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Tempo

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Incertezze mondiali

Quando si tornerà a correre? Un quadro della situazione gara per gara

Alla fine in Messico ci si è andati. In barba al panico dilagante e con il bisogno di recuperare terreno dopo le “fatiche svedesi”, la FIA ha deciso che accendere le polveri tra Leon e Guanajuato fosse il modo migliore di agire. Senza farsi troppe domande e, magari, iniziando a trovare un po’ di risposte circa un avvio di campionato tra i più complessi di sempre.

Non bastava la cancellazione del Cile o la pochissima neve dalle parti di Karlstad a minare il bel progetto di riportare il WRC in tutto il mondo nel 2020. Una pandemia. Forse una delle problematiche meno prevedibili e con meno soluzioni (e comunque sbagliate, almeno per qualcuno) sta minando il sonno di Todt, Matton, Ciesla e compagni, chiamati a dare una direzione comune alle diverse organizzazioni degli appuntamenti del mondiale. Attività già complicate di norma, che rischiano di diventare impossibili con le precarie informazioni sul futuro che si hanno oggi a disposizione.

Lo stesso Matton ha parlato di “aspettare i primi di aprile per prendere decisioni”, avviando una lunga serie di ipotesi che oggi non trovano conferme. Prende tempo in attesa di saperne di più e comprendere meglio gli sviluppi temporali di contagi e guarigioni.

Un tempo incerto che vogliamo provare ad interpretare, aiutati dai costanti aggiornamenti sulla diffusione del virus, per capire se si riuscirà veramente a portare a termine questa stagione.

Di sicuro c’è che non si va in Argentina, che l’Europa intera ha preso coscienza del problema ed il prossimo appuntamento per il mondiale rally sarebbe il Portogallo, a partire dal 21 maggio.

Ad oggi in terra lusitana si contano 331 casi verificati. Maggiormente coinvolte sono le isole ma, sono notizia di ieri le prime misure per contrastare il virus. Chiusi i voli provenienti dall’estero, con solo i cittadini portoghesi che possono sbarcare dai pochi aerei rimasti in programma. C’è da pensare che presto le misure saranno inasprite, quando mancano circa due mesi alla gara. Un tempo “al limite” se pensiamo alla risposte che sta avendo la Cina che inizia a tornare alla normalità dopo circa 3 mesi dall’avvio della quarantena.

A seguire toccherebbe al nostro Rally Italia Sardegna, con numeri esorbitanti di contagi che è inutile rimarcare. Dalla nostra parte c’è il fatto di esserci mossi tra i primi, trovandoci oggi nel picco della diffusione e con la situazione che dovrebbe andare a migliorare entro la fine del mese. La gara è ad inizio giugno ma, ovviamente, non basta essere a posto sul nostro territorio per pensare di poterla svolgere regolarmente. Dall’organizzazione non trapela granché ma questo succede anche in condizioni “sane”. A luglio è previsto il tanto atteso ritorno in Kenya, che oggi conta 3 soli casi verificati e tanti dubbi circa il metodo di approccio rispetto alla pandemia e, a seguire, la Finlandia oggi a quota 277 contagiati. Seguirebbero poi Nuova Zelanda (8 casi), Turchia (18 casi), Germania (6672 casi), Wales – Gran Bretagna (1551 casi) e, infine Giappone (825 casi) in pieno autunno.

A più riprese si è parlato dell’arrivare almeno all’estate, sulla scia delle informazioni (mai confermate) che con la bella stagione sull’Europa, di fatto il cuore dell’epidemia, gli effetti del virus vadano scemando, associati alla dinamica temporale che si sta cercando di tracciare sulla base dell’esperienza cinese.

A quel punto ci si troverebbe con sei gare ancora a disposizione di un titolo che rischierebbe di divenire mutilato di fronte ad ulteriori cancellazioni di gare o rinvii, finendo per diventare “meno importante” degli altri.

Di certo è da evitare una situazione come quella messicana: non tanto per la gara in se che ha sicuramente offerto lo spettacolo che ci si aspettava, seppur con un giorno in meno ma, perché non è il momento di metterci a portare avanti la logica “the show must go on”. I piloti lo hanno detto e ribadito e non saranno di certo più disposti a rischiare in prima persona. Troppo grandi i rischi e troppo alto il valore delle persone di fronte a questioni che hanno più a che fare con gli interessi economici legati all’intrattenimento.

Dunque, volendo provare a tracciare un’ipotesi su quando tutto potrà tornare alla normalità, parliamo di estate. Un tempo relativamente lungo nel quale pensare (o sperare) di essere usciti da questo sconvolgente vortice di contagi, morti e brutti contraccolpi economici. Un tempo difficile da pronosticare allo stato attuale delle cose e nel quale l’aspetto sportivo/rallystica è sicuramente secondario di fronte alla questione sociale. Ma qui è di rally che parliamo ed è con questa incertezza (e nostalgia) mondiale che dobbiamo confrontarci ogni giorno.

Fonte: https://www.corriere.it/speciale/esteri/2020/mappa-coronavirus/
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