Testato rallysticamente – Cosa sono e come funzionano i test nei rally
Da “rito satanico” negli anni pioneristici dello sport a normale preparazione tecnico-sportiva pre-gara fondamentale per fare risultato: I test
Provare una auto da rally è ormai diventato una prerogativa essenziale per ben figurare nel sempre più competitivo mondo di questo settore: anche chi fa la classica gara spot di casa con una piccola R2 non può ritenersi esonerato dalla pratica di almeno una mezza giornata di strada chiusa.
Far West
Agli albori della specialità negli anni ’60 le strade italiane ma anche europee erano perlopiù sterrate e le gare si correvano in notturna per non disturbare la circolazione del giorno: e proprio di notte venivano svolti i test sia per abituarsi alle tenebre, sia per sfuggire ai blandi controlli della polizia. Ogni regione d’Italia ha i suoi racconti “mitologici” in pieno stile Bar Sport sulle gesta dei piloti locali alle prese, anche, con le prime gare abusive che venivano: un certo Gigi Pirollo inizierà la sua lunga carriera sul sedile di destra proprio con i rally non autorizzati, quasi come le odierne gare di drifting che le saghe cinematografiche hanno proposto negli ultimi anni. Alcuni incidenti mortali ad inizio anni ’90 misero fine, almeno in Italia, alla tolleranza avuta fino a quel momento da parte delle autorità; si andò verso la professionalizzazione di questi momenti: in primis usando kartodromi o autodromi di piccole dimensioni e successivamente organizzando dei test collettivi, sfruttando dei tratti di strada “a giro” per avere contemporaneamente più vetture assieme.
Monday, Test Day
Ma se nel nostro Paese quest’ultima opzione non ha trovato degno seguito, nel Mondiale (soprattutto WRC2) è una soluzione praticata anche dai team ufficiali come M-Sport e Skoda: i Monday Test vengono svolti il primo giorno della settimana di gara per permettere a molti concorrenti privati di avere almeno una giornata completa di acclimatamento con vettura e superficie che andranno ad incontrare nelle tre tappe, oltre ai 5 passaggi dello shakedown. In realtà nelle ultime stagioni piedi come quelli di Camilli, Rovanpera, Suninen, Tempestini, Ciamin, Pieniazek ne hanno “approfittato” o come ulteriore test oltre a quelli privati organizzati dal team oppure, nelle tappe extra-europee, per abbassare i costi di una ulteriore trasferta oltre oceano.
Dimmi come provi, ti dirò chi sei
Come logica vuole, i team ufficiali veleggiano verso vette sconfinate di attenzione e dedizione al dettaglio durante i loro PET (Pre Event Test), non lesinando sulle spese e non lasciando nulla al caso con livree camouflage per confondere gli avversari sulle forme reali della vettura come le “sorelle” di serie, luci dietro ai paraurti per misurare continuamente il variare delle altezze da terra, pellicole trasparenti per proteggere il vinile delle grafiche dai sassi sparati dalle gomme: ce n’è per tutti i gusti. Curioso l’approntamento di reti anti-sassi durante un test di Ogier in Estonia propedeutico al Polonia 2017: per evitare risarcimenti danni dei coinquilini sulla strada utilizzata la squadra di Malcolm Wilson o l’agenzia che organizzava la sessione, avevano sistemato lungo le case metri e metri di rete per evitare che delle pietre ferissero qualcuno o mandassero in frantumi i vasi dei fiori.
Durante la pre-stagione, inoltre, il dispiegamento di mezzi include tendoni riscaldati al posto dei gazebo solitamente utilizzati per tenere all’ombra meccanici ed attrezzi. Si arriva ad avere delle vetture usate solamente per i test e non date ai piloti per le gare; sono vetture che ricoprono questo ruolo anche per più di una stagione proprio per testare il maggior pregio che una vettura può avere: l’affidabilità. Potete cercarle anche voi tra i numeri di telaio (o scocca, chassis) che eWRC Results riesce a pubblicare: Citroen possiede ben tre telai dedicati ai test, Hyundai due ed M-Sport con Toyota solamente uno.
Italy, land of testing
Se tra Case e piloti il nostro Paese da molti anni purtroppo non può permettersi posizioni di vertice, in realtà si riscatta come meta di test da parte di squadre ufficiali di livello mondiale ed europeo. Anche dopo l’esclusione del Sanremo dal calendario WRC, negli ultimi anni moti team sono scesi ad Arma di Taggia, a Perinaldo, a Molini di Triora, ma anche nel Lucchese e nel Garfagnino per ritrovare condizioni simili, talvolta al Monte, altre al Tour de Corse: il ritmo degli asfalti italiani è molto simile a quelli del Sud della Francia o dell’isola di Napoleone e così conviene scendere la Penisola per trovare pochi sguardi indiscreti vista l’inusualità dei luoghi per dei test; famosa fu la giornata che si mormora M-Sport dedicò a far provare la Fiesta WRC+ a Seb Ogier tra i tornanti del Colle dell’Agnello: la nota salita ciclistica venne scelta anche per la difficoltà di raggiungimento da parte di curiosi. Pochissimi, infatti, sono i video disponibili di quella giornata. Inoltre, italiane sono alcune agenzie che offrono servizi di organizzazione di eventi simili: dalla scelta del tratto, alle richieste dei permessi burocratici necessari fino alla sicurezza ed al pronto intervento. Vengono regolarmente usate non solo da i top drivers del CIR ma anche dai principali pretendenti del campionato WRC2.