Proton S2000: un progetto ufficiale sviluppato da un privato
La Satria Neo venne progettata dall'inglese MEM e finanziata da Kuala Lumpur
Verso la metà del primo decennio del nuovo millennio la Federazione decise di proporre agli addetti ai lavori una ventata d’aria fresca. I vertici della FIA idearono infatti una nuova classe che avrebbe garantito una resa importante a prezzi contenuti: la S2000.
Decisamente ammaliati da un regolamento così tanto innovativo e redditizio le case madri non tardarono affatto ad imbastire il progetto ed allestire una vettura da lanciare nel panorama, e dunque nel mercato, dei rally. La prima a lanciarsi nella mischia fu la Fiat (divenuta poi a tutti gli effetti Abarth, ndr), che propose a partire dal 2006 la bellissima Grande Punto. La neonata torinese venne ben presto accompagnata dalla Peugeot 207 e dalla Skoda Fabia, senza dimenticare la Ford Fiesta.
Le s2000 piacquero non solo alle Case Madri, ma anche e specialmente ai piloti che in quegli anni cercavano di mettersi in mostra guidando una vettura a trazione integrale dall’indiscusso potenziale pur non disponendo di un budget esagerato. La nuova classe infatti ottenne grandissimi consensi praticamente ovunque, tanto da convincere il Promoter ad imbastire nel campionato del mondo un “mundialito” dedicato alle tuttoavanti aspirate, il SWRC. E come se non bastasse la lungimirante piattaforma televisiva Eurosport creò ad hoc un cmpionato intercontinentale denominato IRC in cui si vietava l’uso delle Wrc per promuovere appunto le S2000. Il risultato fu un campionato bellissimo e che richiamò per parecchie stagioni le squadre ufficiali, pronte a schierare molteplici vetture affidate a piloti di tutto rispetto.
E come non ricordarsi in quegli anni anche della Proton Satria Neo, nata da un’intuizione della MEM per puro caso e gettata nella ribalta internazionale dopo due anni di sviluppo?
La stuttura britannica gestita brillantemente dall’ex pilota Chris Mellors, a seguito di una visita nella sede malese a Kuala Lumpur in cui vide in costruzione i primi esemplari di quel nuovo modello dalle linee così morbide ed eleganti, pensò che ci fosserò presupposti per creare un’auto da rally che si attenesse alla fiches imposta dalla regolamentazione S2000.
Il tempo di mostrare una primitiva bozza disegnata su quattro scartoffie, una stretta di mano e il gioco è fatto. La Mellors Elliot Motorsport iniziò da subito a godere di piena autonomia nella gestione del progetto, sebbene il supporto economico con i dirigenti della Proton sia costante e caloroso. Le prime scocche arrivarono nell’officina britannica nel 2007 inoltrato e ad ottobre furono emessi i primissimi stampi, con l’esemplare numero uno concluso nel’aprile dell’anno seguente. La macchina, dotata di appendici aerodinamiche e di un motore da quasi 300 BHP, apparve subito interessante e pronta per i primi test su strada.
Le sensazioni e la moltitidine di dati estrapolati furono incoraggianti e la squadra constatò all’unanime che la sua creatura era decisamente matura per il debutto in gara. La Proton Satria Neo S2000 venne perciò iscritta al Rally di Antibes 2008 e affidata allo specialista Bryan Bouffier. Il transalpino fu scelto essenzialmente per la sua esperienza in qualità di tester di Peugeot Sport e, malgrado alcuni piccoli inconvenienti di gioventù, l’auto malese tenne il passo delle più collaudate 207, considerate allora le migliori S2000 in circoazione. Tornati in Factory i test di sviluppo continuarono sia su terra che asfalto, alternando al volante nomi eccellente quali Kris Meeke, Guy Wilks, Anders Mikkelson e Conrad Rautenbach. Lo scopo era di ricevere più impresioni possibili sullo stato di forma della Satria Neo e consultarti sotto la lente d’ingrandimento. Nel 2009 si corse dunque la seconda gara, il Rally d’Irlanda, dove il pilota locale McShea dimostrò la bontà di un prodotto che stava crescendo positivamente e in fretta.
I primi punti di forza furono certamente il baricentro basso e le ruote allocate all’estremità della carrozzeria, mettendo la macchina nelle condizioni di essere molto stabile e ben bilanciata in termini di tenuta di strada. Per quanto concerne la trasmissione gli ingegneri non ebbero alcun dubbio, con la scelta che virò immediatamente per Xtrac, partner ideale per adattare maniacalmente le sue componenti al telaio. Vari tentativi ci furono invece per il funzionamento dei differenziali: nei primissimi chilometri di messa a punto la MEM pensò di montare anche il differenziale centrale, ma la ripartizione fissa si rivelò immediatamente disastrosa e si scelse immediatamente strategia. Si optò quindi per la scelta più ponderata e naturale, ossia montarne soltanto due come avevano già fatto Abarth e Peugeot sulle Grande Punto e 207.
La nuova arma malese era dunque pronta al grande salto e nel 2010 venne finalmente iscritta al campionato IRC, il vero habitat delle S2000 che garantiva un forte respiro mediatico. I vari Gilles Panizzi, Alister McRae, Giandomenico Basso, PG Andersson e Chris Atkinson non riusciranno però a rendere vincente la freccia gialla, mai davvero competitiva quanto le colleghe della classe. Un’amarissima delusione per tutti coloro che avevano finanziato al progetto nato con tanto entusiasmo, ma che non decollò davvero mai verso lidi vittoriosi e di conseguenza inghiottito nel dimenticatoio dei bui almanacchi.
Oggi però Proton e MEM ci stanno riprovando con la sorella maggiore Iriz R5… e chissà che abbiano fatto tesoro dell’esperienza passata e riescano a coronare i più dolci sogni rinchiusi nel cassetto?