Un salto nel passato ci sta presentando il futuro
In Spagna ci sono i segnali che lasciano pensare che tutto stia tornando grande
Non sto riuscendo a seguire molto in questi giorni. Il mio lavoro vero mi ha costretto a stare lontano da tutti quei canali in cui sono solito trascorrere diverso tempo. Solo a tarda notte riesco a fare un salto sui tempi della prima prova del RACC, poco significativi ma comunque un modo per cominciare.
Tra parentesi, ma quanto è scenografica la SS1 del Catalunya? Son sempre chicane, balloni e rotonde ma il contesto offre scatti e panorami che finiscono per farti dimenticare che un prova speciale è sostanzialmente un’altra cosa. Marketing fatto bene.
Ma torniamo a noi.
Inizio a scorrere la classifica e trovo i tre che si stanno giocando il mondiale, rigorosamente ordinati come nella classifica piloti. Ognuno con la sua macchina diversa, colori ben distinguibili, sponsor importanti. Immagino che abbiamo passato la giornata a studiarsi in attesa di oggi, la prima giornata del Rally di Spagna, il 50% di un verdetto che potrebbe risultare decisivo tra qualche settimana. Ognuno porta la sua buona dose di motivazioni per diventare campione ed è veramente difficile scegliere da che parte stare; quasi verrebbe voglia di dividerlo in tre pezzi sto titolo di campione per darne un po’ a tutti e ringraziarli di una stagione veramente avvincente.
Proseguo e dopo qualche altro nome noto, trovo un giovane francese che riporta Volkswagen nel mondiale rally. E chi si aspettava che lo facesse con le orecchie basse di chi torna in classe dopo aver combinato una grossa marachella si è sbagliato di grosso. Miglior tempo di WRC2, sesto assoluto in mezzo alle WRC. Ok, domani i valori torneranno a posto ma intanto il primo campanello agli avversari ha suonato forte e chiaro. Una presenza importante che, potenzialmente, aggiunge sale ad una categoria che si sta facendo di anno in anno sempre più bella e ricca e che, salvo imprevisti, sta gettando le basi per il WRC che sarà .
Vado avanti e dopo aver trovato Ogier, Neuville, Tanak, Camilli, Sordo e compagnia, trovo i fratelli Solberg, trovo Loeb e ci trovo pure un Rovanperä (ok, è il figlio ma il cognome genera sempre una buona dose di fascino). Ah, c’è pure Ken Block e non immagino la valanga di polemiche si sarĂ portato dietro anche questa volta. Eppure immagino che in quella prima speciale altamente scenografica anche lui abbia giocato bene la sua parte, infiammando quel pubblico piĂą scettico e lontano da certi puristi che tutto il nostro mondo ha bisogno di avvicinare.
C’è veramente tutto quello che un appassionato vorrebbe ci fosse: nomi, costruttori, colori, suoni e sensazioni che rilanciano il nostro sport verso i fasti di un tempo e lontano da quegli anni in cui, nella migliore delle ipotesi, era lotta tra due o tre. Un richiamo al passato che, una volta tanto, non puzza di nostalgia ma profuma di storia.