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Angelo Sticchi Damiani: “Non mi sarei mai aspettato di dover affrontare un periodo così difficile”

Riportiamo le parole rilasciate dal Presidente dell'Aci al programma televisivo Reparto Corse

Su Rai Sport è ripartita la stagione dei motori grazie a Reparto Corse, programma condotto da Lorenzo Leonarduzzi e Andrea Nicoli. La puntata di ieri ha visto come ospite d’onore il Presidente dell’Automobile Club D’Italia Angelo Sticchi Damiani. 

Durante la diretta si è parlato del difficile periodo che stanno attraversando i rally, cosi come gli altri sport motoristici, a causa dello stop delle attività sportive e della terribile pandemia che ha colpito diverse parti del mondo compresa l’Europa.

Ecco le parole del Presidente dell’Aci:

Presidente si sarebbe mai aspettato di dover affrontare una situazione così difficile come quella che stiamo vivendo in questo periodo ?

Assolutamente no. A dire la verità ho pensato a tante cose nella vita, ma che potesse accadere una cosa del genere e che colpisse non soltanto la nostra Italia, la nostra Europa ma l’intero mondo non l’avrei mai immaginato, forse perchè non ho vissuto ai tempi in cui ci sono già state nel mondo queste epidemie o pandemie di questo tipo. Per me è stata veramente una cosa terribile perchè ci vorrà molto tempo prima che si possa immaginare di tornare a come eravamo tre mesi fa.

In riferimento al discorso degli autodromi e delle porte chiuse, anche se adesso è difficile fare un punto della situazione, come vede il Rally Italia Sardegna e quali sono le prospettive per questo evento ?

Qui bisogna considerare diverse cose. La prima non sappiamo se riprenderà il Campionato del Mondo Rally, perchè come è noto anche a loro il Portogallo ha rinunciato, la Nuova Zelanda starebbe per rinunciare, mentre il Finlandia è difficile che si faccia. Innanzitutto dobbiamo capire se ci sarà questa ripresa del Wrc e poi decideremo. In secondo luogo ancora non c’è un modello di protocollo che si possa adattare al rally. Noi oggi abbiamo un protocollo che ci consentirebbe di autorizzare degli allenamenti individuali con una sola persona a bordo… in pista.

Quindi un luogo presidiato e facilmente controllabile, ma ovviamente con una sola persona a bordo. Per fare delle gare in pista con due persone a bordo bisogna ragionarci. Non dovrebbe essere impossibile, perchè anche se la distanza di un metro in un automobile da corsa è difficile da mantenere, è anche vero che il casco e sottocasco rappresentano una protezione, e se ci aggiungiamo una mascherina si potrebbe superare il problema.

Purtroppo rimangono una serie di problematiche legate al pubblico. Una cosa è farlo in un circuito a porte chiuse un altro e farlo su strada pur limitando il parco assistenza, il palco d’arrivo, le prove speciali, ma è difficile controllare le persone che arrivano. Dobbiamo capire se il Campionato del Mondo avrà una ripartenza perchè sono stati coinvolti due rally e tre quarti con il Messico che è stato accorciato prima dell’ultima tappa.

Ci saranno le condizioni per completarlo ? Mi giunge notizia che anche il Safari è molto difficile che si faccia. Noi abbiamo chiesto la data a fine Settembre e credo che entro Maggio la FIA pubblicherà una bozza di calendario. Ripeto ci sono dei grossi interrogativi sui rally in generale, e ovviamente bisogna fare i conti con il Governo, con il Ministero dello Sport, perchè noi dobbiamo avere l’autorizzazione per far sì che queste gare si svolgano in spazi pubblici contenuti.

Secondo lei è giusto tornare a fare delle competizioni o è meglio fermarsi, con tutti i rischi economici che comportano, per non fare dei campionati o gare ridotte nel kilometraggio o nei partecipanti. Cosa ne pensa a riguardo ?

Siamo assolutamente d’accordo. Il nostro primo dovere è quello di cercare di dare ai nostri scienziati, qualunque sia il ruolo che hanno nel nostro motorsport, la possibilità di riprendere. Il secondo dovere e che il tutto riparta in assoluta sicurezza e che sia in perfetta sintonia con le autorità. In ultima cosa dobbiamo cercare, anche a costo di qualche sacrificio, di mantenere l’immagine del nostro sport. Permettetemi questo atto di presunzione ma prima del Coronavirus aveva una splendida immagine, perchè i nostri campionati nelle varie categorie sono tra i migliori al mondo.

Al momento se cerchiamo di forzare la mano oltre il buon senso non facciamo l’interesse dello sport e di chi lo pratica. Vincere un campionato con poche gare e pochi iscritti sarà sempre un titolo che varrà di meno rispetto a quello dell’anno scorso. Sappiamo che ci sono degli interessi economici e abbiamo grande rispetto per chi quest’anno ha investito delle grandi risorse per acquistare e noleggiare le vetture, chi si è attrezzato per organizzare degli eventi. Questa pandemia si è manifestata nel momento in cui stavamo per partendo e molti avevano già investito delle risorse. Abbiamo un grande rispetto per tutti coloro che hanno anche la macchina in garage, perchè di loro proprietà, e stanno aspettando di poter tornare a correre.

