Alla comunicazione rallystica italiana serviva una pandemia
Il paradosso di chi ha capito solo ora l'importanza di coinvolgere gli appassionati
Il titolo potrebbe sembrare una provocazione ma non lo è. Nasce da alcuni giorni passati ad osservare l’ambiente rallystico italiano in questo momento in cui le macchine devono restare ferme in garage, caschi e tute negli armadi e, come colpiti da un’illuminazione, tutti hanno improvvisamente cominciato a parlare di rally con le uniche persone disposte ad ascoltarli: gli appassionati.
Testate, blog e giornalisti, ci siamo ritrovati senza il “lavoro già fatto” da parte delle gare ed abbiamo cominciato a rovistare negli archivi, alla ricerca di qualcosa che non fosse stato già detto da qualcun altro. Un po’ per passione, un po’ per iniziare e, sicuramente, per esigenza visto che di gare all’orizzonte non se ne vedono.
Piloti e team hanno trovato finalmente il tempo di fermarsi, lasciando che i tifosi potessero mettere un po’ di più il naso nel loro mondo, spesso troppo chiuso su stesso e nelle dinamiche del “raccontare finché fa comodo”. Una voglia di parlare di rally per certi versi “inedita” da parte di gran parte degli attori che, spesso e volentieri, hanno recitato la parte di chi vive i rally con gli appassionati solo in occasione delle gare (e spesso neanche in quel caso).
Le organizzazioni hanno cercato di spogliarsi della loro tipica aura di mistero, lasciando che gli appassionati potessero conoscere aspetti mai troppo chiari dietro l’organizzazione delle gare. Di certo il vivere la stessa condizione di incertezza di chi le gare le segue a bordo strada.
Perfino la federazione, storicamente mai troppo avvezza a perdersi in chiacchiere con i fans, è riuscita a farsi venire un pochino di voglia di parlare di rally, assecondando i momenti in cui è stata chiamata in causa e cercando di tenere accesa la fiammella della stagione 2020 attraverso la divulgazione di contenuti e qualche sporadica informazione utile.
Ed infine gli appassionati che stanno dando sfogo ai loro archivi più nascosti, offrendo vere e proprie chicche da ogni epoca di rally. Immagini, video e racconti che accompagnano e alleggeriscono le giornate di tante persone, non solo della cerchia ristretta degli appassionati.
Ed è proprio questo il punto della questione: parlare di rally a tutti i livelli sta aiutando altre persone a farsi venire voglia di conoscere questo meraviglioso sport. Anche in Italia, dove il telegiornale ogni giorno si chiede quando riprenderà il campionato di calcio in modo quasi ossessivo. Non sono io a dirlo, sono i numeri in nostro possesso che ho avuto il piacere di confrontare con alcuni colleghi che fanno il mio stesso “lavoro”.
E allora proviamo tutti a ricordarci di questa ricetta che ci è stata regalata: per far vivere i rally bisogna parlarne con la gente che i rally li ama.
Oggi gli strumenti ci sono, sono facili e diretti e permettono di raggiungere molte persone in poco tempo. Avere gli appassionati dalla propria parte, significa trasformare ogni singola persona in promotore di un intero movimento che ha tutti i requisiti per risultare molto più spettacolare di altri. Uno mondo piccolo ma importante che non ha mai capito che uno spettacolo può ritenersi tale solo se viene raccontato nel modo giusto da chi è in grado di raccontarlo nel migliore dei modi. Con gli occhi della passione. Ricordiamocene quando tutto sarà finito e, forse, potremo dire grazie ad una pandemia.
1 Commento
spacebeto
aura, non aurea…
http://www.grammaland.it/aurea-per-aura/