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Esclusiva con Giovanni Bernacchini :”Svezia e Finlandia le mie preferite. Stop alle gare via ad una nuova sfida!”

Bella chiacchierata con il grandissimo e storico navigatore, il quale ha parlato di passato e dei suoi nuovi progetti

In questi giorni è stato un po’ sulla bocca di tutti. La notizia dell’addio  alle corse ha scosso un po’ tutto il panorama rallystico. Noi di rallyssimo.it non abbiamo perso tempo e abbiamo subito contattato Giovanni Bernacchini per un’esclusiva intervista dove si è parlato dei suoi inizi di carriera, dei suoi innumerevoli trionfi, dei suoi nuovi progetti una volta appeso il quaderno al chiodo e di tanto altro….

Ecco a voi questa splendida intervista:

Quasi scontato chiederti come sia nata la tua passione per i rally, soprattutto per il sedile di dx, considerato che tuo papà Arnaldo era un noto naviga negli anni ‘60 e ‘70, raccontaci come hai iniziato.

Ovviamente la mia passione nasce in famiglia, probabilmente è una questione di DNA, mio padre era un navigatore professionista degli anni ‘70, finisce la sua carriera nel ‘82. Quindi fin da piccolo io ho vissuto “pane e rally” essendo il lavoro di mio padre si basava tutto su quello. Da lì è nata la mia passione, l’ho seguito in qualche gara (anche in Kenya, l’Acropoli, in giro per il mondo) per me quindi era una cosa naturale iniziare a fare il navigatore mentre mio papà era contrario e avrebbe preferito che io andassi all’università, in verità l’ho iniziata ma poi ho smesso quando ho iniziato a correre. Tutto nasce quasi per caso quando ad un Rally di Montecarlo ho fatto da ricognitore assieme a mio padre per le Fiat 500, quando un pilota trofeista, Walter Ussai, mi chiese se ero disponibile per correre, la mia risposta fu affermativa e l’anno successivo abbiamo iniziato col Trofeo 500, così è nata la mia carriera.

Come valuti il percorso di crescita di T. Molinaro e S. Tempestini? 

Con Simone ho corso gli ultimi due anni 2016/17 vincendo i Campionati WRC 3 e Junior. Se consideri che all’età di 23 anni vanta un bel baglio di esperienze con parecchie partenze nel WRC. È un pilota molto veloce e preciso ed essendo così giovane ha la possibilità di avere un ottimo futuro. Con Tamara in verità ho fatto solo tre gare lo scorso anno, però devo dire che sono rimasto sorpreso che così giovane, cosi determinata sicuramente anche lei se dovesse continuare questa esperienza potrà fare solo che bene ed avere un pilota donna nel nostro ambiente non può che far bene.

Che ne pensi dei rally italiani attuali dove prevale l’asfalto? Metteresti un 50 di terra e un 50 di asfalto?

Indubbiamente da sempre sappiamo che il CIR è un campionato decisamente impegnativo con delle prove particolari e bellissime, sappiamo che in giro per il mondo noi siamo conosciuti come asfaltisti. Indubbiamente al momento nel cir c‘è questo deficit di gare su terra che un po’ penalizzano perché sappiamo nel mondiale invece è completamente l’opposto, i piloti italiani vanno a pagare questo gap, indubbiamente diventano esperti su asfalto ma penalizzati su terra

Come valuti e quali sono le principali differenze tra le gare europee e quelle del campionato medio orientale?

Non si possono paragone le gare europee e quelle mediorientali, perché proprio quest’ultime fanno parte di una nicchia completamente diverse, sono gare su terra, su ampi spazi come il deserto, (quindi molte gare come Dubai, Qatar) dove non ci sono strade, si seguono solo delle tracce, dove ci sono pochissimi punti di riferimento, grandissimi rettilinei arrivando a velocità impressionanti quindi è una tipologia di gare e di rally completamente diverse dai rally normali che conosciamo in Europa quindi una difficoltà estrema e in certi punti possiamo paragonale alla Dakar. Indubbiamente fare questa tipologia di gare ti da delle emozioni straordinarie e particolari, praticamente vai a vista seguendo prevalentemente il classico radar (per chi vuole ci sono anche dei GPS che io personalmente non uso) ovviamente c’è la possibilità di perdersi. Consiglierei a tutti di fare almeno una volta un’esperienza nel deserto.

Cosa ne pensi del ritorno di Nasser nel mondiale con una Toyota Yaris?

Se davvero Nasser dovesse tornare in Toyota sarebbe una gran bella cosa per il panorama rallistico, tornerebbe un personaggio, un campione (che ha vinto parecchi campionati mediorientali e due Dakar) che porterebbe una bella immagine di questo sport. Indubbiamente se pensiamo che son cinque anni che non corre più nel mondiale adesso con queste nuove WRC Plus andrebbe a pagare un handicap per questa mancanza soprattutto se consideriamo che al giorno d’oggi corrono nel mondiale questi giovani “assatanati”, probabilmente farebbe fatica ma sarebbe un bellissimo rientro.

Che consigli daresti ai giovani di oggi che vogliono iniziare l’avventura di navigatori?

A livello generale di credere in sé stessi e in quello che si fa, mantenendo comunque la giusta umiltà. Essere delle “spugne” e cercare di apprendere da tutti, non si finisce mai di imparare. Non vergognarsi e chiedere consigli se necessario.

La gara più bella ed emozionante che più ti è rimasta impressa?

