La linea sottile tra strategia e scorrettezza
Ogier passa da carnefice a vittima e decide di infiammare la questione proprio prima della Sardegna
Se state pensando che il Rally di Portogallo sia letteralmente esploso su Fafe 2 è evidente che vi siate persi il dopo gara. Proprio quando i motori iniziavano a raffreddarsi e la polvere andava progressivamente a dissolversi, Sebastien Ogier ha deciso di accendere una miccia esplosiva sulla gara e sul resto del campionato. Cosa è successo? Durante la conferenza stampa post gara, il pluricampione mondiale ha puntato il dito contro Hyundai (più nello specifico ha fatto il nome di Andrea Adamo) e le sue strategie, come vi abbiamo raccontato in questo articolo di ieri.
Il team manager Hyundai Motorsport è stato interpellato ed ha deciso di non replicare ad accuse da lui definite “di basso livello” e quindi la questione rimane aperta verso il prossimo round che è il rally di casa nostra.
Personalmente non penso sia facile schierarsi da una parte o dall’altra ma, si può sicuramente provare ad analizzare la situazione per capire come la stagione potrebbe proseguire.
Il limite regolamentare non è colmabile
Il dato di fatto è questo. Per caratteristiche dei rally e per impostazione regolamentare, non è possibile trovare una chiave per “limitare” questo tipo di situazioni. Il ritardo al CO o la frenata prima dello stop rientrano nella normalità ed è impossibile capire quanto c’è di voluto e quanto di naturale. Poi è ovvio che alcune situazioni le si riconoscono e a volte vengono dichiarate apertamente, vedasi i Loeb e Sordo questo weekend, così come M-Sport con Evans e Suninen la scorsa stagione. Ma è impossibile per chi “legifera” trovare un modo per sgomberare il campo dai dubbi ed evitare che ci si provi. La storia dei rally e del motorsport in generale racconta che i migliori team della storia sono quelli che riescono ad avvantaggiarsi con l’interpretazione del regolamento (che non significa non rispettarlo).
La componente psicologica da non trascurare
L’uscita di Ogier è diretta, con nomi e cognomi, e viene dopo un weekend durissimo dove il pilota francese ha cercato di ottenere il massimo in una situazione da “solo contro tutti”. Tanak ha avuto le spalle coperte sia da Latvala che da Meeke prima che entrambi optassero per l’harakiri e lo stesso privilegio è toccato a Neuville una volta che i suoi compagni si sono trovati fuori dai giochi per un problema tecnico sulle Hyundai i20. Ogier invece è solo, con Lappi alle prese con l’apprendistato sulla C3 che non riesce mai a portarsi in zona calda della classifica per dare una mano al compagno.
Tentare di giocarsela sui nervi può essere un terreno interessante per Ogier che ha sempre dimostrato una certa solidità quando aumenta la pressione. Il senso sarebbe “vi vedo e non vi temo” per scoprire le carte altrui su pubblica piazza, cercando di fare in modo che ci si pensi una volta in più. E se ha scelto di uscire in questo modo qualche informazione in più deve avercela, o siamo qui a pensare che sia un totale sconsiderato?
Chi ci rimette e chi ci guadagna?
Difficile dirlo a questo punto della stagione. Di certo se dovesse prevalere la linea del “allora vale tutto” a perderci potrebbe essere lo spettacolo. Gli ultimi anni ci raccontano di un mondiale equilibrato, con tre cavalli vincenti a darsele di santa ragione fino all’ultimo evento a calendario. E l’appassionato non può chiedere di meglio. L’idea che si possa passare a gare giocate sul filo dei regolamenti spegne un po’ il furore agonistico contro il cronometro ed accende il vociare del tifoso che non piace molto da queste parti.
Paradossalmente ci può guadagnare il promoter e l’intero movimento che vedrebbe il dibattito allungarsi ben oltre i tre-quattro giorni di gara con una coda lunga di informazioni che mantiene alta l’attenzione. Poi il mondiale chi lo vince lo vince, non è lì il punto.
Dove sta il limite?
Questo è l’aspetto più importante della vicenda. Inasprire la competizione (e la polemica) alza l’asticella del consentito e della ricerca di una soluzione in più piuttosto che in meno, con il rischio che si perda la bussola e si finisca dove non si dovrebbe. La sola eventualità che qualcuno possa pensare di alzare polvere a discapito di qualcun altro o che si possa evitare di farsi sorpassare nonostante un danno (giusto per fare qualche esempio concreto) rende tutto così misero e fuori contesto da non riuscire neanche ad ipotizzarlo come possibile realtà nel mondo dei rally.
Chiaramente siamo ancora agli inizi della vicenda e sicuramente si tratta di una situazione remota ma, nel nome di uno sport che nel corso degli anni ha saputo mantenersi “abbastanza” puro da questo tipo di dinamiche, forse vale la pena fermarsi un attimo in più per capire se ne vale veramente la pena.