Fino a prova contraria…
Un punto di vista sulla "strana" aria che tira attorno alla conferma di Andreucci nel CIR
Partiamo da ieri. Trapelano sempre più rumours relativi alla conferma che Andreucci e Andreussi difenderanno il loro titolo nel campionato italiano rally e decido che è il caso di uscire, anche se resta da attendere il comunicato ufficiale e un minimo di condizionale è d’obbligo. Esco con questo articolo convinto che si tratti di una notizia importante dopo il lungo inverno di attesa ma , senza aspettarmi particolari spunti.
Mi sbagliavo e pure di grosso.
Il post raccoglie fin da subito moltissimo interesse e genera sui social network reazioni via via sempre più scomposte. Si parte da chi saluta con piacere la conferma, si prosegue con chi lamenta la “banalità” della notizia, si continua con chi avrebbe voluto vedere il pluricampione toscano farsi da parte o in palcoscenici internazionali e si finisce in una boutade di discorsi sempre più intrecciati. Leggo e rileggo i vari appunti degli appassionati e cerco di capire. Alla fine i discorsi sono sempre quelli e si finisce nel classico cliché che il vincitore che vince troppo finisce per diventare fastidioso.
Niente di strano rispetto agli ultimi anni ma ci sono due aspetti che non riesco veramente a comprendere e che voglio provare a capire insieme a voi che mi state leggendo.
Qual è la “colpa” di Paolo?
Non imporre abbastanza il desiderio di gare internazionali davanti ad una casa costruttrice con cui ha costruito buona parte dei suoi successi? Essere ancora competitivo a dispetto degli anni che passano? Voler essere ancora protagonista in un mondo dove ha scritto comunque pagine importanti? Adeguarsi alle decisioni di chi “paga”? Esserci ancora? Dai commenti non vedo mai una visione d’insieme, una critica che punti ad essere costruttiva e spunto di riflessione. La colpa sembra essere di Paolo, punto e basta.
Dal mio punto di vista dietro ad un progetto come una stagione di rally ci sono tanti fattori che concorrono ed è limitato e limitante vederla solo dal punto di vista del pilota. Il pilota può tentare di dire la sua ma ha bisogno di una macchina, di gomme, di meccanici, di sponsor, di comunicazione, di sostegno e di molto molto altro. Tutte cose che devono convergere e spingere nella stessa direzione e la storia dei rally ce ne ha raccontati di progetti ambiziosi naufragati per mancanza di dettagli.
Non va all’estero perché sa che le prenderebbe
Può stare simpatico o antipatico, può piacere o non piacere ma come si fa a discutere Paolo Andreucci pilota? Anche se avrebbe potuto farlo molto di più, Andreucci il suo piede destro aldifuori dai campionati nazionali l’ha portato e ci sono numeri che non possono essere mica trattati come se fossero nulla. Della Sardegna 2015 da ottavo assoluto e secondo di WRC2 per i secondi persi a chiudere un portellone c’è ancora in aria la polvere, della vittoria di speciale al Rally d’Italia 1997 sulla SS3 Baiardo 1 c’è ancora il cigolio delle gomme. E poi ci sono le 2 vittorie e 3 podi nell’IRC, le 10 vittorie e i 33 podi nell’ERC e tutta un’altra serie di buoni risultati che raccontano un pilota che quando ha potuto esserci c’è stato con cognizione di causa.
E allora perché sta convizione che le prenderebbe? In base a quale motivazione dovrebbe aver paura di presentarsi allo start di un WRC2 o di un ERC che presentano piloti di altissimo livello ma che comunque hanno ottenuto in carriera molto meno di lui? Chiaramente dovrebbe battagliare col coltello tra i denti e sfruttare al massimo tutta l’esperienza di anni e anni al volante ma da qui a dire che non avrebbe chances sicuramente ce ne passa.
So già che la risposta alle mie domande non c’è e che l’aria probabilmente resterà quella di ieri ma c’ho voluto provare. L’ho fatto perché alla fine che Paolo ci sia o non ci sia la differenza la fa eccome e se ripenso ad alcuni passaggi che ho visto anche di recente, faccio fatica a pensare che questa non sia una buona cosa per chi andrà a vedere le gare di quest’anno.
Paolo c’è stato, c’è e ci sarà ancora. Fino a prova contraria.
4 Comments
nawaremus
Da appassionato di rally trovo fastidiosi certi commenti nei riguardi di un pilota dal talento e dal palmares indiscusso come Paolo Andreucci e, allineandomi a quanto detto nell’articolo, non riesco a comprendere come non sia possibile essere felici di veder per un altro anno sfrecciare sulle nostre speciali uno con un tale manico.
In questi anni ha dimostrato quasi sempre di essere il più forte, nonostante l’età che avanza e un mezzo che non è al top della propria categoria. Per di più credo che per i piloti più giovani quali Testa, Pollara e Crugnola , e giovani un po’ più esperti come Campedelli sia un grande stimolo trovarsi a competere con un signore di 53 anni che per ben 10 volte è risultato vincitore assoluto!!
PS Negli sport motoristici si applaude ogni pilota, in particolare i più veloci, le rivalità da quartiere lasciamole ad altri!!
Davide
Ragazzi ma come si fa a mettere in dubbio un pilota che ha dimostrato di avere piede, cervello e stimoli (indispensabili dopo tanti anni) e che ha vinto 10 (!) volte il titolo nazionale? Grande Paolo, campione dentro e fuori l’abitacolo…..
Mario Mattei
Sono pienamente d accordo.
Senza Paolo e Anna il Cir perderebbe l essenza di chi come loro hanno scritto pagine importantissime del rallysmo italiano e sono straconvinto che pure oltre confine avrebbero potuto battagliare ai piani alti e lo dico in base ai risultati ottenuti e opportunamente elencati nell’ articolo.
Nn dimentichiamo il famoso rally del Portogallo quando con una Lancia Totip gruppo N Paolo riusciva a far mangiare la polvere a molti big del mondiale.
Mac
Secondo me Paolo è un pilota indiscutibile. L unico mio rammarico è non vederlo nell erc con un programma di livello, perché bastonerebbe tutti e porterebbe l Italia in alto, visto che fiat o lancia se ne fregano.
Forza Paolo e Anna