Non lo so (ride), tutte le gare che ho fatto mi hanno dato qualcosa con dei bellissimi ricordi, chi più chi meno, ma non ho una gara in particolare, quelle mondiali sono le più impegnative di conseguenza mi hanno lasciato dei ricordi migliori. Senza ombra di dubbio le mie gare preferite sono Svezia e Finlandia, considerando i podi mondiali, unici ed emozionanti, ma tutte le esperienze mi hanno lasciato un segno.

Domanda più attesa dai nostri lettori e tuoi fans. Perché hai deciso di mettere da parte il quaderno delle note dopo ben 23 anni di carriera?

Dopo ottimi 23 anni di carriera, con grandissimi risultati e soddisfazioni, sono arrivato a chiedermi “cosa fare da grande?”, cominciando a diventare “anziano” e non sempre a star più sul pezzo, pensando al futuro e al da farsi, in questo momento ho avuto un’ottima proposta da parte di Abarth per lavorare con loro come Racing Manager (…) ed effettivamente mi sono chiesto se continuare a correre o cogliere questa occasione. Ho optato per questa scelta, molto difficile, ponderata ma voglio iniziare questa nuova avventura che si mi fa appendere il “casco” al chiodo ma allo stesso tempo mi fa rimanere nel Motorsport che è la cosa principale, aprendomi probabilmente a nuove possibilità future, ripeto scelta difficile ma che mi farà vivere una nuova vita.

Nel 2003 hai iniziato a navigare Mirco Baldacci con cui hai partecipato sia allo Junior WRC, sia al Production WRC, che ricordi hai?

Ho iniziato con Mirco dopo il biennio passato con Dalla Villa, partendo dallo Junior, il primo anno con una Fiat privata dell’ Hi-tech il secondo ufficiali Suzuki ed il terzo ufficiali ma Fiat e poi partecipando a non tutte le gare del Production, instaurando un ottimo rapporto con Baldacci che ritengo sia stato davvero un peccato che non abbia continuato, secondo me aveva un ottimo talento, pilota molto veloce. Un ricordo di questi tre anni veramente belli.

Dopo ben tre stagioni con il pilota sammarinese ti abbiamo visto con il mitico Gigi Galli, ottenendo ottimi risultati, vuoi raccontarceli?

Dopo Mirco son passato con Gigi, inizialmente la sfortuna è stata che dovevamo correre con Mitsubishi WRC, in casa ufficiale ma dopo neanche una settimana che avevamo preso l’accordo la Mitsubishi ha deciso di chiudere tutto lasciandoci a piedi, anche se dopo abbiamo fatto due gare con una specie di team Mitsu e uno italiano. Ma detto ciò con Galli son state stagioni davvero belle, poco dopo siamo passati alla Peugeot privata facendo quasi tutto il mondiale, ottenendo il primo podio mondiale in Argentina (uno dei più belli in assoluto) ed è tra le mie gare preferite. Il secondo anno un po’ più sofferto, iniziando con la Citroën di PH ma per varie vicissitudini abbiamo dovuto interrompere il programma anzitempo. Per poi arrivare all’ultima stagione ufficiali Ford M-Sport  con la Focus del team Stobart (satellite) dove abbiamo ottenuto ottimi risultati tra cui il terzo gradino del podio in Svezia, sfiorato con un quarto posto l’anno precedente. Purtroppo non è finita nei migliori dei modi perché nel Rally di Germania abbiamo avuto un incidente da cui Gigi ne uscì con una gamba rotta e da lì ha smesso il programma di quell’anno, in pratica ha smesso di correre in assoluto. È stato un peccato perché obiettivamente Galli come pilota era un talento puro, probabilmente senza quell’incidente avrebbe continuato a correre nel mondiale poteva dire la sua nel WRC. È stato qualcosa di incredibile correre in team ufficiali accanto ad un pilota del genere.

Dal 2009 al 2014 sei stato a fianco a Nasser Al-Attiyah, facci un flashback di queste stagioni passate assieme.

Con lui ho passato sei anni pieni, è stato il pilota con cui ho corso di più a livello continuativo, abbiamo vinto tutto quello che potevamo e anche qui dei bellissimi ricordi. Aggiudicandoci quattro Campionati Medio-Orientali FIA, un mondiale WRC2. Abbiamo fatto due anni come ufficiali nel mondiale, nel 2012 con Citroën e nel 2013 con la Ford. Gran personaggio dandomi la possibilità di correre con lui appunto in Medioriente, in queste gare nel deserto dove lui è un campione in questi terreni ma anche nelle gare “normali” ed è stata una gioia incredibile, davvero in gamba, togliendoci delle soddisfazioni immense (quarti e quinti posti assoluti nel WRC).

Vuoi aggiungere altro?

Mai vantarsi, come dicevo, ma la mia “chicca” che ho piacere di sottolineare, mi preme e mi piace ricordare di più è di aver fatto le 132 gare mondiali (la 100esima era l’Acropoli del 2013) essendo l’unico italiano tra piloti e navigatori, nella storia dei rally, a detenere questo piccolo record personale.

Grazie Giovanni per averci dedicato parte del tuo tempo.

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1 Commento

  • Edoardo Spadoni
    Posted 3 Marzo 2018 1:48 0Likes

    Essendo di Miazzina(vb) ho conosciuto mamma e papà Arnaldo(avevano una casetta)e l’ho visto nelle estati del 1969/70 che era bambino .lho sempre ammirato come ho fatto con suo padre quando navigava Pinto al monte…..grandi figlio d’arte un salutone

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