In certe specialità, come la regolarità, semplificando al massimo o facendo la partenza e l’arrivo in luogo chiuso basterebbe per ridurre il problema legato al pubblico. Lungo le prove speciali è noto che non c’è questa grande presenza di pubblico e quindi si potrebbe immaginare di fare qualcosa. Le difficoltà le incontriamo per quanto riguarda il discorso degli alberghi, ma sarebbero facilmente superabili, mentre altre al momento non sono superabili se la situazione rimane questa. Ovviamente noi speriamo che nel giro di qualche settimana, un mese, due mesi la situazione possa cambiare radicalmente consentendoci di iniziare ad intraprendere un’attività in maniera dignitosa.

Quanta gente sarà disposta a correre a luglio o agosto ? Quanti organizzatori saranno disposti o disponibili a ritornare ad investire tempo e denaro? Non sappiamo quanti iscritti potrà avere e quindi quale sarà la sua eventuale perdita. Il numero iscritti, oltre a rappresentare un importante impatto economico per l’organizzatore, rappresenta anche la dignità della gara.

La Federazione medico sportiva si è prefissata degli obiettivi per ritenere fattibili certe manifestazioni ?

Il nostro è uno sport atipico, il protocollo del Politecnico di Torino affronta tutte le problematiche di tutti gli sport, ovviamente se si prende ad esempio il calcio, che è lo sport più popolare, il problema del pubblico è enorme. Nel motorsport il contatto tra atleti non esiste, mentre le difficoltà legate al pubblico ci sono come nel calcio. Abbiamo dei centri medici particolarmente attrezzati e siamo in grado di fare con una certa facilità una serie di controlli prima dell’evento sportivo. È difficile poter stabilire come si possa consentire un pubblico ridotto.

Si può dire si o no al pubblico. L’idea di fare entrare magari il 30% delle persone che dovrebbero assistere all’evento potrebbe essere una soluzione. Bisognerà fare in modo che quel 30% non si ammassi tutto da una parte. Devo dire che l’Italia e gli italiani si stanno dimostrando una grandissima civiltà e un grande senso del dovere, ma indubbiamente non possiamo contare soltanto sul buonsenso e sulla serietà di chi si reca a vedere un evento motoristico.

Dovremmo creare un meccanismo per il distanziamento. In certi casi è possibile la dove ci sono delle tribune, ma se pensiamo ai prati come si fa a distanziare le persone ? Bisogna fare attenzione durante la gara quando succede qualcosa e tutti si ammassano in quel punto perchè una macchina ha avuto un incidente o una cosa simile. Ci sono dei problemi complessi, ma grazie al comitato medico sportivo è stato fatto un ottimo lavoro. È un lavoro nostro, interno che abbiamo sottoposto e fatto validare da un importantissimo virologo. Purtroppo all’atto pratico ci sono delle variabili che non sono facili da definire nel dettaglio.

Questa difficile situazione sta riguardando non solo il settore del motorsport ma anche quello dell’automotive. I dati che ci vengono forniti non sono incoraggianti. Cosa ci può dire ?

A dire la verità mi preoccupa tantissimo. I dati di aprile sono terrificanti, non è mai accaduto nei 120 anni di storia dell’auto una cosa del genere. Questo significa un crollo del pil perchè il mondo dell’automotive incide il 10% del pil italiano, mettendo a rischio molti posti di lavoro che riguardano la produzione dell’automobile, dei componenti e quindi degli accessoristi che non lavorano solo per le aziende italiane.

Tutto il mondo del commercio compresi i concessionari e tutti coloro che avevano fatto degli investimenti, magari realizzando nuove strutture, immaginando che il 2020 sarebbe stato più o meno come il 2019. Penso che il governo si stia organizzando e predisponendo una serie di aiuti a questo mondo, e mi permetto di dire che questa è un importante occasione per realizzare una rottamazione importante. Abbiamo il parco circolante più vecchio d’Europa con 4 milioni di euro 0 che rappresentano una zavorra di cui dovremmo cercare di liberarci.

Sappiamo che per un pò di tempo la gente preferirà l’automobile per spostarsi perchè eviterà gli autobus di linea e anche la metropolitana. Naturalmente mi permetto di dire che anche il discorso delle bici a pedalata assistita non sia la soluzione più adatta per le persone che hanno raggiunto una certa età.

Quindi dobbiamo attrezzarci per consentire questo cambiamento che non sappiamo fino a quando durerà. Innanzitutto bisognerà rinnovare il parco circolante, eliminando le auto vecchie e salvaguardando le auto storiche.

 

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