E allora ciao Amico Rallyssimo…
Quasi sei anni di emozioni intense, belle, vere.
E quindi finisce così, amico mio?
Sì. É così che si chiude quel viaggio pazzesco che abbiamo iniziato il 20 marzo 2015. Era un pezzo su Robert, te lo ricordi?
Senza presentarci a nessuno, come se scrivessimo di rally da sempre. Raccontavamo di quell’uomo a cui piacevano le sfide impossibili e “maltrattava” una WRC, fottendosene altamente se il suo corpo gli suggerisse di fare qualcosa di diverso. Ero talmente gasato che ne scrissi altri tre di articoli.
Ne sarebbero arrivati altri 1524 in questi quasi sei anni che non ci toglieremo il piacere di raggiungere insieme.
Non so perché mi sentissi così sicuro che saresti piaciuto a tanti ma, lo sapevo. Da appassionato di rally ti avevo cercato un sacco di volte in rete e, non trovandoti, avevo deciso che ti avrei costruito. Pensando sempre di volerti come ti vuole un appassionato di questo sport meraviglioso e divertendomi a scoprirti ogni giorno sempre più denso di sfaccettature. Emozioni.
Credimi, non le conto quelle che ho provato in tutto questo tempo.
Le prime visite spontanee. I fan che iniziano a crescere vertiginosamente. Il mio idolo di sempre, Andrea Navarra, che al Rally di San Marino mi ferma e mi dice: “ah sei tu che hai scritto quel pezzo su di me? Veramente pazzesco, facciamoci una foto.“. Lui a me, capisci?
E poi via, sempre più forte, sempre più intenso, sempre più tosto.
“Dovresti chiamare qualche giornalista professionista. Solo così potete fare il salto“. Ed invece ero convinto che bastasse un gruppo di appassionati come me, a cui non scocciasse passare ore ed ore a parlare di rally, fino ad accorgersi di volersi bene. Un bene vero, sincero, che è finito oltre a qualche commento sui tempi di una prova speciale. Una roba che mica baratti con un pass o mettendoti “Rallyssimo” come professione nel profilo di Facebook.
E mentre in Italia continuavano a chiamarti “bloggettino”, la FIA mi dice che eri pronto a diventare grande. Non so neanche descriverti come mi sentissi la prima volta che abbiamo messo i piedi nel mondiale. Hai presente quando hai passato tutta la vita a sognare qualcosa e all’improvviso ti si materializza davanti? Ecco, qualcosa di simile.
Passeggiare tra Ogier, Latvala, Meeke e Neuville come se fosse la cosa più normale di sto mondo, come se lo stessi facendo da sempre. Non mi veniva nemmeno di fargli domande o di scattare foto. Respiravo quel posto, cercando di riempirmi al massimo i polmoni e desiderando che quel momento non finisse mai e poi mai.
Vorrei poter avere una foto di mio padre che mi guarda da dietro la transenna e mi sorride. Ecco, se dovessi provare a dirti perché ho continuato a farlo, ti direi che è per momenti come quello. Quel senso di soddisfazione che ho provato nel vedere chi mi ha insegnato i rally dirmi con gli occhi che avevo ragione. Si poteva fare e lo avevamo fatto.
E abbiamo continuato a farlo. Di giorno, di notte ed in qualunque momento libero dalla vita vera. Il telefono sempre più rovente. Sempre più persone in unico grande contenitore che trasudava rally da tutte le parti e continuava a non fermarsi mai, continuava ad offrire passione a chi di passione voleva continuare a nutrirsi. In Italia, in Europa, ovunqune. Fino a scoppiare. Fino alle polemiche. Le litigate. Gli insulti. Le denunce. Perché non mi sono fermato lì? Perché i rally sono anche questo, soprattutto se hai la pretesa di provare a raccontarlo ad altri che, come te, lo vivono da fuori. Tutti hanno una propria verità e guai a toccargliela, che loro hanno iniziato a seguire molto prima di te.
Ti ricordi la prima diretta con Campedelli? Parlavano di noi come se avessimo inventato il fuoco. Che ridere Craig che mi mandava le foto delle sue pantofole e Tamara che interrompe la diretta per fare pipì. Perché ok, i rally sono una cosa seria ma è stato molto più figo provare a trovarci dentro delle belle persone. E fidati, ne abbiamo trovate tante in mezzo ad un maremoto di gente.
Dieci milioni di visite. Tre milioni di utenti unici. Oltre trentasette mila fan su Facebook. Millequattrocento su Twitter. Diecimila e spicci su Instagram. Settecento sul canale Telegram.
Una quantità di persone che non riesco nemmeno ad immaginare ma, che sapevo esistesse e che mi ero prefissato di raggiungere. A qualunque costo.
Ma adesso basta.
Perché voglio essere onesto come bisogna essere con gli amici veri. Perché mi sono accorto che “devo”, non che “voglio”. Perché per riuscire ad andare avanti servono gli stimoli, non solo le buone intenzioni. Perché devo a me stesso e alla mia famiglia tutto il tempo che ti sei preso. Perché l’ho fatto per passione, per sfida, se vuoi anche per gioco, e mai con il pensiero che tutto questo potesse diventare un lavoro. Perché alle idee ogni tanto bisogna essere capaci di dire no. Perché voglio tornare a vedere i rally con gli occhi e senza la tastiera nelle mani. Perché, semplicemente, va bene così.
Resterò il tuo direttore ancora per un po’, certo. Burocrazia, ma anche perché fatico veramente a pensare di vederci qualcun altro in quel posto che non esisteva prima di me. So che quel piccolo varco mi farà sentire meno la mancanza. Sono certo di lasciarti in buone mani, che il futuro che abbiamo pensato per te sarà ancora più spettacolare ed importante. Sarà davvero bello mettermi in mezzo a tutte quelle persone che aspettano le notizie da te.
Perché Rallyssimo le notizie di rally le offre per primo, 24 ore su 24 e meglio di chiunque altro.
Il tuo direttore.
1 Commento
Francesco
Articolo da pelle d’oca. Voi siete davvero gente di rally che parlano ad appassionati di rally. Vi seguirò sempre. Bravi.