WRC – L’ultimo canto delle gruppo B…1986 l’anno nero del Mondiale.
Oggi vogliamo parlavi di una stagione di svolta in tutti i sensi nel Mondo dei Rally, il maledetto Mondiale WRC 1986. Erano gli anni d’oro del rally, le vetture di Gruppo B avevano ormai raggiunto il loro massimo sviluppo. Un’escalation tecnologica che sembrava irrefrenabile con telai a traliccio tubolare, impiego di materiali compositi, trazione integrale e motori sovralimentati in grado di erogare oltre 500 CV di potenza! Tutto questo aveva creato un interesse del pubblico e dei media verso queste vetture che cresceva sempre più, con gare sempre più spettacolari ed estremamente tirate ed incerte e gli equipaggi sottoposti a sollecitazioni fisiche e stress come mai lo erano stati in precedenza.
Purtroppo saranno due tragici incidenti a condizionare forse una delle stagioni più belle di sempre del Mondiale Rally. Il 1986 cambiò, forse per sempre, il nostro mondo con il bando delle gruppo B per far posto alle più umane vetture di Gruppo A, che debutteranno per la prima volta proprio nel 1986, quando la FISA istituì un campionato riservato ai piloti Gruppo A allo scopo di dare alle nuove leve la possibilità di mettersi in luce e di farsi notare agli occhi delle Case ufficiali.
Prima di raccontare la stagione, scopriamo il calendario delle gare e i vari protagonisti.
Il calendario 1986 era strutturato su 13 eventi. Il via alle danze era nel mese di gennaio al Montecarlo, per poi proseguire con Svezia, Portogallo, Safari, Corsica, Acropolis, Nuova Zelanda, Argentina, 1000 Laghi, Costa D’Avorio, Sanremo, RAC Rally e Olympus.
Pazzesco era il parco partenti con varie Case impegnate nel Mondiale, nomi che ancora oggi tolgono il fiato, partiamo dalla Lancia Martini con le Lancia Delta S4 che schierava un tris d’assi come Miki Biasion, Markku Alen e Henri Toivonen passando al team Peugeot Talbot Sport che portava in gara la 205 Turbo EVO2 con Timo Salonen, KKK e Bruno Saby come sui alfieri. E gli altri? Audi Sport rispondeva con rooster che cambiava di gara in gara è vedeva alternarsi al volante dell’Audi Quattro S1 E2 piloti del calibro di Walter Rohrl e Hannu Mikkola. Presenti anche in gare prescelte anche altri pezzi da 90 dell’epoca come Didier Auriol e Marc Duez schierati dal team Austin Rover WRT sulla mitica MG Metro 6R4, Stig Blomqvist con la Ford RS200 e lo spettacolare Jean Ragnotti in gara in due eventi con la Renault 11 Turbo.
Il campionato si apriva anche all’epoca con il Monte-Carlo che si disputa dal 18 al 24 gennaio sulle strade delle alpi francesi, la gara prevedeva 36 prove speciali per un totale di 3984 km di cui 867 cronometrati.
I favoriti sono Timo Salonen che era il campione del Mondo in carica, Walter Röhrl, che era uno dei grandi specialisti della gara che lo ha già visto trionfare in quattro occasioni, Marku Alen e Henri Toivonen con la nuova arma di casa Lancia, la Delta S4. Tra gli outsider molta attenzione era riservata a Bruno Saby grande specialista delle gare su fondo catramato,
La gara parte sotto il segno dello squadrone Lancia, da prima con la vittoria di Miki Biasion sulla prima speciale e successivamente con Henri Toivonen che allunga sui diretti avversari tra cui Walter Rohrl, ma successivamente arrivano due colpi di scena clamorosi, la prima con una foratura del tedesco sul Burzet e quasi in contemporanea durante il trasferimento in uscita dalla prova di Burzet la Delta S4 di Toivonen viene urtata frontalmente da un automobilista completamente ubriaco. Il finlandese si ferisce ad una gamba e la sua Lancia viene fortemente danneggiata, il tutto sembra portare ad un ritiro, ma grazie allo splendido lavoro degli uomini Lancia, la gara del finnico può continuare. Alle sue spalle Salonen sfrutta al meglio l’occasione è nel corso della speciale numero 22 si porta al comando della gara, complice una foratura del pilota Lancia. La sfida ormai è tra i due finnici, ma nella tappa finale Toivonen attacca Salonen andando a vincere la gara monegasca 20 anni dopo suo padre Pauli.
