Neste Rally Finland 2002: Timo Salonen e la 206 Wrc per scommessa
Il campione del mondo '85 rientrò nel circus dopo dieci anni dal ritiro
Il 52° Neste Rally Finland 2002, nono round di una stagione fino a quel momento bella e combattuta, decretò la vittoria di Marcus Gronholm.
Il pilota locale si dimostrò imprendibile fin dalle primissime battute e precedette di un minuto e mezzo il nuovo compagno di squadra Richard Burns e di quasi tre minuti la Impreza Wrc di Petter Solberg. Una vittoria importante quella del finnico, che lo proiettò con decisione verso il secondo sigillo mondiale con il Leone Rampante capitanato da Corrado Provera. Ma come spesso ci hanno abituati la bellezza e il romanticismo di questo sport, nello stesso weekend i riflettori vennero puntati anche su un ritorno nel circus di un campione che contribuì a rendere avvincenti i rally negli anni Ottanta: Timo Salonen.
L’iridato 1986 abbandonò il campionato del mondo dieci anni prima, dopo non essere riuscito ad esprimersi sui suoi livelli con la Mitsubishi. La Galant Gruppo A si rivelò poco affine alla sua guida poichè sviluppata interamente da Kenneth Eriksson, che se la cucì praticamente addosso. Non è da trascurare però che sulla carriera di Timo era ormai calato il tramonto, che lo portò saggiamente ad appendere il casco al chiodo per cimentarsi nel commercio di automobili in patria. Ma la mente di chi dei rally ne ha fatto una ragione di vita spesso può giocare brutti scherzi . E così nel 2001, interloquendo e scherzando (nemmeno troppo) con Markku Alen, decise di sfidare il connazionale una volta ancora. Il tempo di mettersi alla ricerca di sponsor, trovare l’accordo con Bozian, misurare il sedile ed il gioco è fatto. Con il numero 33 sulle portiere e supportato alle note da Launo Heinonen eccolo iscritto al rally di casa, dove a distanza di lunghi quindici anni troverà nuovamente la Peugeot, con la 206 Wrc versione clienti ad attenderlo.
La febbrile vigilia fu alquanto turbolenta, forse davvero troppo per un tipo calmo e taciturno come lui. Il maltempo stava colpendo gran parte dell’Europa, costringendo le compagnie dei traghetti a tagliare alcune coincidenze e accumulare ritardi importanti. La bisarca che trasportava la sua 206 arrivò alle 7,30 del mattino con le verifiche in programma mezz’ora dopo. Come se non bastasse, la carrozzeria era priva della livrea e dunque degli adesivi che manifestavano il supporto degli sponsor. La squadra prese subito in carico l’auto e si mise minuziosamente all’opera per non sforare nelle tempistiche che la Direzione Gara aveva previsto sul ruolino di marcia.
Il battesimo su una World Rally Car, avvenuto nell’ippodromo di Killeri in cui fu allestito il tracciato della stage inaugurale, fu un vero disastro. Quella 206 era stata usata al Acropoli da Gilles Panizzi e presentava ancora le sue regolazioni, totalmente inadatte a quel tipo di fondo. La macchina era inguidabile e come se non bastasse anche i rapporti del cambio andavano registrati. La prima tappa la completò al ventiduesimo posto assoluto, ma ormai il ghiaccio era rotto e il campione finlandese sentiva di poter recuperare il tempo perso. Con l’immancabile sigaretta in bocca e gli ingombranti occhiali a ricoprirgli il viso paffuto non si perse d’animo e con una tranquillità disarmente prese sempre più confidenza con la 206. Andò meglio infatti nella seconda giornata di gara, in cui risalì fino al sedicesimo posto.
Mancavano quindi le ultime cinque prove speciali domenicali. La stanchezza che iniziava a farsi sentire per via delle cinquanta primavere e il caldo insolito che quell’agosto attanagliò la Finlandia non gli negarono di scrivere l’ennesima incredibile pagina di una carriera sempre vissuta sulla cresta dell’onda. Concluse la sua ultima fatica mondiale al quattordicesimo posto finale, impressionando gli addetti ai lavori per la semplicità con cui si adattò ad un’auto così evoluta e diversa da quelle dei suoi tempi.
Sulla pedana d’arrivo, ovviamente, fu impossibile non chiedergli un paragone a caldo tra la Wrc e la bestiale Gruppo B:
Le Wrc sono certemente più sicure. Non solo per quanto concerne la solidità dei materiali che compongono la scocca, ma anche per quanto riguarda la guida. L’erogazione della potenza è molto più fluida grazie anche all’idroguida, non prevista sulla mia 205 T16.
E della scommessa con Alen? Beh… il vecchio pupilo di Cesare Fiorio venne battuto, anche se a distanza di un anno, sia nella posizione finale sia nel distacco inflitto dal vincitore, non rimanendoci ovviamente bene. Ma nonostante la cocente sconfitta fu il primo a complimentersi con il collega di tante battaglie, mettendo ancora una volta in risalto l’estro e l’umiltà che tanto avevano apprezzato i suoi tifosi sparsi nel mondo.