Notte, nebbia e la 131 Abarth: l’impresa di Rohrl ad Arganil del 1980
Un'impresa storica in condizioni proibitive da rivivere in antipasto all'appuntamento portoghese
Di rally duri e puri nel glorioso passato se ne sono corsi a bizzeffe. Di gare rese epiche da battaglie o episodi leggendari, altrettanto. Gli anni d’oro del rallysmo che fu hanno regalato un’infinità di storie tali che non basterebbe un libro per raccoglierle tutte.
Una pagina preziosa è sicuramente rappresentata dal Rally del Portogallo, edizione del 1980. A quel tempo il mondiale piloti era stato istituito da appena un paio di stagioni, mentre i marchi che popolavano gli elenchi iscritti dei rally iridati arrivavano costantemente in doppia cifra. Fiat, Ford, Lancia, Talbot, Mercedes, Toyota, Opel, Datsun, Porsche, Volkswagen. E i piloti che rispecchiavano i mostri sacri della specialità. Markku Alen, Ari Vatanen, Bjorn Waldegaard, Hannu Mikkola, Attilio Bettega, Bernard Darniche. Ed ovviamente lui, Walter Rohrl. Definito come il pilota più completo -“per me è l’unico pilota al mondo in grado di vincere ogni rally” diceva Jean-Pierre Nicolas- il tedesco aveva cominciato alla grande quella stagione portando la prima vittoria alla Fiat al Montecarlo. In anni nei quali la partecipazione a tutti i round iridati era ancora lontana dall’essere consolidata, il successivo Svezia vide una tripletta dei piloti locali, in attesa della prima gara sterrata della stagione.
E’ il 7 marzo 1980, poco prima di mezzanotte sulle colline della Serra do Acor. Su quei 42 km di strade strette e montuose sta per andare in scena la prova speciale di Arganil. Notte e nebbia fanno da cornice al contesto. Non serve molto per comprendere le condizioni proibitive in cui gli equipaggi stanno per imbattersi, con la visibilità ridotta al nulla come se il vetro delle loro vetture fosse smerigliato. Le due 131 Abarth di Rohrl e Alen sono saldamente al comando della corsa, con tutti i presupposti che lasciano presagire un duello tra i due compagni di squadra, nonostante qualche intoppo tecnico di troppo. Un incidente con una vettura di servizio e guai al differenziale hanno rallentato la marcia del tedesco, ma non un aspetto ancor più fondamentale: l’interpretazione delle note. Con un sistema tutto suo, studiato maniacalmente con Christian Geistdörfer, si capisce ben presto che quello fatto da Rohrl in quei chilometri non è classificabile nelle cose comuni. Certo, non di disponeva dei moderni sistemi di rilevamento dei tempi, ma il dato giunto ai cronometristi fu abbastanza indicativo. 35 minuti e 14 secondi per 42 km. Il secondo più veloce è Bjorn Waldegaard con la Mercedes. Distacco: 3 minuti e 48. Peggio va ad Alen, con 4’40” di ritardo. Ovvero la bellezza di circa sette secondi al chilometro.
Una sorta di firma irrevocabile verso la vittoria. Il secondo passaggio a notte inoltrata vede infatti un tentativo di rimonta di Alen. Il fiato sul collo del finlandese comincia a farsi sentire nella prima parte, ma poi arriva la nebbia. Ed il filotto precedente si ripete. Rohrl vince un’altra prova e sancisce la vittoria in Portogallo, giunta alla fine con 14 minuti sul compagno di squadra.
Ma quel che resta di quell’incredibile edizione 1980 del Rally del Portogallo fu proprio quella pazzesca prova di Arganil; un monumento da inserire nel museo della storia dei rally e che spiega chiaro e tondo chi sia stato Rohrl, e cosa furono in grado di fare nell’epoca d’oro della disciplina, i mostri sacri di questo sport. Il classico esempio di manico puro alla guida, che al solo pronunciare di quelle cinque lettere dal tipico accento tedesco non può che provocare un moto di emozione, nostalgia e stima imprescindibile verso un personaggio assoluto della storia dei rally.