Il secondo round del Mondiale fa tappa nel profondo nord Europa, tra le innevate strade della Svezia, dove son in programma 30 speciali per oltre 550 km di prove speciali. La novità principale della gara nordica è il debutto della Ford RS200 la squadra di Boreham si presenta al via con due vetture rispettivamente affidate ad Stig Blomqvist e per Kalle Grundel.
La gara parte subito sotto il segno di Timo Salonen che vince i primi sei tratti cronometrati, purtroppo per lui, nel corso della settima speciale, una trafilatura d’olio dal turbocompressore causa un principio di incendio che lo costringe al ritiro. Del ritiro nè approfitta Toivonen che balza al comando, ma anche lui è costretto al ritiro per problema ad una valvola che ammutolisce il motore della S4. Al comando si porta Juha Kankkunen, leadership che conserverà fino alla fine, vincendo così la sua prima gara su una vettura a quattro ruote motrici, secondo chiude Markku Alen, terza piazza per la debuttante Ford RS200 di Kalle Grundel.
Emozionante la battaglia per la vittoria in Gruppo A tra le Audi ufficiali di Mikael Ericsson e Gunnar Pettersson risolta a favore del primo per soli 18 secondi, dopo oltre 550 km di speciali.
La prima drammatica svolta arriva in Portogallo, dove va in scena il terzo round del mondiale. Si corre su una superficie mista terra-asfalto con 42 prove speciali per quasi 560 km di speciali. In Portogallo i rally sono sacri oggi, immaginate cosa poteva essere 30 anni fa, sulle speciali lusitane c’era una marea di pubblico, che si aprivano come un ventaglio al passaggio delle vetture.
Che il weekend lusitano potesse essere nero, lo si era intuito già dalla prima speciale disputata a Lagoa Azul quando Salonen urtava una telecamera posizionata in maniera folle all’uscita di una curva, nel violento impatto la Peugeot 205 T16 E2 perde il cofano motore che finisce tra la folla, fortunatamente senza causare feriti. All’arrivo al controllo orario il finlandese dichiara che, per la prima volta nella sua carriera, ha avuto paura di guidare durante un rally.
Ma il dramma accade al passaggio dell’idolo di casa Joaquim Santos, pilota legato da varie stagione alla Ford e iscritto con una RS200 supportata per l’occasione anche dal team ufficiale inglese, subito dopo un dosso all’uscita di una curva veloce Santos non riesce a chiudere bene la traiettoria, vanno e disperato il tentativo di evitare la folla all’esterno della curva, perde il controllo della sua vettura che finisce dalla parte opposta della strada travolgendo la folla. Il bilancio è tragico: tre spettatori muoiono e tanti rimassero feriti. Gli organizzatori decidono di cancellare le successive prove nell’aerea di Sintra, mentre una drammatica riunione nelle sale del Hotel Estoril Sol, va in scena la prima “frattura”, ci si sta accorgendo che ci è si andati oltre il limite, i Team ufficiali si ritirano dal Rally del Portogallo, per la cronaca la vittoria se l’aggiudica Joaquim Moutinho che diventa così il primo pilota portoghese a vincere un rally valido per il Campionato del Mondo.
Quarta tappa del Mondiale è il mitico Safari Rally, per questa gara “atipica” il team Lancia decide di lasciare a Torino le Delta S4 per presentarsi al via con le “vecchie” Lancia 037 Rally EVO2 portandone in gara ben cinque. Il team Peugeot risponde schierando solamente due Peugeot 205T16 affidate a KKK e ad uno specialista della gara africana Shektar Matha. Ma l’attenzione di molti adetti ai lavori era rivolto alle Toyota Celica Twin-Cam che in quel tipo di terreno erano le favorite numero uno alla vittoria finale. Parte subito molto forte proprio Björn Waldegård che prende il comando delle operazioni fin dalle prime battute, dominando di fatto la gara dall’inizio alla fine, con unico brivido nel finale per la rottura dei mozzi posteriori. In seconda piazza chiude un’altra Toyota, quello dello svedese Lars-Erik Torph, mentre in terza piazza chiude la prima delle Lancia 037 in gara quella di Markku Alen, attardato fin dalle prime battute da un problema alle luci.
