Dakar: Al-Attiyah vince la sua terza Dakar! Sainz primo nella speciale
Nella passerella finale non ci sono state grandi sorprese tra le auto, e la vittoria è andata al fortissimo pilota arabo, specialista delle dune
Sono stati dieci lunghi giorni di gara, con oltre 5000km percorsi complessivamente dagli equipaggi, in una edizione durissima, corsa totalmente nel territorio peruviano, mentre oggi erano previsti “solamente” 112km, una sorta di passerella da Pisco verso Lima.
Dune, sabbia, fesh fesh, altitudine: Queste le difficoltà maggiori in un’edizione tra le più difficili mai disputate, e tantissimi chilometri (oltre il 70% della gara) corsi nel deserto.
Ed in una gara così sabbiosa non poteva che spuntarla il “principe del deserto” Nasser Al–Attiyah, al terzo sigillo in carriera (dopo i successi del 2011, VW Tuareg, e del 2015, Mini Countryman JCW), coadiuvato sia da una perfetta Toyota Hilux Overdrive 4×4 ufficiale che da un davvero impeccabile codriver francese Mathieu Baumel.
Una vittoria che finisce direttamente negli annali di questa corsa leggendaria, visto che si tratta del primo trionfo alla Dakar nella storia di Toyota, la quale ci ha provato più e più volte.
Ma questa volta il pick-up T1 gestito da Toyota Gazoo Racing South Africa è stato impeccabile, ed il marchio giapponese inizia subito ottimamente un 2019 che li vedrà impegnati su tutto anche nei programmi WRC e WEC (Mondiale Endurance), ma chi ben comincia…è a metà dell’opera.
Grande distacco tra primo e secondo in questa edizione, con il pilota spagnolo di Mini Nani Roma, già vincitore di tre Dakar, che ha terminato la gara staccato di 46’42 a bordo della sua Mini Countryman ALL4 X–Raid, coadiufato da Alex Haro Bravo, dimostrando che dopo anni di dominio RWD si è tornati con la trazione integrale a dominare le classifiche.
Al terzo posto assoluto, nonostante le numerosissime disavventure, sfortune e problemi tecnici che lo hanno accompagnato in queste due settimane, Sebastien Loeb.
L’alsaziano, al via con una Peugeot 3008 DKR ed affiancato dal “fido” Daniel Elena, ha dimostrato di avere tutte le carte per giocarsi la vittoria, mettendo a segno ben quattro tappe e chiudendo comunque col suo secondo podio di carriera nella gara più dura del mondo.
Tra gli episodi più eclatanti gli hanno fatto perdere questa “fatidica” vittoria sono stati l’errore dell’organizzatore nel roadbook di tappa tre, facendo perdere all’equipaggio franco-monegasco quasi un’ora, i guai elettrici all’avvio della settima speciale o i problemi alla trasmissione nella giornata di ieri, costati oltre un’ora e mettendoli definitivamente fuori gioco non solo per la prima, ma anche per la seconda posizione assoluta.
In ogni caso questo podio non è male, a 1h 54′ 18”,con la vittoria tra i privati e tanta esperienza sulle dune che male mai non fa, specialmente se Sèb e Danos vorranno riprovare questa avventura in futuro, questa volta per vincere.
Corsa davvero dura anche per il polacco Jakub Przygonski, navigato dal belga Tom Colsoul, vera sorpresa di questa edizione, giunto quarto a due ore e ventotto minuti, il quale ha però perso le speranze di podio qualche giorno fa con problemi al cambio che gli erano costati circa 120′.
In ogni caso, “Kuba,” tra i più giovani presenti nell’alta classifica, proverà prossimamente a regalarsi qualche ulteriore soddisfazione negl’anni venturi, magari con una Mini Countryman ALL4 di ultimissima generazione e magari come driver uffficiale…
Ha chiuso la TOP5 assoluta il francese di casa Mini Cyril Despres, mai troppo competitivo quest’anno, il quale, navigato da Jean Paul Cottret, è arrivato a 2h 48′ nella generale, a bordo della sua JCW Buggy.
Questa volta non a bordo di “Fiona” ma di “Shrek”, il simpatico Ceco Martin Prokop ha portato la sua Ford F150 T1 in ottima sesta piazza assoluta, miglior risultato in carriera alla Dakar, con un ritardo di 3h 19′ dalla vetta assoluta, coronando una gara per lui davvero da ricordare.
Aveva iniziato alla perfezione ma poi errori e problemi tecnici li sono costati tantissimo tempo: Yazeed Al–Rajhi, a bordo della sua Mini Countryman ALL4, ha chiuso la gara in settima posizione, staccato di 4h, 30′ e 56 secondi.
Davvero niente male il cileno privato di lusso Boris Garafulic: In questi dieci giorni non ha commesso errori, chiudendo addirittura ottavo con un distacco di 7h,57′ e 58”, tenendo a bada addirittura De Villiers nell’ultimo tratto cronometrato.
Ed è stato proprio il sudafricano di casa Toyota a chiudere nono:Giniel De Villiers, infatti, era tra i favoriti alla vigilia, ma una serie di situazioni lo hanno portato fuori classifica, ma comunque in TOP10, a 7h,59′ e 16 secondi.
Non male, invece, la Dakar del francese Roman Chabot, supportato da Toyota Gazoo Racing France: Per lui e la sua Hilux V8, decima posizione assoluta a 8h, 09′ e 58”, precedendo, di poco, le altre due Hilux portate in gara dai lituani Benediktas Vanagas e Vaidotas Zala.
Alla fine dei conti il “Matador” Carlos Sainz, a bordo della sua Mini JCW Buggy, ha recuperato fino al tredicesimo posto, grazie anche alla vittoria di tappa odierna, concludendo questa sfortunata corsa (nel corso della terza speciale ha perso innumerevoli ore a causa di un piccolo incidente) a quasi 10 ore di ritardo dal vincitore.
Per quanto riguarda i nostri italiani, invece, ce l’ha fatta Camelia Liparoti, trentottesima assoluta a bordo del suo UTV Yamaha, dopo dieci giorni ostici per lei e la sua navigatrice spagnola Rosa Romero Font, alla prima volta nella categoria Auto.
Forse alla vigilia era difficile da credere per l’avventura del Team Le Fonti: Ma sia R-Team di Renato Richler che l’equipaggio della Ford F150 T2 (Andrea Schiumarini, Andrea Succi e Massimo) 0 ce l’hanno fatta a passare sul palco di Lima, dopo un’avventura a dir poco eroica, visto che per la maggior parte dei giorni sono addirittura arrivati al bivacco all’albeggiare per ripartire subito dopo praticamente senza nemmeno dormire.
Un vero applauso ai tre forlivesi, che oltre al cinquantaduesimo posto assoluto hanno colto anche un superlativo terzo tra le auto di categoria T2 (Veicoli Tout-Terrain di serie), dietro alle due Toyota Land Cruiser ufficiali di Lavieille e Miura.
Insomma, ecco la fine di questa edizione durissima (solo 55 al traguardo su oltre 100 partiti) ma che lacune organizzative a parte ha posto il Perù nel cuore di tanti appassionati, facendo conoscere paesaggi stupendi, città colorate e posti davvero incantevoli.
Dove andrà la Dakar nel 2020? Questo è ciò che si chiede la maggior parte degli appassionati di Rally Raid, ed una risposta dovrebbe arrivare entro qualche settimana…si torna in Africa? Si va in Siberia? o si rimane in Sudamerica? Continuate a seguirci per avere la risposta!