mm, era direttamente collegato al collettore di aspirazione, tramite 4 m di tubi in titanio da 30 mm di diametro attraverso una particolare valvola chiamata valvola di controllo del minimo. Una valvola a farfalla, che veniva controllata elettronicamente, e che aveva il compito di far fluire diverse quantità di aria a seconda della richiesta.
Questa innovazione era adottata solo rispettando particolari requisiti, ovvero con mappature del bang molto aggressive, che venivano usate solo nei rally su asfalto, e quando il pilota lasciava l’acceleratore.
Ogni volta che le due condizioni si verificavano, l’aria in eccesso, all’interno del turbo, veniva accumulata all’interno del serbatoio dell’aria attraverso il tubo di collegamento in titanio.
Quando il pilota ritornava a spingere a fondo il pedale dell’acceleratore, la valvola di controllo del minimo liberava l’aria immagazzinata all’interno della turbina.
L’aria si andava poi ad aggiungere a quella che veniva aspirata e che passava all’interno della flangia garantendo un boost sulla potenza del 5% (stimabile in circa 20 cavalli)
Il sistema venne giudicato, inizialmente, legale da parte della FIA perché rispettava la regola imposta in cui si affermava che tutta l’aria aspirata dovesse passare attraverso la flangia da 34 mm del turbo.
In questo modo, Ford, cercò di ridurre quelli che erano i problemi derivanti dalle prime versioni dei sistemi anti-lag delle vetture.
Sistema ideato per mantenere in rotazione il turbocompressore anche ad acceleratore chiuso, garantendo oltre ad una maggior potenza anche una maggiore risposta della vettura.
Il progetto, ideato dagli ingegneri e tecnici della casa americana, si dimostrò non così dominante in quanto perdeva di efficacia nelle prove più lunghe, e gravava sulla vettura con i suoi 20 kg di peso. Dopo poche gare la FIA revisionò il proprio giudizio decretando il sistema progettato da Ford illegale per evitare che anche le altre squadre potessero replicare tali progetti sulle proprie vetture.