Ma la svolta più dura e cruda per il Mondiale e il mondo dei rally, avviene in Corsica. La gara prevedeva 26 prove speciali per oltre 1000 km cronometrati, prove che non concedono margine di errore agli equipaggi, che hanno ancora nel cuore e negli occhi il tragico incidente dove perì il nostro Attilio Bettega, Al via non si presenta il leader del campionato Kankkunen, mentre per il ruolo di favoriti trovavamo Bruno Saby, Markku Alen ed un Henri Toivonen estremamente spaventato dall’affrontare il rally corso. Parte fortissimo Toivonen, che impone da subito un ritmo irraggiungibile per gli avversari. Nel vanno tentativo di reggere il confronto sia Salonen che la Mouton si vedono costretti ad alzare bandiera bianca. L’unico in grado di poter reggere quel ritmo è Bruno Saby, ma nel corso della speciale numero 17 sulla discesa del Col d’Ominanda, lungo una curva a sinistra apparentemente facile, la Delta S4 del finnico esce di strada capottandosi, nel violento impatto urtò con il fondo un fusto di un albero, e il serbatoio del carburante, che si trovava sotto i sedili, fu compresso fino alla rottura; la benzina, venendo a contatto con le parti incandescenti del turbocompressore dei collettori di scarico si incendiò e con essa l’intera auto, che aveva appena finito di cappottare fermandosi sul tetto. Non ci fu scampo per Henri e per Sergio il suo navigatore. Sono le 14:58 del 2 maggio 1986… la data in cui la storia del RALLY CAMBIA PER SEMPRE, sul podio finale Saby ottiene la sua prima vittoria iridata ma, nei suoi occhi non c’è gioia, ma solo lacrime di dolore per quanto avvenuto poche ore.
Si riprende ancora sconvolti da quanto accaduto prima in Portogallo e Corsica, con il classico appuntamento di fine primavere nelle strade sterrate della Grecia. In terra ellenica la maggior novità riguarda l’ingaggio in casa Lancia di Mikael Ericsson che debutta così sul “mostro”. La prima parte di gara è tutta incentrata su un bel duello tra la Delta S4 di Markku Alen e la Ford RS200 di Kalle Grundel, la prima svolta avviene nel corso del day2 quando lo svedese esce di scena dalla lotta per la vittoria. Delle sfortune altrui nè approfitta KKK, abile a ritrovarsi al comando della durissima gara greca, regalando così a Peugeot un prezioso successo. Nel vanno tentativo di rimontare, Alèn è costretto al ritiro causa rottura del motore della sua Delta S4. Secondo chiuse Miki Biasion, menre completa il podio Bruno Saby con la seconda Peugeot205T16 EVO2.
Un’altra svolta per la lotta al titolo avviene in Nuova Zelanda dove va in scena la settima tappa iridata. Parte fortissimo Markku Alen, che comanda la gara con ampio margine fino all’ultima prova della seconda giornata di gara, quando sulle prove si scatena un vero e proprio nubifragio. Il portacolori di casa Lancia ritiene che sia pericoloso disputare l’ultima prova speciale di giornata e scende dalla sua auto per protestare coi commissari affinché la prova venga cancellata, ma nella foga, non si accorge che il cronometro ha già iniziato a girare mentre lui e Kivimaki discutono ancora con i commissari, questo errore costerà molto caro al finnico, infatti KKK completa la rimonta raggiungendo in vetta l’alfiere della Casa Torinese. Il day3 si apre con KKK che allunga da subito su Alen, ma il colpo di scena arriva nella foresta di Kawerau quando Alén trova sulla sua strada un trattore che sta percorrendo la prova speciale in senso contrario, ma grazie ad un riflesso felino Markku evita l’impatto per una questione di centimetri. La paura per quanto avvenuto, fa perdere la concentrazione al finnico che così molla è si accontenta della seconda piazza, dietro ad Kankkunen. Ottimo podio per Miki Biasion che chiude in terza piazza assoluta.
