Giacomo Costenaro dopo il successo al Val d’Orcia: “Vittoria inaspettata!”
Dopo la bella vittoria al Val d'Orcia sarà CIRT a vederlo impegnato per il 2021
Pur essendo alla prima gara con i20 R5, Giacomo Costenaro ha subito trovato il passo giusto, concludendo 5 prove su 6 con il secondo tempo assoluto e portando a casa una vittoria tutt’altro che semplice e contro una schiera di contendenti di alto livello. Lo abbiamo sentito dopo questa bella vittoria con molto piacere e lui non si è certo tirato indietro.
Ciao Giacomo, innanzi tutto complimenti per la vittoria e grazie per dedicare agli appassionati di Rallyssimo un po’ del tuo tempo. Iniziamo proprio dal Rally della Val d’Orcia: come detto una bella vittoria ma tutt’altro che scontata no?
Ciao Federico, si la vittoria onestamente è stata inaspettata anche per me. Considera che si trattava di una gara test per noi in vista del CIRT e io non salivo in auto fin dal Tuscan dell’anno scorso, quindi oltre 4 mesi fa! Sono andato in bici, ho fatto sport ma solo questo fino all’altro giorno. Poi anche la macchina era nuova, team nuovo e anche la gara, rispetto a quando l’ho fatta nel 2017, conservava solo la San Casciano dei Bagni.
Partivamo anche con il numero 1, che sulla terra non è proprio il massimo ma fortunatamente ho trovato un ottimo team, siamo riusciti subito a trovare un buon feeling e a sistemare la macchina come meglio mi piaceva e alla fine è arrivato questo risultato. Sicuramente le prospettive sono ottime perché se appena salito in macchina ho subito avuto questo feeling e questo risultato, il margine di miglioramento è ancora notevole e questo mi fa essere molto positivo.
Come hai accennato questa era la tua prima gara con la Hyundai i20 R5, per cui la domanda ugualmente scontata quanto obbligatoria: come l’hai trovata rispetto alla Fabia che hai guidato negli ultimi anni sia in versione R5 che Evo Rally2?
È una domanda a cui sto rispondendo in loop [sorride], perché immagino sia una curiosità comune. Ti dico, la macchina è una R5, la stessa categoria, ma la macchina è completamente diversa. Ti da sensazioni diverse, può piacere o non piacere. Diciamo che la Skoda è un pacchetto molto più semplice direi “plug and play”, mentre la Hyundai è più professionale, diciamo è che meno facile trovare il feeling, ma come ti ho detto io mi sono trovato molto bene. Si tratta di trovare la quadra per cucire la macchina addosso al pilota e questo dipende molto dal team. Sono molto contento di fare il Campionato Italiano Rally Terra con quest’auto.
Sei un pilota che è molto cresciuto di anno in anno come qualità della prestazione e che non ha mai disdegnato di andare a correre all’estero. Pensi che questo ti abbia aiutato come pilota?
Sicuramente. Ti dico, ora sono un po’ di anni che corro soprattutto in Italia, ma è stata una scelta a volte dovuta vuoi per budget che per altri motivi. Gli anni che ho fatto all’estero mi hanno fatto crescere tantissimo, andavo sempre in posti nuovi, in gare impegnative di 200km come quelle dell’Europeo. Devi imparare ad adattarti in fretta e non sgarri, perché poi non è che puoi prendere un aereo, andare alle Azzorre e prendere le note un mese prima o fare mille passaggi e questo ti fa crescere tantissimo a livello di note, di esperienza e di gestione della gara. In Italia siamo un po’ tornati ai rallysprint, con distanze ridotte e quindi gare che si giocano sul filo dei 4 o 5 secondi. Andare all’estero, ad essere sincero, era l’obiettivo di quest’anno. Speravo che la situazione del covid migliorasse ma siamo tornati in questa situazione per cui ho deciso di fare il Terra, altrimenti avrei fatto almeno quattro o cinque gare dell’Europeo.
In ogni caso il CIRT è un campionato che sta crescendo di popolarità e di anno in anno e che sicuramente si è conquistato una sua visibilità e notorietà non credi?
Diciamo che sono un paio di anni che è forse più bello il CIRT del CIR. L’anno scorso di là [nel CIR] erano in 2 a giocarsela mentre da noi eravamo in 4 o 5. Poi insomma Paolo [Andreucci] fa un po’ da benchmark: dove c’è lui il livello è sicuramente alto. Ed è un livello che è cresciuto negli anni, abbiamo Simone [Campedelli], sul quale non servono presentazioni, c’è Consani, c’era Marco e ora abbiamo Bruno Bulacia. Anche perché all’estero i campionati importanti sono quasi tutti su terra e quindi è anche un buon banco di prova.
Guardando i primi quattro in classifica del Rally della Val d’Orcia, Costenaro, Campedelli, Battistolli, Bulacia, trovo un filo conduttore che lega tutti questi piloti: sono tutti “figli d’arte”. E lo stesso, evidentemente, si vede oggi anche nel WRC. Quale è la tua opinione in merito, quanto è stato importante per te questo fattore?
Io mi ritengo molto fortunato per il fatto di poter correre perché ho una famiglia che mi permette di farlo. È inutile nascondersi, nel motorsport è molto importante avere il budget e le possibilità di poter andare a correre. Anche perché di questi tempi non è nemmeno facile andare in giro in cerca di sponsor o di persone che ti sostengono se non hai le possibilità. Ma non penso che sia una condizione sine qua non. La cosa fondamentale per poi continuare è l’esperienza ma anche un po’ di talento. Quindi più che l’essere, di per se, figlio d’arte, ci vuole passione, dedizione e il supporto economico. Come tutti gli sport, più pratichi e più diventi bravo, e sicuramente al figlio di un tennista mettono subito una racchetta in mano, mi sembra chiaro che succeda lo stesso con tutti gli sport, per cui da questo punto di vista la famiglia è importante ma puoi anche essere figlio di uno che non pratica ma è appassionato di quello sport e ti supporta allo stesso modo.
Noi, oltre che essere d’accordo con Giacomo, a questo punto lo ringraziamo e lo aspettiamo in gara a fine aprile per il Rally dell’Adriatico, prima prova del CIRT 2021.