Chi sbaglia, paga!
Finisce in archivio un altro appuntamento del campionato italiano rally con il solito leitmotiv: Paolo Andreucci vince la gara dominandola. Un motivetto costante ormai da anni e figlio di uno “schema” quasi precostituito che vede il pilota garfagnino mettere tutti in riga.
Sì perchĂ©, aldilĂ di tutto quello che viene detto e/o pensato su presunti test o favoritismi vari, ogni vittoria di Andreucci nasce su un particolare aspetto che risulta sempre piĂą determinante nell’attuale configurazione delle gare nel CIR: Paolo non sbaglia. O meglio, Paolo sbaglia pochissimo e praticamente mai quando non bisogna farlo.
Il suo ultimo vero errore risale al Rally di San Marino 2016, esattamente un anno fa, mentre ai vari Scandola e Campedelli che oggi gli contendono il titolo, è capitato piĂą spesso di sbagliare e compromettere le gare. In particolar modo l‘alfiere di Skoda pare soffrire questo tipo di gare che costringono i piloti ad un passo indiavolato fin da subito senza possibilitĂ di rimediare alla minima imperfezione.
Anche in una gara complicata come quella salentina Paolo e Anna hanno saputo trovare meglio di altri il giusto limite tra le tortuose e sconnesse speciali, costringendo gli avversari a forzare molto fino a compiere errori piĂą o meno gravi che sono risultati determinanti ai fini della classifica finale. Quindi non una questione tanto di velocitĂ (che è stata comunque importantissima, soprattutto nel primo giorno di gara) ma di forza mentale e capacitĂ di giocare la gara soprattutto sui nervi degli avversari, approfittando di tutta l’esperienza di tanti anni di corse.
Basti pensare che Andreucci ad oggi conta 311 partenze ad un rally con 56 ritiri totali (quindi non necessariamente per errori suoi ma anche per problemi tecnici). Una percentuale del 18.0% che la dice lunga su quale sia la capacità di mantenere i nervi saldi del pilota toscano.
Ed è proprio questa oggi la grossa differenza che lascia pensare che Paolo abbia qualcosa in più nella corsa al campionato. Più del supporto ufficiale, più di qualunque altra cosa.
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