Per l’ottava tappa il circus fa tappa nelle pampas della splendida Argentina, con alcune novità neòòe formazioni dei team. Lancia decide di affidare la terza Delta S4 al veloce pilota locale Jorge Recalde, mentre Peugeot sostituisce per questa gara Timo Salone con Stig Blomqvist. Parte subito molto forte Miki Biasion che conquista la leadership della gara fin dalle prime battute, costringendo KKK al primo vero errore stagionale, causa l’urto di una grossa pietra con la ruota posteriore sinistra che danneggia in maniera irreparabile la sospensione. Cesare Fiorio decide di congelare le posizioni, decisione che permette a Biasion di trionfare per la prima volta in carriera, una vittoria che al rally “made in Italy” mancava dal lontano 1979 quando nelle strade di Sanremo trionfò Tony Fassina.
A Jyväskylä in Finlandia va in scena il nono round iridato, la Lancia per questa trasferta lascia a casa Biasion, affidando la “sua” Delta S4 allo svedese Kalle Grundel che affianca così Alen e Ericsson. Mentre la Peugeot schierà la classica line-up con KKK e Salonen. La gara parte sotto il segno di Alen, che domina le prime due giornate di gare, ma nel corso della terza giornata di prove è più precisamente sulla ripetizione del crono di Rapsula, il finnico di casa Lancia danneggia in maniera seria la sua vettura, precipitando al terzo posto e dando così addio ai sogni di gloria. La vittoria va a Salonen, che precede il compagno di squadra KKK, mentre grazie a questa doppietta il team Peugeot conferma il titolo costruttori, già conquistato nel corso della passata edizione.
Inutile in termini di classica il decimo round che fa tappa in Costa D’Avorio, i team principali come Lancia e Peugeot snobbano la gara africana. Al via si presenta la Toyota con 4 Celica Twin-Cam Turbo per Björn Waldegård, Lars-Erik Torph, Ermin Weber e Robin Ulyate.Tra i principali avversari troviamo Opel Manta 400 affidata al pilota libanese Samir Assef e l’Audi Quattro A2 di Wilfried Wiedner. Il dominio Toyota si intravede fin dalle prime battute. Alla fine trionfa Björn Waldegård al suo secondo trionfo stagionale, che precede i compagni di squadra Torph e Weber.
In questo nostro racconto un capitolo particolare merita il Rally d’Italia che all’epoca si disputava tra gli asfalti liguri e le bianche strade del Centro Italia La gara Italiana è crocevia del Campionato del Mondo piloti e del Campionato Italiano. Peugeot e Lancia schierano entrambe i pezzi da 90, con Dario Cerrato ha rafforzare lo squadrone Lancia, mentre Andrea Zanussi porta in gara la terza Peugeot.. Il clima che si respirava a Sanremo era di estrema tensione, sull’asfalto ligure partono subito forte le Peugeot con Zanussi e Saby che prendono il comando delle operazioni, con Alen che recupera parte del gap nelle prove su sterrato in Toscana. Ma la prima polemica di questa gara avviene quando viene annullata per motivi di sicurezza, l’ultima prova della giornata. I distacchi tra i primi cinque sono veramente minimi, con Zanussi al comando delle operazioni. Il day2 si apre da subito con un clamoroso colpo di scena Zanussi accusa un problema ad una sospensione che lo caccia indietro in classifica, Saby con l’altra Peugeot invece viene rallentato da una foratura e Biasion si ritrova al comando della gara seguito da Kankkunen. Abbandona la contesa invece nel corso del tredicesimo crono Timo Salonen, mentre in vetta la rally si porta Kankkunen che prova ad allungare sulle tre Delta S4 di Biasion, Cerrato e Alén.
Con questa classifica si arriva alla ventiduesima prova speciale dove succede di tutto, un errore dei cronometristi suggerirebbe di annullare tutti i tempi ma il team Lancia Martini protesta. Il motivo? Beh semplice, nei 12 km di prova sia Saby che Zanussi accusano ritardi importanti. secondo la Lancia, con l’annullamento dei tempi verrebbero decisamente favoriti i piloti Peugeot. La decisione sul da farsi resta in sospeso e la seconda tappa nel cuore di Siena con Juha Kankkunen davanti a Miki Biasion e Dario Cerrato. Nel ritorno verso Sanremo, Biasion scavalca KKK portandosi in testa alla gara per soli 11” secondi.
ll clima a Sanremo è di massima tensione, al termine della gara mancano solamente 9 prove speciali, interamente da disputarsi sull’asfalto dell’entroterra ligure.
