Tanta passione e un titolo nazionale appena conquistato, Massimo Iguera: “Il segreto è avere voglia di imparare”
Una passione per i rally che brucia dentro fin da bambino, con il sogno di indossare un giorno il casco e diventare protagonista. Da appostarsi a bordo strada a sedersi su un sedile con in mano un quaderno il passo è davvero breve per Massimo Iguera, navigatore neo campione italiano Wrc nel Trofeo Suzuki. Una carriera iniziata appena compiuti i diciott’anni e che ha ancora molto da affrire a questo ragazzo astigiano.
Massimo, come ti sei avvicinato al mondo dei rally?
I rally sono da sempre una passione di famiglia. Fin da bambino i miei genitori hanno fatto di tutto per avvicinarmi a questo mondo portandomi a vedere una gara quasi tutti i weekend. Poi, una volta presa la patente, ho deciso di viaggiare con le mie gambe, entrando sempre più a contatto con i motori.
Cos’hai provato al debutto e qual è l’immagine più nitida che oggi hai di quei momenti?
E’ stata un’emozione unica e indescrivibile. Stavo realizzando si il mio sogno, ma anche quello di mio padre. Per una volta finalmente stavo abbandonando il ciglio della strada per divenire uno dei protagonisti. Ho esordito nel 2013 nella gara di casa, il rally del Tartufo, a fianco di Marco Di Corso e l’adrenalina era davvero ingestibile come potete pensare. L’immagine più nitida invece che mi passa oggi per la mente di quel giorno è la nostra Panda Kit che sale sul palco d’arrivo e, girando lo sguardo, vedo mio padre che ci applaude visibilmente commosso. E’ un momento che non mi dimenticherò mai.
Raccontaci la tua esperienza nel CiWrc appena conclusa al rally di Como
Da qualche mese stavo pensando di volere fare qualche gara fuori dalla mia regione, il Piemonte. Appena ricevuta la chiamata di Corrado Peloso per correre il Trofeo Suzuki all’interno del Ciwrc non ci ho pensato due volte ad accettare, per capire anche a quale livello era il mio processo di maturazione. E’ stato un campionato bellissimo anche se impegnativo, grazie al quale sono cresciuto molto sotto parecchi punti di vista. Al contrario dei rally minori che si preparano in molto tempo, qui bisogna fare tutto in una settimana ed è impossibile sbagliare un piano di ricognizione o il setup della macchina perchè il margine di errore è poco più che nullo. Nel complesso è stata dunque un’esperienza molto positiva.
Come ci si sente dopo aver raggiunto questo titolo così ambito?
E’ più o meno come vincere la classe in un qualsiasi rally. Conta il percorso intrapreso, ove dietro vi è una grande preparazione e molti sacrifici e, a volte, qualche fallimento che aiuta a maturare e a darti la spinta per continuare. E’ però indubbiamente una bella soddisfazione.
Hai preso parte anche a tre rally storici, i quali in Italia godono di poco spazio mediatico. La tua opinione?
Credo sia un mondo molto sottovalutato. Nei rally storici nasce la vera professione del navigatore, il quale deve gestire alla perfezione i tempi e organizzare al meglio le assistenze volanti, al contrario di un rally moderno dove tutto è imposto dalla tabella dei tempi stilata dagli organizzatori. Sono state tre occasioni per maturare e imparare qualcosa di nuovo. Molto probabilmente sarò al via dell’imminente Fettunta e sono estremamente curioso di vedere le prove speciali.
Al recente rally di Alba hai avuto la fortuna di gareggiare su una vettura di classe R5. Che sensazioni ti ha dato?
Anche allora è stata una bellissima esperienza ma non cambiava molto dalle altre vetture, i navigatori bravi devono sapersi adattare a qualunque tipologia e l’importante comunque è correre, a prescindere dalla classe. La macchina però era molto bella, la Ds3 R5 della D-Max con un passato nel Wrc2. E’ stato interessante provare una quattro ruote motrice e capire tutta l’accelerazione esplosiva di una vettura del genere.
Tante presenze sul sedile di destra, ma anche un’apparizione come pilota al Rally del Piemonte 2016. Ti ripeterai?
In realtà il debutto è stato al rally di Alba 2015 in cui mi ritirai quasi subito dopo aver combinato un pasticcio e aver perso l’intera franchigia (ride, ndr). Decisi allora di riprovarci a Dogliani lo scorso anno con la Panda Kit della Effemme Autosport e kilometro dopo kilometro tutte le mie piccole paura e indecisioni sono state sconfitte, divertendomi parecchio e finendo quinto di classe. Mi piacerebbe ripetere un’esperienza del genere ma oggi il mio obiettivo primario è continuare a crescere come navigatore.
Quale gara ti ha lasciato il segno? Proverai in futuro anche la terra?
E’ stato bellissimo partecipare nel 2016 al Sanremo Storico (valido per il campionato europeo, ndr) perchè finalmente ho potuto calcare prove leggendarie in cui sono passati i migliori della storia del rallysmo mondiale. Per quanto riguarda la terra, mi piacerebbe un sacco poterla provare perchè i rally sono su terra, anche se l’asfalto ha il suo grande fascino.
Sogno nel cassetto?
Poter arrivare un giorno nel campionato del mondo. Non per forza su una Wrc, ma parteciparvi dev’essere qualcosa di estremamente sensazionale.