Craig, l’italiano
Il dolore, il ricordo, l'emozione. Casa.
Negli ultimi anni il dibattito è forse uno dei più accesi e carichi di opinioni divergenti. Ci vanno di mezzo la politica, l’etica, la sociologia più spiccia e mille altre questioni per cui non è certo Rallyssimo il posto giusto per parlarne. Però da questa parti passa spesso una storia, che poco ha a che fare con quel dibattito, ma che fa pensare a cosa voglia dire veramente essere italiani nei rally.
Una storia che parte dal peggiore dei dolori che la vita può sbatterti in faccia. Una passione condivisa, un sogno che si spezza e quella terra che in tanti giudicano speciale e che tu vorresti solamente maledire. Pensare di lasciarla per sempre, con il suo carico di sofferenze, cercando da ogni altra parte del mondo la motivazione per non smettere di continuare ad inseguire quel sogno che resta comunque vostro, nonostante tutto.
Un racconto che si traveste quasi di beffardo quando in quel luogo dannato si presenta l’amore, l’alter ego più dolce di quel dolore lancinante. Proprio in quel posto in cui giuravi non avresti messo più piede per aver perso parte di te stesso trovi l’altra metà con cui cercare di completarti ed un po’ ricostruirti.
E allora riparti nel sottile filo che ti lega a quel posto. Cresci, decolli ed arrivi su quel podio che era il primo pezzo di quel sogno infranto che invece esiste ancora. Sei lì, ci sei arrivato e pensi che forse potresti far pace con un po’ di cose. Ma non è così, ancora non basta. Tutto si azzera, va ricostruito e l’occasione te la presenta quel posto che prima hai maledetto, poi hai ignorato e ora ti costringe a credere in lui per poter mantenere la promessa di quel sogno per due.
Ed il resto semplicemente succede, con naturalezza ed un pizzico di magia. Il ritorno, le vittorie e sempre più persone attorno a riconoscere che quel giorno quel sogno non si era spezzato, cercava solo un modo diverso per diventare reale. E poi Hyundai, un ruolo sempre più stabile nel mondo, il sorriso che torna a farsi vivo e la voglia di provare a fare pace per sempre con quella terra maledetta. Fino ad oggi. Il giorno in cui tutto riacquista un’aura di pace e tranquillità. Il momento in cui le lacrime di dolore diventano dolce ricordo e la voglia di esserci è più per Jaffa che per se stesso.
Allora possiamo dirtelo con certezza che sei italiano Craig. Non per la pelle decisamente poco mediterranea, non per gli occhi di ghiaccio, per le lezioni di italiano che iniziano a dare i suoi frutti e nemmeno per tutto il tempo che passi da queste parti. Lo sei perché questa terra ti ha chiesto tanto e glielo hai dato, prendendoti tutto quel che era giusto prendersi in cambio. E adesso goditela questa Targa, corrila con la velocità che serve e con la lentezza di chi ha bisogno di costruirne un pensiero che lenisca il dolore ma non cancelli il ricordo. Senza fretta che tutto finisca e di tornare a casa, perché a casa ci sei già.