Dopo tante voci che si sono rincorse, si arriva alla decisione della cancellazione della PS 22, che scatena le ire del team Lancia, ma il vero colpo di scena che condizionerà l’esito finale del rally ma anche quello dell’intero Campionato, è la squalifica di tutte e tre le Peugeot 205 T16 rimaste in gara. Secondo i commissari tecnici le tre vetture francesi, in vista delle ultime prove speciali su asfalto, sono state equipaggiate con delle appendici aerodinamiche nel fondo scocca, denominate minigonne, con lo scopo di migliorarne le prestazioni per mezzo dell’effetto suolo, espressamente vietato dai regolamenti.
La decisione è clamorosa, Peugeot protesta, Jean Todt non si arrende e chiede che le vetture vengano sequestrate per dimostrare in galleria del vento che le appendici incriminate non hanno scopo aerodinamico ma sono solamente bandelle parasassi. Se prima c’era tensione adesso si arriva allo scontro diplomatico tra Italia e Francia, per la cronaca Cesare Fiorio decide a tavolino che deve essere Alén, in quel momento terzo, a vincere il rally per poter recuperare più punti possibili in ottica titolo mondiale, sia Cerrato che Biasion pagano una penalità di un minuto, grazie ad questo modo la classificavede Alén che sale al primo posto, Cerrato è secondo mentre Biasion chiude sul terzio gradino del podio.
Questo risultato riapre completamente il campionato, quando mancano due gare la classifica del Campionato Mondiale Piloti vede i due separati di soli due punti Kankkunen 91 e Alén 89.
La penultima tappa del Mondiale fa tappa in Gran Bretagna, nelle foreste del Galles, va in scena una delle gare più belle del Campionato. Sono ben 15 le vetture Gruppo B iscritte, con il rientro di Ford che schiera quattro RS200, mentre MG nella gara di casa si presenta con ben sei vetture, un record. La gara è tutta un susseguirsi di colpi di scena, parte subito forte Blonqvist (Ford RS200), piccoli brividi per Alen e KKK, che nonostante una perdita di carburante chiude in testa il primo giorno di gara davanti ad Alen al sorprendente Tony Bond sulla MG Metro. La seconda giornata corsa tra le mitiche prove segrete vede issarsi in vetta lo svedese Ericsson, che chiude in vetta la giornata con Alen secondo e le due Peugeot ad inseguire, i primi quattro sono racchiusi da soli 4” secondi!! Il primo clamoroso colpo di scena avviene nel corso della terza giornata con Kankkunen che capotta, rimandendo in gara ma perdendo oltre 4′ minuti dal leader della gara Timo Salonen.
Nei primi tratti cronometrati della tappa conclusiva, Alén accusa problemi al turbocompressore e vede Salonen allontanarsi verso la vittoria, mentre Kankkunen, aiutato dal compagno di team Sundström, che gli cede la posizione, e dal contemporaneo ritiro di Ericsson, tradito dal motore della sua Lancia, riesce a centrare un podio importantissimo in ottica campionato.
Sarà l’Olympus Rally in America ad assegnare il titolo. Si arriva con Alen che comanda la generale con un solo punto su KKK (104 vs 103). Oltre i due contendenti al via troviamo anche le due Toyota ufficiali di Waldegård e Torph, la Lancia Delta S4 dei fratelli Alessandrini e l’Audi Sport Quattro di Buffum. . Il duello tra i due finlandesi è da subito serrato, ma Alen è abile a sfruttare bene alcune sbavature di KKK per andare a vincere la gara, sembra fatta per il titolo 1986 ma….il 18 Dicembre 1986 il tribunale esecutivo della FISA (Federazione Internazionale dello Sport Automobilistico) decide infatti di annullare i risultati del 28° Rallye Sanremo, durante il quale le Peugeot 205 T16 E2 erano state escluse per irregolarità tecnica. Questa decisione di fatto assegna il titolo ad un giovanissimo Juha Kankkunen che ha soli 25 anni può portare a casa il suo primo titolo di Campione del Mondo Rally.
E’ l’epilogo della stagione più nera del Mondiale…. tra incidenti mortali e una marea di polemiche che hanno fatto passare in secondo piano un duello da fil…quello tra KKK e Markku Alen…